Per quanto la frenesia del quotidiano mi porti a un disinteresse generale verso la politica, non ho potuto fare a meno di notare il brulichio di opinioni in seguito alla sentenza del Tribunale di Milano che condanna in primo grado Silvio Berlusconi a sette anni di reclusione oltre all'interdizione dai pubblici uffici. Sui social network esplodevano reazioni contrastanti, dall'entusiasmo alla sobria soddisfazione con riserva (del tipo: "sentenza attesa con ansia, ma gli elettori avrebbero dovuto impedirgli già anni fa l'ascesa al potere"), per poi finire con la delusione (per nulla sobria, ma intrisa di un'arroganza senza eguali) dei sostenitori, che continuano a vedere in quest'uomo un perseguitato oggetto di "invidia" (mi sembra di essere tornata alla scuola materna...). La mia personale reazione non è stata né di entusiasmo né di delusione: innanzitutto perché non si tratta di una sentenza definitiva, e c'è il rischio che la condanna cada in prescrizione; in secondo luogo, l'eventuale reclusione di Berlusconi sarebbe meritata ma non sufficiente a estirpare un'intera classe dirigente che fa acqua da tutti i lati, e, soprattutto, l'uscita di scena di un simile personaggio non cancella ciò che c'è di marcio nella mentalità stessa del popolo italiano. A me pare che l'inganno e la totale assenza di cura nei confronti del bene comune siano innestati geneticamente fin troppo bene nel nostro Paese. Berlusconi si è fatto portavoce di una fetta di società che vede nella furbizia, nell'arroganza e nella totale assenza di scrupolo la chiave della vita. D'altra parte, vi è una schiera di persone che, pur vivendo una vita sacrificata, non vede nella prevaricazione e nell'inganno la soluzione ai propri problemi. Tirando le somme, però, comunque la si pensi, il quadro è quello di un popolo che ha sempre in bocca la parola "soldi" e che, anche quando contesta la classe politica in auge, dimostra di averne introiettato la forma mentis velenosa. Che sia per mancanza o per abbondanza, il succo è quello: senza denaro non sei niente, non puoi curarti, non puoi avere una vita sociale, non puoi "concederti" una maternità, non puoi sperare di farti una vacanza o di mandare i tuoi figli a studiare all'università. Mi chiedo quale sarà la direzione finale di un popolo di gente avvelenata, frustrata e inaridita. Questo mi preoccupa di più della reclusione eventuale del signor B.