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Eugen Gomringer
Eugen Gomringer è il padre della poesia concreta. Nella poesia concreta la forma grafica ha tanta rilevanza quanta ne ha il esto e la disposizione delle parole incide significativamente sul senso complessivo dell'opera. Per questo è al tempo stesso virtualmente impossibile tradurre i componimenti e essenzialmente inutile perché gli elementi semantici puramente lessicali sono pochissimi.
Un esempio:
Per comprendere il testo basta sapere che Ordnung significa ordine e Unordnung significa disordine (e anche questa traduzione appare pressocché superflua).
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
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Ping pong non necessita traduzioni.
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
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"silencio" (silence/schweigen) by Eugen Gomringer (1954)
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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Originariamente inviato da
Rupert
Eugen Gomringer è il padre della poesia concreta. Nella poesia concreta la forma grafica ha tanta rilevanza quanta ne ha il esto e la disposizione delle parole incide significativamente sul senso complessivo dell'opera. Per questo è al tempo stesso virtualmente impossibile tradurre i componimenti e essenzialmente inutile perché gli elementi semantici puramente lessicali sono pochissimi.
Un esempio:
Per comprendere il testo basta sapere che Ordnung significa ordine e Unordnung significa disordine (e anche questa traduzione appare pressocché superflua).
Che poi a guardalo, direi anche che ha un ordine: a sinistra tutti uguali e a destra uno diverso proprio nel centro (dopo 5 ordnung e prima di 5 ordnung).
Bah... in generale questo genere di poesia non mi ispira.
Comunque, grazie Rupert, sono sempre interessanti i tuoi post
The creatures outside looked from pig to man, and from man to pig, and from pig to man again: but already it was impossible to say which was which.
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Originariamente inviato da
DarkCoffee
Bah... in generale questo genere di poesia non mi ispira.
A me piace da matti ... è divertentissima e dice molto ... senza parole.
Ungaretti portato all'estremo!
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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Originariamente inviato da
daniela
A me piace da matti ... è divertentissima e dice molto ... senza parole.
Ungaretti portato all'estremo!
Anche a me piace molto. Mi affascina soprattutto il fatto che questo tipo di poesia, che come giustamente dici porta all'estremo l'uso della parola, riesca a superare perfino le barriere linguistiche: una poesia metalinguistica che stabilisce la primazia del linguaggio poetico sui codici linguistici locali. Credo sia l'essenza della poesia.
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
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Originariamente inviato da
Rupert
Anche a me piace molto. Mi affascina soprattutto il fatto che questo tipo di poesia, che come giustamente dici porta all'estremo l'uso della parola, riesca a superare perfino le barriere linguistiche: una poesia metalinguistica che stabilisce la primazia del linguaggio poetico sui codici linguistici locali. Credo sia l'essenza della poesia.
E' davvero affascinante riuscire a raggiungere l'incanto poetico senza le parole, o riducendo le parole all'essenziale!
Supera le barriere linguistiche se usa una o due parole. L'esempio precedente, con l'utilizzo di più parole, è più complesso, secondo me.
Décio Pignatari, altro esponente della poesia concreta.
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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Qui si vede e si sente il vento...
Eugen Gomringer, “Wind” (1953 )
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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Kreisel = trottola
Reise = viaggio
Glaube = credere/fede
Laub = latifoglia
Laube = pergola
Pendel = pendolo
Ende = fine
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
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vielleicht
vielleicht baum
baum vielleicht
vielleicht vogel
vogel vielleicht
vielleicht frühling
frühling vielleicht
vielleicht worte
worte vielleicht |
forse
forse albero
albero forse
forse uccello
uccello forse
forse primavera
primavera forse
forse parole
parole forse |
Tratto da: worte sind schatten. die konstellationen 1951-1968. Hamburg: Rowohlt, 1969. p.90.
trad. Rupert © 2014
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
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Davvero interessante anche se mi sfugge il significato dell'ultima, ma ordnung e silencio sono geniali nella loro semplicità creativa.
