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Rupert sono d'accordo che dovremmo avere questo spirito anche per le scoperte scientifiche o per le produzioni artistiche geniali ed altro ancora. Anzi, ne dovremmo essere ancora più esaltati.
Beh... Risulta evidente a chiunque che il trasporto emotivo di una scoperta scientifica di cui probabilmente non si è in grado di capire l'entità, né di sospettare le possibili ricadute pratiche sia decisamente più ridotto del trasporto emotivo derivante dalla tenzone agonistica di un manipolo di aitanti, giovani, prestanti... La mia era pura retorica. ANche se un po' più di rilevanza (e di finanziamenti) per la ricerca scientifica, per l'arte e per la cultura non guasterebbe affatto. magari bisognerebbe trovare il modo di caricare meglio l'aspetto emotivo di queste attività... Forse...

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Però ti parla anche una che diventa orgogliosa quando l'Italia viene rappresentata da atleti che fanno la differenza (sono la prima a tifare per la Pellegrini in vasca! Grandissima Pellegrini!). [...] Dai gironi degli Europei o i Mondiali alle eventuali finali, comunque, mi trovo ad urlare dietro un giocatore ed esultare o disperare. Perché? Perché secondo me è l'unione ed il sentirsi parte di una comunità che mi spinge a questo. Alla fine l'ho fatto anche per i Maneskin all'Eurovision
Legittimo. Naturale.

Ancorché.
Ancorché in generale dovrebbero esserci dei limiti che il buon senso non sembra riuscire ad imporre. Forse perché il buon senso è merce polto più rara di quanto si pensi e il senso comune raramente è bono.

Venerdì sera in un quarto di finale giocava la squadra nazionale svizzera e in un altro quarto quella italiana. Ero rassegnato. Comunque fosse andata non si poteva sperare di dormire.
La scorsa settimana ho parlato del trasporto giubilatorio per la nostra nazionale, che già ho trovato irritante nei suoi eccessi. Venerdì la Svizzera ha perso e quindi non c'è stato giubilo... fino a quando non ha vinto la nazionale italiana. Allora le strade si sono popolate di automobili strombazzanti.
Fino a qui, a parte un po' di orgoglio nazionale con qualche leggera tumefazione, tutto normale tutto regolare. Senonché il giubilo italico a tratti si è trasformaro in sfottò e poi in dileggio e poi in aperto sfoggio di insulti rivolti a chi, come mia nipote e il suo fidanzato, rientravano a casa addobbati con i colori rosso crociati. La ragazza mia detto di aver anche avuto paura a tratti e ha ritenuto di dover nascondere la bandiera elvetica per non irritare i facinorosi.

Ora. Il giubilo e il festeggiamento per lustrare l'orgoglio nazionale è legittomo. Ricordo comunque che in altri paesi che passano per democratici manifestazioni del genere non sarebbero tollerate, penso ad alcuni stati USA, piuttosto che alcune nazioni europee ben note per la loro apertura nei confronti di stranieri ed originali. Ma il limite del rispetto verso le persone non dovrebbe mai essere superato e il senso di superiorità conferito da una vittoria agonistica non dovrebbe essere addotto a scusa per sfogare frustrazioni profonde d'altro genere e d'altra origine,
I ragionamenti sociologici e psicologici potrebbero esere tanto lunghi e complessi da riampire agevolmente qualche tomo specialistico sul tema.
Resta il fatto che un goal in più o in meno in una tenzone sportiva costituisca una base piuttosto tenue ed effimera su cui basare l'orgoglio di un popolo, per non parlare di una pretesa superiorità o inferiorità di qualsivoglia tipo essa sia.



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A parte ciò, sono del parere che lo sport è anch'essa una forma d'arte.
Hai perfettamente ragione. Su questo non c'è discussione!


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