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Discussione: La scuola italiana ha un problema.

          

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  1. #1
    Administrator L'avatar di DarkCoffee
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    Purtroppo è evidente in tutti i campi, a par mio.
    Io non insegno, mi sarebbe molto piaciuto farlo, ma è andata così. Metto, comunque, in atto altre forme di formazione, soprattutto per i neo laureti che entrano in azienda. L'azienda in cui lavoro è specializzata nell'IT ed ha standard limitanti, come ad esempio la facoltà di provenienza (gruppo STEM) e un voto che deve superare una certa soglia. Si potrebbe aprire un discorso su cio', ma non è il momento giusto per farlo. Tornando alla formazione dei nuovi ingressi, è evidente la differenza di preparazione, ma soprattutto di approccio, di un neolaureato di oggi rispetto ad uno di dieci anni fà o anche cinque anni fà. L'università sta specializzando gli studenti su argomenti ben precisi creando un'elitè che però non combacia a pieno con il mondo lavorativo. Gli studenti si laureano entusiasti per poi riscoprirsi in un modo diverso e nasce l'insoddisfazione.
    Ovviamente, c'è sempre l'eccezione.
    Sembra che ci siano compartimenti stagni dalle scuole elementari fino all'università. Ogni compartimento fa il suo e quello successivo pretende dal precedente.
    Rupert, tu parli di insoddisfazione dei docenti, secondo me c'è molto altro e l'insoddisfazione è solo la punta dell'iceberg.
    Forse, siamo arrivati a questo livello perchè manca la PASSIONE.
    The creatures outside looked from pig to man, and from man to pig, and from pig to man again: but already it was impossible to say which was which.

  2. Thanks Rupert thanked for this post
  3. #2
    Moderator L'avatar di Rupert
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    Quote Originariamente inviato da DarkCoffee Visualizza il messaggio
    Forse, siamo arrivati a questo livello perché manca la PASSIONE.
    La passione è chiaramente importante. Ma se viene a mancare è necessario chiedersi perché questo avvenga.
    La professione di insegnante (per qualunque ordine scolastico) è sempre più esigente, soprattutto sul piano relazionale e umano. Un docente deve essere anche assistente sociale, infermiere, psicoterapeuta, consulente famigliare, poliziotto, garante delle istituzioni... e a volte anche competente nella materia che insegna.
    A fronte di tutto questo è spesso abbandonato a sé stesso e bersagliato dalle famiglie che pretendono risultati senza per questo essere disposte a collaborare realmente alla correttezza comportamentale dei preziosi virgulti, che sono sempre incredibilmente geniali, infinitamente sensibili ed esizialmente incompresi dai pervicaci insegnanti. Chiaramente enfatizzo un po' la descrizione della situazione. Ma non sono così lontano dalla realtà e credo che chiunque possa percepire le dinamiche sociali in atto su scala mondiale e non solo locale.
    Oltre a questo l'insicurezza genitoriale è generalmente molto rassicurata per mezzo di una valanga di diagnosi che obbligano la scuola (in qualunque Paese dell'Europa e del mondo economicamente avanzati). Sono tutti dislessici, disgrafici, disortografici, discalculici, disprassici... Pare che i disturbi specifici dell'apprendimento siano più contagiosi del Covid. E naturalmente il luogo comune secondo cui Einstein fosse dislessico, per cui tutti i dislessici sono per forza dei geni incompresi, e fortissimamente radicato ed è estremamente confortante per i genitori ansiosi che hanno un argomento invincibile (nella loro convinzione) per rigettare la colpa di qualsisasi insuccesso scolastico sull'incompetenza degli insegnanti e l'inadeguatezza del sistema scolastico.

    Quello appena descritto è un trend generale, che si manifesta fortissimo ovunque, non solo in Italia o in Svizzera. Il vero problema à che in tutto questo groviglio d pressioni è difficile rimanere appassionati se l'istituzione non appoggia chi in essa opera. Retribuzioni scarse, precarietà eretta a sistema, scarsa considerazione esterna nei confronti della professione, da sempre denigrata come quella dei nullafacenti incompetenti vacanzieri per antonomasia.
    Il risultato è che la professione perde prestigio e attrattività. In Svizzera, in particolare in alcuni cantoni di lingua tedesca, ma non solo, è diventato difficile trovare insegnanti, malgrado le retribuzioni siano più che dignitose e in alcuni casi addirittura ragguardevoli.

    Credo che una porzione consistente del problema risieda proprio nella considerazione della professione, nelle condizioni di lavoro e nella retribuzione.
    Forse è ingeneroso da parte mia, ma ritengo che essere insegnante in Italia attualmente richieda qualità eroiche. Semplicemente non ci si può aspettare che il destino della formazione dei giovani di un intero Paese sia lasciato alla volontà eroiche di pochi devoti della causa docente. A fronte di qualche insegnante genuinamente mosso da grande abnegazione e spirito eroico, probabilmente anche denigrato e visto come un pericolo dai colleghi, gli altri, la stragrande maggioranza di tutti i docenti, cercheranno d'arrangiarsi e di sopravvivere al meglio. Con buona pace della qualità dell'insegnamento.
    non si può basare un sistema educativo nazionale sull'eroismo e sull'abnegazione degli insegnanti, come analogamente (ma succede evidentemente anche questo) non si può basare un sistema sanitario sull'eroismo e sull'abnegazione dei medici, degli infermieri e degli operatori sanitari.

    Se si vogliono istituzioni di qualità bisogna investire. Non bastano proclami e roboanti affermazioni di principio.

    Purtroppo investire sulla scuola non è politicamente redditizio. In termini di elettorato è più pagante promettere sgravi fiscali, che progettare investimenti necessariamente miliardari per costruire, ammodernare e risanare scuole o per retribuire quei "fannulloni" di insegnanti.
    Evidentemente l'ignoranza diffusa genera più sessappiglio rispetto alle spese per la formazione delle nuove generazioni.

    La realtà è che in una società ipertecnologizzata e complessa, come le nostre, gli unici investimenti veramente redditizi sono quelli nella formazione. non mi sembra però che nel dibattito politico attuale (o recente, o meno recente) in Italia, questo sia un tema veramente ritenuto importante.

    Io mi limito a constatare con sconforto che la formazione dei ragazzi di scuola media in Italia ne sta soffrendo. Parecchio.
    Certo c'è stata la pandemia, ci sono stati anni sciaguratamente lunghi di DAD, con effetti puntualmente devastanti sulla preparazione scolastica. ma la tendenza è precedente ed è solo stata esasperata dalle circostante, evidenziando quella che secondo me ora si configura come una vera e propria emergenza in uno dei campi che ha sempre costituito un punto di forza della Repubblica Italiana e che oggi mi sembra si configuri come un terribile tallone d'Achille.
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

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