...Sul finire del 1951, quando il grande fiume ha spaccato gli argini e ha allagato i campi felici della Bassa e da lettori stranieri mi sono arrivati pacchi di indumenti e coperte << per la gente di Don Camillo e di Peppone >>, allora mi sono commosso come se, invece di essere un cretino qualsiasi, fossi un cretino importante.
Quello che dovevo dire sulla Bassa e sul “Mondo Piccolo” l’ho già detto nel primo volume. A distanza di cinque anni mi ritrovo perfettamente d’accordo con me stesso.
Io non so la sorte che toccherà a questa seconda ondata di storie e non me ne preoccupo. Io so che quando ero ragazzo, mi sedevo spesso sulla riva del grande fiume e dicevo: << Chi sa se, quando sarò grande, riuscirò a passare sull’altra riva! >>.
Sognavo di conquistare una bicicletta.
Adesso ho quarantacinque anni e ho conquistato la bicicletta. E spesso vado a sedermi come allora sulla riva del grande fiume e, mentre mastico un filo d’erba, penso: << Si sta meglio qui, su questa riva >>.
E ascolto le storie che mi racconta il grande fiume, e la gente dice di me: << Più diventa vecchio, e più diventa svanito >>. Invece non è vero perché io sono sempre stato svanito.
Grazie a Dio.

Giovannino Guareschi, prefazione a Don Camillo e il suo gregge