Thanks Thanks:  0
Likes Likes:  0
Pagina 2 di 5 primaprima 1234 ... ultimoultimo
Visualizzazione dei risultati da 16 a 30 su 106

Discussione: Letteratura greco-antica

          

Visualizzazione ibrida

Messaggio precedente Messaggio precedente   Prossimo messaggio Prossimo messaggio
  1. #1
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    È, la Teogonia (Θεογονία), un poema in 1022 versi che pare però sospeso, incompiuto Esiodo, canta all'inizio l'origine dell'Universo, poi descrive le generazioni degli dèi corrispondenti ai tre periodi della storia del mondo: ossìa, Urano, Crono e Zeus . Esiodo si servì, per la sua composizione, della poesia epica di Omero, di inni, di racconti sacri, e forse di cosmogonie e teogonie più antiche.
    Per l'invenzione e la descrizione della materia trattata, Esiodo propone quindi una dettagliata genealogia divina,così come gli eroi avranno una loro genealogia.


    La Teogonia di Esiodo - cui Erodoto (II, 53) attribuisce, associandogli Omero, il merito di avere dato agli dei greci un nome, una sfera d'azione, una genealogia - vuole essere una sistemazione delle confuse e caotiche tradizioni anteriori, fatta allo scopo di dare agli dei, al disopra dei particolarismi locali, una coordinazione in armonia con lo sviluppo storico della Grecia. In essa infatti tutte le generazioni divine sboccano in quella di Zeus che detronizza Crono, vince la guerra contro i Titani, diviene definitivamente signore dell'Olimpo di cui sistema il pantheon, e inizia anche, accoppiandosi a donne mortali, la schiatta degli eroi.
    (da Enciclopedia Treccani)



    E ancora: Così il grande Esiodo descrive la nascita di Afrodite nella Teogonia:


    "la notte venne il grande Cielo e desideroso d’amore s’attaccò a Terra, stendendosi dappertutto… il figlio allungò la mano sinistra, con la destra afferrò l’enorme lunga falce dai denti aguzzi e pronto segò via i genitali del padre suo e dietro li gettò, alla ventura… nel mare molto agitato e così andavano a lungo sul mare. Bianca schiuma uscì dalla carne immortale, e in essa crebbe una fanciulla; ella stette dapprima nella sacra Citera, e quindi andando via di là giunse a Cipro circondata da flutti; così venne fuori una Dea piena di grazia e di fascino ed attorno a lei cresceva l'erba sotto ai piedi ben fatti"

  2. #2
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Proemio della Teogonia

    Cominci il canto mio dalle Muse Elicònie, che sopra
    l'eccelse d'Elicóna santissime vette han soggiorno,
    e con i molli pie' d'intorno alla cerula fonte
    danzano, intorno all'ara del figlio possente di Crono.
    Esse, poiché nel Permesso lavate han le tenere membra,
    o d'Ippocrène nell'acque, oppur del santissimo Olmèo,
    intreccian d'Elicona sui vertici sommi, carole
    agili, grazïose: ch'è grande virtú nei lor piedi.
    Di qui balzando poi, nascoste entro veli di nebbie,
    muovon di notte, attorno spargendo la morbida voce,
    per esaltar nell'inno l'Egíoco Giove, e Giunone
    la venerabile Dea, che muove con sandali d'oro,
    e la figliuola di Giove signore dell'ègida, e Atèna
    occhiazzurrina, e Apollo, e Artèmide vaga di frecce,
    e Posidóne, il Dio che cinge, che scuote la terra,
    e Teti veneranda, Ciprigna dagli occhi fulgenti,
    Dióna bella, ed Ebe dall'aurea ghirlanda, Latona,
    Giapèto, Crono acuto pensiero, ed Aurora e Selène
    lucida, ed Elio grande, e Ocèano immenso, con Gea,
    con Notte negra, e tutta la stirpe dei Numi immortali.
    Quelle che il canto bello d'Esiodo ispirarono un giorno,
    mentr'egli pasturava le greggi sul santo Elicona,
    quelle medesime Dive narrarono a me ciò ch'io narro,
    le Muse Olimpie, figlie di Giove, dell'ègida sire.

