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Discussione: Letteratura greco-antica

          

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  1. #1
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    La lirica elegiaca

    Accanto alla lirica giambica troviamo, espressa in lingua jonica, la lirica elegiaca: si presenta con l'espressività e i temi delle dizione epica: così, troveremo trattati temi militari ma anche civili, filofosici ma anche etici, sentenziosi (gnomici) ma anche amorosi ed esistenziali.
    Gli uditori formavano un consesso ampio, per esempio tutti i cittadini della polis.
    Nelle letterature greca e latina l'elegia è componimento poetico in distici (ossìa esametro + pentametro) detti appunto elegiaci. In genera sono componimenti ispirati da un tono meditativo e malinconico, di compianto per uno stato d’infelicità.
    Il termine 'eleghèion' é usato per la prima volta da Crizia (Atene, 460 – 403 a.C.Era uno dei 30 Tiranni) ed é connesso con il termine 'èleghos', ossìa lamento.
    Molto probabile é anche la derivazione, invece, da ' èleghos' [doppio significato di questo termine] nel senso di flauto, ossìa lo strumento musicale con cui si soleva accompagnare la declamazione in pubblico di questi versi.
    Qualcuno pensa derivi,
    onomatopeicamente, da "e e legein", ossìa: "dire ahi ahi". È, questa, un'interpretazione che troviamo in vari filologi.
    Poeta elegiaco fu Tirteo.
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    ( Tirteo; immagine tratta dal web)

    I frammenti a noi giunti e i libri scritti da Tirteo comprendevano varie caratteristiche: "Eunomia" (Buon governo), una lunga elegia che esalta la costituzione spartana, esorta i cittadini mantenerla integra esortando il popolo alla concordia; "Embatèria", canti di marcia,i; "Hypotekai", esortazioni alla lotta e al valore in campo; "Politeia" (Costituzione), una lode dei valori civili e religiosi della costituzione di Licurgo.
    La sua poesia è divenuta, quindi, emblema dell'areté (virtù, valore) e del kósmos (sistema ordinato della società ).

    > Frammento dedicato alle virtù militari dei soldati ellenici:

    Per un uomo valoroso è bello cadere morto
    combattendo in prima fila per la patria;
    abbandonare la propria città e i fertili campi
    e vagare mendico, è di tutte la sorte più misera,
    con la madre errando e con il vecchio padre,
    con i figli piccoli e la moglie.
    Sarà odioso alla gente presso cui giunge,
    cedendo al bisogno e alla detestata povertà:
    disonora la stirpe, smentisce il florido aspetto;
    disprezzo e sventura lo seguono.
    Se, così, dell'uomo randagio non vi è cura,
    né rispetto, neppure in futuro per la sua stirpe,
    con coraggio per questa terra combattiamo, e per i figli
    andiamo a morire, senza più risparmiare la vita.


  2. #2
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    Mimnermo, poeta elegiaco


    Mimnermo Colofonio (Μίμνερμος, Mímnermos; nacque a Colofone o Smirne, nel VII secolo a.C. – Morì nella prima metà del VI sec. a.C.) . Mimnermo Colofonio è stato un poeta elegiaco e cantore greco.

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    CADUCHI FIORI


    La vita, il piacer, cosa sono
    senza Afrodite d'oro?
    Meglio morir, quando non più cari avrò
    il secreto amore, i graditi doni, il letto:
    caduchi fiori di giovinezza
    per gli uomini e le donne.
    Quando giugnge la dolorosa
    vecchiaia, che brutto
    rende anche l'uomo bello,
    sempre nel cuor l'opprimon
    cattivi pensieri, né guardando
    la luce del sol l'allieta,
    ma è odioso ai fanciulli,
    è disprezzato dalle donne:
    un dio così penosa volle la vecchiaia

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    .
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  3. #3
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    Mimnermo Colofonio, conosciuto ed apprezzato nella civiltà greca ed in quella romana, compose varie opere, giunte a noi come frammenti.
    Il dialetto è quello jonico, omerico.

