Hanno scassinato la porta, pompieri e i volontari del 118, chiamati dai condomini per le folate nauseabonde provenienti dall’appartamento di L.A., 45 anni, donna sola, ignota ai più, dicono psichiatrica, con un’unica lontana sorella.
L.A. si trovava semicoricata sul divano, infagottata in abiti e coperte lerci. Più o meno 45 chili, naso affilato, guance scavate, occhi infossati e labbra riarse dalla disidratazione. Nascondeva qualcosa tra il petto e il grembo , come un informe fagotto. Un’oscena ed orribile escrescenza cutanea, quasi indescrivibile: un cancro-ascesso mammario di una trentina di centimetri e qualche chilo di peso, bluastro, ulcerato e purulento..
L.A. si opponeva e per questo il magistrato ne ha disposto il ricovero coatto.
In pronto soccorso, poi in Chirugia ed infine da noi in TAC, dove è stata esaminata, si è fatto il vuoto attorno. A causa dei miasmi il reparto era evacuato. Tutti con mascherine e compresse di alcool sotto il naso, nel silenzio più assoluto. I più giovani di noi, samaritani ammirevoli e coraggiosi l’hanno sollevata e deposta sul lettino.
L.A. giaceva sulla TAC come un minuscolo Cristo rattrappito, avvolto nel suo immondo sudario. Sembrava assente ma, a tratti, alzava una debole delirante cantilena “… è solo un foruncolo, un foruncolo”.
Tutto questo in dicembre dell’ anno 2011. Una piccola storia ignobile non metropolitana, di un piccolo e ricco paesino del profondo nordovest italico, dove non si guarda, non si ascolta ma la puzza ancora si sente . E solo questa , sì, dà fastidio.