    (Fonte: mitologia e dintorni)

  3. #3
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Esiodo: Le opere e i giorni

    Le opere e i giorni (in greco Erga kài Hemérai) è un poema didascalico della lunghezza di 828 esametri. Con essi, Esiodo sottolinea l'importanza, per l'uomo, del lavoro ; inoltre, nel poema si trovano consigli pratici per l'agricoltura e giorni del mese nel quale compiere determinate attività.
    Nome:   300px-Werke_und_Tage.jpg
Visite:  541
Grandezza:  29.5 KB

    Proemio

    Muse di Pieria, che date la gloria coi canti,
    Zeus qui ora cantate, al padre vostro inneggiando:
    per opera sua gli uomini sono illustri e oscuri,
    noti e ignoti, a piacimento di Zeus grande.
    Facilmente egli dona la forza, facilmente abbatte chi è forte,
    facilmente umilia chi è grande e l'umile esalta,
    facilmente raddrizza chi è storto e dissecca chi è florido,
    Zeus che tuona profondo ed abita le eccelse dimore.
    Ascoltami, a me guardando e porgendo l'orecchio: con giustizia le sentenze raddrizza,
    tu; io a Perse voglio alcune verità raccontare.

  4. #4
    Senior Member L'avatar di annaV
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    napoli
    Messaggi
    475
    Post Thanks / Like
    Grazie Sir per questi splendidi e colti post che arricchiscono e danno lustro al nostro forum

  5. #5
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Quote Originariamente inviato da annaV Visualizza il messaggio
    Grazie Sir per questi splendidi e colti post che arricchiscono e danno lustro al nostro forum
    Ti ringrazio, Annamaria, ma quel che faccio è veramente poco. Ci sono altre persone, nel Forum, che hanno più voce in capitolo di me, sulla Letteratura Classica. Aspettiamoli, che ne dici?

  6. #6
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    La poesia lirica

    Nome:   lira.jpg
Visite:  558
Grandezza:  7.8 KB

    La lirica (lyrikè, poiesis) è la poesia cantata con l'accompagnamento della lira o dell'aulos (strumento simile al clarinetto). Con questo termine si designano autori, e sono molti, che si esprimono in questa forma artistica, anche se assume vari modi espressivi. Infatti avremo:
    • lirici giambici, che adoperano un "metro" poetico chiamato giambo, e che si accompagnano con l'arpa o lira
    • lirici elegiaci, che si esprimono col metro elegiaco, e si accompagnano con il già menzionato aulos.
    • lirici melici , in cui troviamo melici monodici: melos significa solo, senza accompagnamento, odè significa "io canto". Ma la poesia melica può anche essere corale (melica corale)
      I critici alessandrini stabilirono, così, dei canoni (modalità espressive) per ogni autore, che prenderemo quindi in esame: poesia giambica, poesia elegiaca, poesia melica.

    Resta da dire che alcuni di questi autori si espressero in più canoni.

  7. #7
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    La lirica giambica: Archiloco, Semonide, Ipponatte

    La lingua che troviamo nella poesia giambica è quella epica. La poesia giambica è chiamata anche poesia che esprime l'invettiva, la maldicenza, la satira, i tratti osceni del vivere umano.
    Questa poesia viene espressa nell'ambito delle eterie (gruppi chiusi, aristocratici, formati da soli uomini) e in particolare nei simposi, raduni di persone con le stesse affinità di pensiero, politico ed economico. Da esso trae il cosiddetto "spirito giambico" (iambikè idea).