Mi fa la stessa impressione delle linee di Mondrian
Non è vero che ti fermi quando invecchi, ma invecchi quando ti fermi.
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Originariamente inviato da
DarkCoffee
ecco, per esempio, questa qui, Rupert, spiegamela... perchè io proprio non l'ho capita sia a livello poetico che artistico-visivo :pens:
Non sono sicurissimo che per poterla apprezzare sia indispensabile capire tutto di una poesia. E non sono neppure sicuro che sia possibile spiegare tutto in una poesia, poiché la poesia esiste proprio perché essa possa esprimere (anche) ciò che i mezzi linguistici della prosa non possono esprimere. Quindi il senso del componimento trascende almeno in parte il valore semantico delle parole che lo compongono.
Detto questo, in ossequio alla mia vocazione didattica, non posso esimermi dal fornirti qualche elemento di comprensione.
In primo luogo l'ordine delle parole influisce sul significato della frase che esse compongono. Le stesse parole, disposte in modi differenti, producono sfumature di significato differenti o addirittura valenze divergenti. Dire "un albero forse" non equivale a dire "forse un albero". La prima formulazione suggerisce l'esistenza di un dubbio sulla natura o sull'identità dell'oggetto designato, che potrebbe essere un albero, oppire un palo della luce, oppure un miraggio, oppure...
La seconda formulazione insinua invece l'dea che si tratti di un'eventualità attesa o sperata: un albero forse potrebbe portare frescura proiettando la propria ombra sull'amaca sulla quale sto riposando...
Per segnalare che l'ordine e la disposizione delle parole siano coessenziali al senso del componimento il poeta rende esasperato l'aspetto strutturale, l'ordine, appunto.
L'iterazione del procedimento insinua il dubbio che l'incertezza semantica travalichi le singole parole e si estenda al componimento e da esso agli oggetti designati dalle paole e da questi alla realtà stessa.
Con questo procedimento poetico il poeta tedesco esprime quindi un dubbio fondamentale sulla coerenza del reale e sulla natura dell'essere, ottenendo un risultato non troppo dissimile da quello che Montale ottiene in alcuni suoi componimenti con mezzi espressivi completamente diversi.
A scanso di equivoci non sto paragonando le poesie di Montale a quelle di Gomringer, sto solo dicendo che si intuisce a monte delle due proposte poetiche una posizione filosofica a tratti e per alcuni versi congruente.
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
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Master Member
Quella del pendolo mi piace molto!
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Master Member
Originariamente inviato da
Rupert
Nella poesia concreta la forma grafica ha tanta rilevanza quanta ne ha il esto e la disposizione delle parole incide significativamente sul senso complessivo dell'opera. Per questo è al tempo stesso virtualmente impossibile tradurre i componimenti e essenzialmente inutile perché gli elementi semantici puramente lessicali sono pochissimi.
Mi spiace dirlo ma questo genere di poesia non mi piace perchè troppo riduttiva. Troppa sperimentalità rischia di impoverire e/o inaridire la poesia.
E' già difficile accettare l'orrenda omologazione a cui siamo continuamente sottoposti nell'oggi.
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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Originariamente inviato da
Claire
Mi spiace dirlo ma questo genere di poesia non mi piace perchè troppo riduttiva. Troppa sperimentalità rischia di impoverire e/o inaridire la poesia.
E' già difficile accettare l'orrenda omologazione a cui siamo continuamente sottoposti nell'oggi.
Capisco il tuo sentimento e molto rispettosamente dissento. Non sui gusti, chiaramente, quelli sono personali e sempre legittimi. Quindi piace ciò che piace perché piace e basta. Ma rilevo una contraddizione di fondo. La sperimentazione, l'uscita dagli schemi, la scardinatura del pensiero precostituito, non sono proprio lo strumento che permette di sottrarsi da quella che definisci "orrenda omologazione"?
D'altronde che cosa sarebbe la poesia, o la musica, o l'arte in generale, se si persistesse ostinatamente a riproporre senza originalità, senza sorprese, senza intuizioni disorientanti sempre gli stessi stilemi?
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
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