So di essere il solito rompipalle ma tendo a digerire piuttosto male questo uso addomesticato e deformato della storia. Mi permetto di sollevare qualche obiezione.


  • Quella portata da Varo con i mezzi impiegati da Varo è la "civiltà"? Non credo che a chiunque piacerebbe essere "civilizzato" in quel modo
  • Chi è "noi" e chi è "loro"? Nel 9 d. C. la spaccatura tra Impero romano (il presunto "noi" e il territorio presidiato dalle tribù germaniche non federate (il presunto "loro") non corrisponde affatto alle nostre percezioni di contrapposizione colturale tra nord e sud (se poi di fatto esiste).
  • Attenzione alla retorica. La "luce dela civiltà" giustifica invasione, massacri di civili e schiavizzazione di chi descriviamo come "popolo veramente barbaro? Ovvero: se se barbaro posso farti schiavo e sacrificarti per la civiltà. E tu, schiavo, devi essere felice di morire di stenti per la mia civiltà? Non so perché, ma credo che vista dalla parte dei Cherusci quella prospettiva di "civiltà" non avese poi tanto fascino.
  • Ancora attenzione alla retorica. La memoria dell'identificazione forzata tra la grandezza dell'impero romano e dei suoi fasti militari con la grandezza del popolo italiano e del suo destino di grandezza non ha portato grande splendore all'Italia, anzi è finiza piuttosto maluccio.
  • Un nota bene su Tacito. La tesi di Tacito è che la vera decadenza e la vera "barbarie" sia quella dell'impero, che avrebbe, secondo lui, perso rettitudine morale e capacità di sacrificio, cosa che, sempre secondo Tacito, i popoli germanici, nella loro rude semplicità avrebbero mantenuto e per questo risultano temibili e rispettabili in quanto minaccia per il limes. Da non dimenticare il fatto che Tacito scriva nel secolo successivo ai fatti di Teuteburgo.