    Archiloco


    Animo mio, pieno d’acerbe cure,
    Or su risorgi ed allontana il duolo,


    Spingendo innanzi il petto, alla dimora
    De’ nemici appressandoti tranquillo.
    Vincendo, gioia non mostrarne aperta,
    Nè, vinto, in casa tua farne lamento,
    Abbattuto: gioisci nelle liete
    Vicende, e per le rie non aver doglia
    Oltre misura: volgi in tuo pensiero
    Qual vece abbia tra gli uomini fortuna.


    (dai Frammenti)


    Molto bevi e di vin puro:
    Nessun scotto hai tu pagato.
    Come amico, di sicuro
    Niun qua dentro t’ha chiamato,
    A impudenza ghiottornia
    Guida, e il senno porta via.


    (Dai Frammenti)

  8. #8
    Moderator L'avatar di Rupert
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Lugano (CH)
    Messaggi
    1,095
    Post Thanks / Like
    Quote Originariamente inviato da annaV Visualizza il messaggio
    Grazie Sir per questi splendidi e colti post che arricchiscono e danno lustro al nostro forum
    Quote Originariamente inviato da Sir Galahad Visualizza il messaggio
    Ti ringrazio, Annamaria, ma quel che faccio è veramente poco. Ci sono altre persone, nel Forum, che hanno più voce in capitolo di me, sulla Letteratura Classica. Aspettiamoli, che ne dici?
    Sir
    Colgo l'occasione per ringraziarti anch'io per questo tuo stupendo lavoro di divulgazione. Forse non sei del tutto consapevole di quanto sia apprezzabile e di quanto sia importante il lento ed instancabile lavoro di trascrizione e spiegazione che avviene nei post dei forum come il nostro. La tua mediazione permette l'accesso al mondo classico di giovani che non andrebbero mai a consultare spontaneamente.

    Senza voler essere immodesto e con tutti i limiti immaginabili dell'analogia, credo veramente che il nostro impegno sia paragonabile a quello degli amanuensi che hanno tramandato la cultura greca e latina all'Occidente, superando la invasioni barbariche e l'oblio utilitaristico. Noi in qualche modo tramandiamo la nostra cultura all'era digitale... ognuno modestamente agendo nel suo piccolo.

    Quindi ancora grazie!
    E (credo) non solo a nome mio.

  9. #9
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Quote Originariamente inviato da Rupert Visualizza il messaggio
    Colgo l'occasione per ringraziarti anch'io per questo tuo stupendo lavoro di divulgazione. Forse non sei del tutto consapevole di quanto sia apprezzabile e di quanto sia importante il lento ed instancabile lavoro di trascrizione e spiegazione che avviene nei post dei forum come il nostro. La tua mediazione permette l'accesso al mondo classico di giovani che non andrebbero mai a consultare spontaneamente.

    Senza voler essere immodesto e con tutti i limiti immaginabili dell'analogia, credo veramente che il nostro impegno sia paragonabile a quello degli amanuensi che hanno tramandato la cultura greca e latina all'Occidente, superando la invasioni barbariche e l'oblio utilitaristico. Noi in qualche modo tramandiamo la nostra cultura all'era digitale... ognuno modestamente agendo nel suo piccolo.

    Quindi ancora grazie!
    E (credo) non solo a nome mio.
    Carissimi Annamaria e Rupert, grazie e grazie ancora. Le vostre parole sono un balsamo che mi permettono ancora di andare avanti. Ringrazio tanto anche Silvia, che mi è di aiuto e mi dà preziosi consigli.
    Sapete una cosa? Ero sul punto di mollare tutto. Volevo mollare perchè non trovavo corrispondenza in questo mio proporre le antiquae litterae. Voi mi date motivi più che sufficienti per continuare.
    Grazie, amico Rupert. Tu sei insegnante, e come pochi potrai capire lo sforzo di dover trasmettere un pensiero, un'informazione. Sapevo di poter contare sulla nostra vecchia e ormai consolidata amicizia.

