“Com’è grande il pensiero che veramente nulla a noi è dovuto. Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?”
Cesare Pavese
“Com’è grande il pensiero che veramente nulla a noi è dovuto. Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?”
Cesare Pavese
Attesa: struttura dell’uomo
«Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?» (C. Pavese, Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952, p. 276). Don Giussani ha sempre citato questo interrogativo del poeta italiano Cesare Pavese per indicarci la struttura dell’uomo: l’attesa. Ognuno di noi può riconoscere nella propria esperienza fino a che punto la sua vita è piena d’attesa, qualunque sia poi la forma in cui ciascuno se la rappresenta. Possiamo, quindi, dire che l’attesa è la struttura stessa della nostra natura, l’essenza della nostra anima. Dice don Giussani ne Il senso religioso: «Essa non è un calcolo: è data. La promessa è all’origine, dall’origine stessa della nostra fattura. Chi ha fatto l’uomo, lo ha fatto “promessa”. Strutturalmente l’uomo attende; strutturalmente è mendicante: strutturalmente la vita è promessa» (Il senso religioso, Rizzoli, Milano 1997, p. 71).
Julián Carrón Intervento alla presentazione di Hope, secondo volume di Is It Possible to Live This Way?, (Dublino, 9 gennaio 2009; New York, 17 gennaio 2009)
Tratto da Tracce- Litterae Communionis Aprile 2013
L'attesa mi fa ricordare "Il sabato del villaggio" di Giacomo Leopardi, un poeta che amo moltissimo e che mi riporta il concetto della felicità. Se da un lato sostiene che quest'ultima sia la "temporanea cessazione del dolore", dall'altro lato Leopardi mette l'accento su l'attesa come il momento in cui possiamo avvicinarci alla felicità. Nel momento in cui possiamo ottenere il bene deisiderato, subentra la consapevolezza della crisi delle illusioni e della caducità della nostra esistenza.
La donzelletta vien dalla campagna
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e viole,
onde, siccome suole, ornare ella si appresta
dimani, al dí di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dí della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch'ebbe compagni nell'età piú bella.
Già tutta l'aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giú da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore;
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dí del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l'altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s'affretta, e s'adopra
di fornir l'opra anzi al chiarir dell'alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l'ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d'allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
Due cose mi hanno sempre sorpreso: l'intelligenza degli animali e la bestialità degli uomini. Bertrand Russell
Scritto molto bene, Buzzati riesce a rendere perfettamente la solitudine, l'atmosfera sospesa, terribile, inquieta, e al contempo indolente, che sommerge quando con ostinazione irremovibile si aspetta un confronto: qualcuno, qualcosa che forse neppure esiste, nondimeno diventa scopo, promessa infinita. Un nucleo solido e inossidabile che dall'interno guida i nostri passi nel mondo al di là di ogni ragionevolezza, consumando l'intera esistenza in una struggente attesa di compimento che potrebbe non avvenire mai, o che, quando accade - se accade appunto - è troppo tardi o è un'altra cosa.
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Paul Valéry - I PASSI-
Nati dal mio silenzio,
posati santamente,
lentamente, i tuoi passi
procedono al mio letto
di veglia muti e gelidi.
Persona pura, ombra
divina, come dolci
i passi che trattieni.
O iddio, quali indovino
i doni che mi attendono
sopra quei piedi nudi!
Se da protese labbra,
per' acquietarlo, all'ospite
dei miei sogni prepari
d'un bacio il nutrimento,
non affrettarlo il gesto
tenero, dolcezza
di essere e non essere:
io vissi dell'attesa
di te, il mio lento cuore
non era che i tuoi passi.
La vita morde forte alle spalle e quando sorride ti fa solo del male (Mauro Berchi)
Un amore romantico e infinito, capace di pazientare, con fede incrollabile, per "cinquantatrè anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese". Tanto deve infatti aspettare Florentino Aziza, poeta e proprietario della Compagnia Fluviale del Caribe, prima di poter finalmente vedere realizzato il suo sogno con Fermina Daza, la più bella ragazza della Colombia. La cronaca di una lunga e fiduciosa attesa, di un desiderio che non si sopisce ma viene accresciuto negli anni, superando tutti gli ostacoli.
Questa è una delle mie preferite di Cardarelli.
ATTESA
Oggi che t'aspettavo non sei venuta.
E la tua assenza so quel che mi dice,
la tua assenza che tumultuava,
nel vuoto che hai lasciato,
come una stella.
Dice che non vuoi amarmi.
Quale un estivo temporale
S'annuncia e poi s'allontana,
così ti sei negata alla mia sete.
L'amore, sul nascere, ha di questi improvvisi pentimenti.
Silenziosamente ci siamo intesi.
Amore, Amore, come sempre,
vorrei coprirti di fiori e d'insulti.
Vincenzo Cardarelli
" Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
M.Medeiros
Gustav Klimt, Die Erwartung.
E quale attesa è più dolce di questa?
Non è vero che ti fermi quando invecchi, ma invecchi quando ti fermi.
Che bella questa discussione! Siete bravissimi!
Aggiungo una foto, dal mio flickr, scattata a Barcellona.
A suo tempo la intitolai "I'm waiting for you" (Ti sto aspettando)
The creatures outside looked from pig to man, and from man to pig, and from pig to man again: but already it was impossible to say which was which.
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