CON UNA FRONDA DI MIRTO


ἔχουσα θαλλὸν μυρσίνης ἐτέρπετο
ῥοδέης τε καλὸν ἄνθος…
…ἡ δέ οἱ κόμη
ὤμους κατεσκίαζε καὶ μετάφρενα.



Con una fronda di mirto giocava
ed una fresca rosa;
e la sua chioma
le ombrava lieve e gli omeri e le spalle.


(Traduzione di Salvatore Quasimodo)



Aveva un ramo di mirto e gioiva
e un fiore bello di rosa.
La chioma
copriva d’ombra gli omeri, le spalle.


(Traduzione di Filippo Maria Pontani)



Giocherellava, tenendo fra le dita
un rametto di mirto e un bocciolo di rosa…
…sciolti portava i capelli;
alle spalle e alla schiena facevano ombra.


(Traduzione di Francesco Della Corte)

Archiloco



“Afrodite (o Venere) di Capua”, conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli

La ragazza di questi due frammenti in giambi del poeta greco Archiloco, riuniti in un singolo componimento dal filologo Theodor Bergk, è un’etera, ovvero quella particolare figura che nel mondo ellenico rappresentava una donna di compagnia, una cortigiana: simile a una moderna e raffinata escort, offriva non solo prestazioni sessuali ma anche un intrattenimento culturalmente elevato. Il mirto e la rosa che la contraddistinguono sono infatti elementi cari alla dea Afrodite e quindi legati ad una sfera meramente erotica. Ne esce un ritratto molto moderno, assolutamente differente dalla stilizzazione della donna arcaica.

Foto e testo presi dal web

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