Ho finito L'antro dei filosofi di Scerbanenco. Mi è piaciuto tanto, soprattutto la trama gialla ben architettata e con finale che è riuscito a sorprendermi, nonostante avessi intuito la soluzione in parte, e personaggi molto ben delineati. Su tutti l'ispettore Jelling che Scerbanenco in un passaggio così descrive:

"Egli amava il chiuso del suo studio, la solitudine della sua casa. Tutti i nuovi ambienti, tutte le nuove facce che era costretto a vedere, lo disturbavano non poco. Andare, muoversi, discutere, replicare, imporsi, non erano cose per lui. Pure, dato che il suo dovere era quello di trovare una soluzione del caso, egli lo compiva con tutta la coscienza e lo scrupolo possibili."

Questo passo mi è piaciuto tanto che l'ho inserito nella mia biografia. Un po' mi rappresenta, è sempre consolatorio riconoscersi in un personaggio letterario amato e sentirsi un po' meno "anormale" , non trovate?
Unica pecca del romanzo, l'ambientazione. Non so se c'è un motivo particolare per cui Scerbanenco l'abbia ambientato in una anonima Boston. Poteva essere Milano e la sua squallida periferia, sarebbe stato meglio.

Chiuso il capitolo Scerbanenco, ora mi dedico con piacere al Conte di Montecristo.
Buonanotte.