"Danzano con tanto languore, le donne di Siria! Ho conosciuto un'ebrea di Gerusalemme che in una bettola, nell'avara luce di una lucerna fumosa, su un logoro tappeto, danzava levando le braccia e agitandole a far suonare i cimbali.
Le reni inarcate, la testa rovesciata e come tirata dal peso della sua folta chioma rossa, gli occhi annegati di voluttà, ardente e languente, flessuosa, avrebbe fatto impallidire d'invidia Cleopatra.
Amavo le sue danze barbare, il suo canto un po' rauco e insieme dolce, il suo odore d'incenso, il suo vivere trasognato.
Mi confondevo alla vile ciurmaglia dei soldati, dei saltimbanchi e dei pubblicani da cui era circondata.
Un giorno disparve, e non la rividi più. La cercai lungamente nei vicoli malfamati e nelle taverne.
Era più difficile fare a meno di lei che del vino greco. Qualche mese dopo che l'avevo perduta, seppi, per caso, che si era unita a un piccolo gruppo di uomini e di donne che seguivano un giovane taumaturgo della Galilea.
Si faceva chiamare Gesù il Nazareno, e fu crocifisso non ricordo più per quale delitto. Ponzio, ti ricordi di quest'uomo?".
Ponzio Pilato aggrottò le sopracciglia, si portò la mano alla fronte come chi vuol trovare un ricordo. Poi, dopo qualche istante di silenzio:
"Gesù?" mormorò "Gesù il Nazareno? No, non ricordo".


Da "Il procuratore della Giudea" - Anatole France