2 gennaio 2016 "Condanne a morte saudite inaccettabili. Rafforzano il terrorismo e l'instabilità"

Le autorità dell'Arabia Saudita hanno mostrato il loro profondo disprezzo per i diritti umani e la vita mettendo a morte in un solo giorno 47 prigionieri, tra cui il noto leader religioso sciita Nimr Baqir al-Nimr, condannato a morte dal Tribunale penale speciale dopo un processo politico viziato da gravi irregolarità.

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Queste esecuzioni non hanno niente a che vedere con l'alleanza internazionale contro il terrorismo. L'Europa e gli alleati devono seriamente chiedere un cambio di rotta o prendere atto di lontananze troppo profonde per lasciare i rapporti di amicizia e di alleanza immutati. Il terrorismo ama la morte. Ne esce, purtroppo, rafforzato.

Tra le persone in attesa dell'esecuzione restano Ali al-Nimr, Abdullah al-Zaher e Dawood Hussein al-Maroon, tutti minorenni al momento dell'arresto, condannati a morte al termine di processi iniqui e dopo aver subito maltrattamenti e torture, nonostante il diritto internazionale vieti l'uso della pena di morte nei confronti di chiunque sia condannato per reati commessi a un'età inferiore ai 18 anni.

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Con almeno 158 esecuzioni nel 2015, l’Arabia Saudita è il primo Paese-Boia del mondo, se si considera il numero degli abitanti, secondo Nessuno tocchi Caino.

E’ facile prevedere che la ‘guerra al terrorismo’ darà un contributo consistente all’escalation della pratica della pena di morte anche nel 2016, soprattutto dopo che l’Arabia Saudita si è posta alla testa della Grande Coalizione anti-Sato Islamico, in nome della quale si sentirà legittimata nel continuare a violare i diritti umani al proprio interno e perseguire e decapitare persone in realtà coinvolte solo nella opposizione pacifica o in attività sgradite al regime.

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Nessuno nell’Occidente cosiddetto libero e democratico sembra preoccuparsi del fatto che, nel nome della guerra al terrorismo, si sta affidando il governo dell’emergenza a chi ha provocato l’emergenza stessa, si stanno accreditando come ‘stabilizzatori’ dell’area più infuocata del mondo, il Medio-Oriente, regimi come Iran e Arabia Saudita che al proprio interno conducono una guerra di lunga durata e di terrore nei confronti dei propri popoli.

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