    Carlo

  10. #10
    Master Member L'avatar di Elvira Coot
    Registrato dal
    Nov 2011
    Messaggi
    2,553
    Post Thanks / Like
    Ciao Sir, io ti leggo! Non rispondo perchè non è la mia materia, ma ti leggo e ti apprezzo.

  11. #11
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Quote Originariamente inviato da Elvira Coot Visualizza il messaggio
    Ciao Sir, io ti leggo! Non rispondo perchè non è la mia materia, ma ti leggo e ti apprezzo.
    Grazie, Elvira!

  12. #12
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Archiloco fu soldato mercenario. Si pensa che la sua vita debba essere stata piuttosto breve ; morì in servizio di guerra. Inventore del metro giambico, si guadagnò notorietà presso i contemporanei, e si pensa modello ispiratore per vari dell'epoca artisti: Orazio, Alceo, Saffo, Anacreonte. Le sue opere furono lette e studiate moltissimo e fu considerato da Quintiliano comesommo maestro di stile. Fu, però, criticato da Crizia e da Pindaro per il contenuto delle sue opere ( parlò malissimo di sé stesso) e per il modo di esprimersi ( utilizzando un linguaggio troppo aggressivo)

    Cuore, mio cuore….

    Cuore mio cuore, miscuglio d’insolubili guai,
    torna a galla e a chi ti tratta male tieni testa,
    sistemati nei covi dei nemici e non mollare.
    Se vinci, in pubblico non gloriarti,
    se perdi, in casa a piangere non ti isolare
    Se va bene godi, se va male soffri, ma non troppo
    Impara infine questa musica della vita


    Nome:   220px-Archilochus_01_pushkin.jpg
Visite:  615
Grandezza:  18.1 KB

    (Archiloco)


    Il lutto funesto Pericle nessuno dei cittadini nè la città biasimando godrà di banchetti. Tali uomini i flutti del mare risonante hanno ingoiato, e noi per il dolore abbiamo i polmoni gonfi. Tuttavia, gli dei contro le sciagure irreparabili hanno posto come rimedio la forza della sopportazione. Ora all'uno ora all'altro capita questo, mentre ora su di noi il male si volge, e lamentiamo una ferita che emette sangue, e di nuovo si scaglierà su altri. Ma forza, sopportate e tenete lontano il pianto proprio delle donne.


    (Archiloco)

    Su Archiloco suggerisco, tra l'altro (essendo in rete), questo studio:
    https://docs.google.com/viewer?a=v&q...FoON-X2OCdVmmQ

  13. #13
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Semonide : Poeta giambico della seconda metà del sec. VII
    Di lui ci sono giunti frammenti che contengono considerazioni pessimistiche sulla natura umana
    Conosciutissima è la sua "Satira sopra le donne", ove dimostra una evidente misoginia . In esso, paragona, in maniera quasi sempre spregiativa, alcuni tipi di donne a animali o a elementi naturali (la donna ambiziosa alla cavalla, la donna operosa all'ape, la volubile al mare, ecc.).
    Con quest'opera Semonide si inserisce a pieno titolo nell'aristocrazia del tempo e prende le distanze da esseri viventi che non ne facciano parte: ossìa donne, schiavi e uomini di basso ceto sociale.
    Semonide - adoperando una lingua di chiara dizione omerica - prosegue nel solco metrico tracciato da Archiloco,ma se ne discosta per la minore tensione e violenza espressiva.


