Le mie manie da lettore compulsivo. Capo secondo: manie tassonomiche

Molte sono le possibili chiavi dicotomiche di classificazione del mio mondo bibliomaniaco.
  • Violabilità. Divido i libri in due categorie: quelli in cui è sacrilego lasciare tracce scritturali o d'altra natura e quelli nei quali è lacito, o addirittura necessario scrivere, sottolineare, cassare, glossare, emarginare, compendiare, interpolare, annotare... Insomma la seconda categoria comprende i manuali, i conmpendi, le opere di consultazione, i supporti tecnici, strumenti utiilitari, tesi-scritte-da-cani-che -non-avresti-mai-e-poi-mai-voluto-leggere-ma-non ti-sei-sentito-di-rifiutare-una-gentilezza (e nessuna buona azione resta mai impunita)... insomma materiale di scrittura autorigenerante. Inutile dilungarmi sulla prima categoria. Quelli che non si tioccano, non si prestano, non escono di casa e causano crisi isteriche quando un famigliare tenta di utilizzare il przioso tomo come zeppa adducendo l'inane scusa che il libro "pareva vecchio".
  • cerco di raggruppare i libri per prossimità di argomento, periodo, autore e genere. Naturalmente tutti questi criteri tendono ad entare in conflitto tra loro e l'entropia lentamente scivola verso il caos, fino a quando si impone un drastico intervento di ridefinizione dei criteri. Tempo fa, redendo di fare una cosa carina, una mia nipote mi ha riorganizzato le librerie dell'atrio di casa disponendo i libri in modo omogeneo secondo la grandezza e il colore della copertina. Non capiva perche fossi diventato furibondo.
  • Devo soottolieare costantemente la demarcazione tra libri miei e libri non miei. Per una ragione che sfugge alla mia comprensione quelli della seconda categoria vogliono sempre ardentemente diventare parte della prima .