Quote Originariamente inviato da kaipirissima Visualizza il messaggio
Sapete a me l'idea del viaggio mette un po' paura. Non il viaggio vacanza, ma il viaggio puro, quello,che ti mette dentro l'ignoto, ti costringe a essere presente a te stesso sempre, ti scaraventa in mezzo agli altri, senza sapere chi nè come. Il viaggio mi fa paura perchè so che mi cambierà per sempre.
Ma la sicurezza dell'immobilità può anche farsi prigione. Il dilemma tra immobilità e nomadismo, tra prigionia e dispersione è affrontato da Du Bellay in un bellissimo sonetto.



Je hay plus que la mort un jeune casanier,
Qui ne sort jamais hors, sinon aux jours de feste,
Et craignant plus le jour qu’une sauvage beste,
Se fait en sa maison luy mesmes prisonnier.

Mais je ne puis aymer un vieillard voyager,
Qui court deça dela, et jamais ne s’arreste
Ains des pieds moins léger que léger de la teste,
Ne séjourne jamais non plus qu’un messager.

L’un sans se travailler en seureté demeure,
L’autre, qui n’a repos jusques à tant qu’il meure,
Traverse nuit et jour mille lieux dangereux :

L’un passe riche et sot heureusement sa vie,
L’autre, plus souffreteux qu’un pauvre qui mendie,
S’acquiert en voyageant un sçavoir malheureux.

J. Du BELLAY, (1522-1560), Les Regrets, Éd. de Cluny.





Odio più della morte un giovane appartato,
che mai non esce fuori, tranne i giorni di festa,
e temendo la luce più che feroce bestia,
da solo in casa sua se stesso ha imprigionato.


Però non posso amare un vecchio viaggiatore,
che corre qua e là, e che giammai non resta,
meno lieve di piedi, che leggero di testa,
e non si ferma mai tal quale un messaggero.

L’uno in sicurezza senza rischio dimora,
l’altro, che non riposa fintanto che non muoia,
notte e giorno traversa pericolosi siti:

l’uno, ricco e insipiente passa bene la vita,
l’altro, più sofferente d’un povero mendico,
si procura viaggiando un sapere infelice.


Traduzione di Paola Magi,
I rimpianti, Edizioni Archivio Dedalus, Milano, 2014.