    Nome:   220px-Pitagora_da_Reggio_-_Louvre_-_Statua_di_un_suonatore_di_lira2.jpg
Visite:  859
Grandezza:  38.6 KB
    (Statua marmorea raffigurante Semonide)


    Per la sua indole pessimistica, Semonide fu apprezzato e, quindi, tradotto da Giacomo Leopardi:


    VOLGARIZZAMENTO

    DELLA SATIRA DI SIMONIDE SOPRA LE DONNE
    Traduzione di Giacomo Leopardi


    Giove la mente de le donne e l’indole
    In principio formò di vario genere.
    Fe’ tra l’altre una donna in su la tempera
    Del ciacco; e le sue robe tra le polvere
    Per casa, ruzzolando, si calpestano.
    Mai non si lava nè ’l corpo nè l’abito,
    Ma nel sozzume impingua e si rivoltola.
    Formò da l’empia volpe un’altra femmina,
    Che d’ogni cosa, o buona o mala o siasi,
    Qual che tu vogli, è dotta; un modo un animo
    Non serba; e parte ha buona e parte pessima.
    Dal can ritrasse una donna maledica
    Che vuol tutto vedere e tutto intendere.
    Per ogni canto si raggira e specola,
    Bajando s’anco non le occorre un’anima;
    Nè per minacce che ’l marito adoperi,
    Nè se d’un sasso la ritrova e cacciale
    Di bocca i denti, nè per vezzi e placide
    Parole e guise, nè d’alieni e d’ospiti


    Sedendo in compagnia, non posa un attimo
    Che sempre a vóto non digrigni e strepiti.
    Fatta di terra un’altra donna diedero
    Gli Eterni a l’uomo in costui pena e carico.
    Null’altro intende fuorchè mangia e corcasi,
    E ’l verno, o quando piove e ’l tempo è rigido,
    Accosto al focolar tira la seggiola.
    Dal mare un’altra donna ricavarono,
    Talor gioconda, graziosa e facile
    Tal che gli strani, a praticarla, esaltanla
    Per la donna miglior che mai vedessero;
    Talor come la cagna intorno a i cuccioli,
    Infuria e schizza, a gli ospiti a i domestici,
    A gli amici a i nemici aspra, salvatica,
    E, non ch’altro, a mirarla, spaventevole.
    Qual per appunto il mar, che piano e limpido
    Spesso giace la state, e in cor ne godono
    I naviganti; spesso ferve ed ulula
    Fremendo. È l’ocean cosa mutabile
    E di costei la naturale immagine.
    Una donna dal ciuco e da la cenere
    Suscitaro i Celesti, e la costringono
    Forza, sproni e minacce a far suo debito.
    Ben s’affatica e suda, ma per gli angoli
    E sopra il focolar la mane e ’l vespero


    Va rosecchiando, e la segreta venere
    Con qualsivoglia accomunar non dubita.
    Un gener disameno e rincrescevole,
    Di bellezza, d’amor, di grazia povero,
    Da la faina uscì. Giace nel talamo
    Svogliatamente, e del marito ha stomaco:
    Ma rubare i vicini e de le vittime
    Spesso gode ingojar pria che s’immolino.
    D’una cavalla zazzeruta e morbida
    Nacque tenera donna, che de l’opere
    Servili è schiva e l’affannare abomina.
    Morir torrebbe innanzi ch’a la macina
    Por mano, abburattar, trovare i bruscoli,
    Sbrattar la casa. Non s’ardisce assistere
    Al forno, per timor de la fuliggine.
    Pur, com’è forza, del marito impacciasi.
    Quattro e sei fiate il giorno si chiarifica
    Da le brutture, si profuma e pettina
    Sempre vezzosamente, e lungo e nitido
    S’infiora il crine. Altrui vago spettacolo
    Sarà certo costei, ma gran discapito
    A chi la tien, se re non fosse o principe,
    Di quei ch’hanno il talento a queste ciuffole.
    Quella che da la scimmia i numi espressero
    È la peste maggior de l’uman vivere.


