Giochiamo a "ieri" -
Io, la fanciulla a scuola -
Tu - e l'eternità -
la favola mai raccontata.
Il dizionario saziò la mia fame -
I logaritmi -
vino assai secco -
la sete -
Eppure non dev'essere proprio così:
i sogni colorano il sonno
e l'accortezza dei rossi, il mattino,
s'insinua e scuote la persiana -
La vita era ancora in embrione -
Scaldavo il mio guscio -
Quando tu sconvolgesti l'ellisse
e l'uccello, così, è caduto.
Sbiadisce l'immagine delle manette
- dicono - agli occhi di chi è da poco libero -
Nulla per me di più familiare
della libertà -
Il sonno - la notte -
mio ultimo atto di riconoscenza -
La luce che entrava - il mattino -
il primo miracolo.
Sarà dato all'allodola di rientrare nel guscio
e volare, più leggera, nel cielo?
Non saranno le catene di oggi
più dolorose di quelle di ieri?
Sulla pelle di chi,
assaporata da poco la libertà,
è di nuovo dannato, non sarà
più profondo, il peso delle inferriate?
Dio dei ceppi
Dio dei liberi -
Non mi sottrarre
la mia libertà.

Emily Dickinson