Apro questo post, nella speranza di una delucidazione su un quesito che ora andrò ad esporre.
Alessandro Manzoni nella sua ultima redazione dei Promessi , la cosiddetta "quarantana", lima e modifica la lingua del suo romanzo dando di fatto vita ad un modello unico su cui poi si baserà la nostra lingua italiana.
Tralasciando le effettive riforme linguistiche { se qualcuno volesse conoscerle, chieda pure }, vorrei concentrarmi più sui motivi che spinsero il poeta a modificare la sua opera seguendo di fatto delle linee guida ben precise, che possono essere in parte dedotte dalla lettera che spedi al Carena. Dopo avere celebrato i meriti del "lessicografo ", ne condanna alcune sue "licenze" . Tra queste ricordo : i forestierismi ( soprattutto francesismi ) e l'uso di geosinonimi. La mia domanda è questa ... : "perchè?".
Sono arrivato a delle conclusioni dopo aver letto Serianni; ma vorrei sapere se ho ben capito.
In relazione ai francesismi la sua critica è connessa al fatto che l'italiano dovesse essere una lingua unica, ossia che si fondasse su delle proprie basi linguistiche, cosi come: " ... il francese per Parigi e il latino per Roma..."
Per quanto riguarda l'uso di geosinonimi Manzoni li considera in parte inutili per due motivi: primo poiché si "toglierebbe" valore al fiorentino e secondo perché è illogico presentare una molteplicità quando si ricerca un sistema unitario.
Queste sono le mie risposte ... ma non so quanto possano essere veritiere. Qualcuno potrebbe dirmi la sua?