    Bruttissima, scriata, senza natiche
    Né cóllo, ma confitto il capo a gli omeri:
    Andando per la Terra, è gioco e favola
    De’ cittadini. Oh quattro volte misero
    Quel che si reca in braccio questo fulmine.
    Quanti mai fur costumi e quante trappole,
    Come la monna suol, di tutto è pratica;
    E non le cal che rida chi vuol ridere.
    Giovar non sa, ma questo solo ingegnasi
    E tutte l’ore intentamente medita,
    Qualche infinito danno ordire e tessere.
    Ma la donna ch’a l’ape è somiglievole
    Beato è chi l’ottien, che d’ogni biasimo
    Sola è disciolta, e seco ride e prospera
    La mortal vita. In carità reciproca,
    Poi che bella e gentil prole crearono,
    Ambo i consorti dolcemente invecchiano.
    Splende fra tutte; e la circonda e seguita
    Non so qual garbo; nè con l’altre è solita
    Goder di novellari osceni e fetidi.
    Questa, che de le donne è prima ed ottima,
    I numi alcuna volta ci largiscono.
    Ma tra noi l’altre tutte anco s’albergano,
    Per divin fato, chè la donna è ’l massimo
    Di tutti i mali che da Giove uscirono:


    E quei n’ha peggio ch’altramente giudica.
    Perchè, s’hai donna in casa, non ti credere
    Nè sereno giammai nè lieto ed ilare
    Tutto un giorno condur. Buon patto io reputo
    Se puoi la fame da’ tuoi lari escludere,
    Ospite rea, che gl’Immortali abborrono.
    Se mai t’è data occasion di giubilo,
    O che dal Ciel ti venga o pur da gli uomini,
    Tanto adopra colei, che da contendere
    Trova materia. Nè gli strani accogliere
    Puoi volentier se alberghi questa vipera.
    Più ch’ha titol di casta, e più t’insucida;
    Chè men la guardi: ma si beffa e gongola
    Del tuo caso il vicin; chè spesso incontraci
    L’altrui dannar, la propria donna estollere.
    Nè ci avveggiam che tutti una medesima
    Sorte n’aggreva, e che la donna è ’l massimo
    Di tutti i mali che da Giove uscirono.
    Da Giove, il qual come infrangibil vincolo
    Nel cinse al piè; tal che per donne a l’erebo
    Molti ferendo e battagliando scesero.


    (La traduzione della Satira è tratta da Wikisource)

  14. #14
    Senior Member L'avatar di annaV
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    napoli
    Messaggi
    475
    Post Thanks / Like
    Lo so che non ci crederai mai, ma ho letto le cinque pagine dello studio di Archiloco che suggerivi, visto che (confesso la mia ignoranza) non conoscevo questo autore. Mi è risultato simpatico, perchè la sua immagine di guerriero è molto più concreta e reale degli eroi , fantastici per carità, ma un po' stereotipati di Omero(che adoro però)

  15. #15
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Torniamo per un attimo a descrivere la società della polis vista secondo gli occhi questa volta di Semonide: come si è visto, Semonide (o Simonide) partecipa del proprio mondo esclusivo, quello dell'aristocrazia (parola tratta dal greco άριστος, aristos "Migliore" e κράτος, kratos, "Potere": Il potere ai migliori) e le sue elegie sono intonate a questa sfera politica particolare ed elevata della polis: cantandone la gloria, Semonide prende con ciò le distanze da donne e uomini di bassa estrazione sociale.
    Ecco un giambo che illustra bene tutto ciò:

    Fin da principio, il dio fece diversi i caratteri delle donne:
    una creò dalla scrofa setolosa
    nella cui casa tutto è sudicio di fango,
    ogni oggetto è in disordine, o rotola per terra;
    lei stessa è sporca, non lava le sue vesti,
    e ingrassa voltolandosi nel letame.


    (Traduzione di Pellizer)

    Nome:   dog_news.gif
Visite:  986
Grandezza:  13.5 KB

    Nome:   stanco.jpg
Visite:  1018
Grandezza:  4.5 KB

    (Sir)

Segnalibri

Permessi di invio

  • Non puoi inserire discussioni
  • Non puoi inserire repliche
  • Non puoi inserire allegati
  • Non puoi modificare i tuoi messaggi
  •