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    (Le rovine Priene a Izmir, Smirne, città natale di Mimnermo; resti di colonie con capitelli jonici)

    In questo Poeta è forte la tensione verso la partecipazione personale con la Natura: in esso, la natura partecipa alla fatuità della vita, con primavere fugaci, allegre e leggere, che però quanto prima presto sveleranno il disincanto della stagione più cruda, l'inverno e della morte che ben la rappresenta.
    Durante la vecchiaia non è possibile se non qualche piccolo e inconsistente sollievo da essa ; si intravede, nella natura e nelle persone, solo disprezzo, bruttezza e odio, per una persona non più giovane e prossima alla morte…
    Mimnermo invita, con molte sue opere, a vivere l'esperienza attuale in modo pieno, non confidando assolutamente sul tesoro che la vecchiaia può (essa sola) donare all'animo umano.


    Questa elegia ha un antecedente poetico nel VI libro dell'Iliade, dove al termine di belliche imprese sotto le mura di Troia, Diomede si imbatte in Glauco, nipote di Bellerofonte e alleato dei Troiani, cui chiede di rivelare l'identità (vv. 145-149):

    "Tidide possente, perchè mi chiedi la discendenza?
    Quale delle foglie la stirpe,
    tale anche quella degli uomini.
    Le foglie, alcune il vento le getta per terra, altre la selva
    fiorente genera, e sopraggiunge il tempo della primavera:
    così una stirpe di uomini viene al mondo ed un'altra scompare."


    (trad. it. di R. Calzecchi Onesti)

  4. #4
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    Mimnermo tradotto da Quasimodo:

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    Al modo delle foglie che nel tempo
    fiorito della primavera nascono
    e ai raggi del sole rapide crescono,
    noi simili a quelle per un attimo
    abbiamo diletto del fiore dell'età
    ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
    Ma le nere dee ci stanno sempre al fianco,
    l'una con il segno della grave vecchiaia
    e l'altra della morte. Fulmineo
    precipita il frutto di giovinezza,
    come la luce d'un giorno sulla terra.
    E quando il suo tempo è dileguato
    è meglio la morte che la vita.

    Traduzione di Salvatore Quasimodo
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  5. #5
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    E questa è una traduzione di Achille Giulio Danesi, di Come le foglie (fine '800) [tratta da Wikipedia]. Si nota subito la pesantezza della descrizione e la retorica artificiosa, propria dell'eloquire ottocentesco.
    Confrontiamolo con la traduzione del Quasimodo più libera da canoni retorici.

    Siccome foglie nascono
    Nella stagion fiorita,
    Quando dal sole han vita,
    Crescendo al suo splendor,
    Tal godiam rapidissimo
    Di giovinezza il fiore,
    Nè il bene, nè il dolore,
    Che dàn gli Dei, sappiam,
    Ma nere ne circondano
    Le Parche, e dànno a gara
    Chi la vecchiezza amara
    Chi della vita il fin.


    Ahi! breve il frutto allietaci
    Del fiore giovanile
    Allo splendor simìle
    Del fuggitivo sol.
    Ma tosto dileguatasi
    La dolce età, conviene
    Meglio il morir! le pene
    Piombano allora in cor.
    E chi l’aver consumasi
    D’inopia tra gli artigli,
    Chi brama aver dei figli.
    E senza figli muor.
    Altri da morbo assiduo
    Sen giace afflitto in core.
    Gran copia di dolore
    Giove sull’uom versò.


    In questa (ed altre elegie) Mimnermo opera nei confronti della morale tradizionale arcaica, ( per esempio quella contenuta nell'epica omerica; e in Tirteo, con l'invito a morire da giovani per la patria ) una parenesi (ossìa una esortazione, un ammonimento) rovesciata, nel senso che per Mimnermo è sì bello morire in età giovanile, ma non per un nobile scopo , come potrebbe essere la difesa ad oltranza della patria, ma solo per un motivo personale e direi egoistico (o edonistico,meglio): cioè, perché dopo la giovinezza non c'è nulla di bello che possa rendere felice lo scorrere lento dei giorni nell'età senile.

    Comunque, la posizione di Mimnermo sulla morte ( che sia, cioè preferibile ad una vita penosa presente) è tema costantemente nella letteratura greca, e che ritroviamo, per esempio, anche in Sofocle o ErodotoNome:   stanco.jpg
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  6. #6
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    Il contesto geografico e geo-politico nella Grecia del VII sec.a.C.

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  7. #7
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    Chiedo ai miei due (o tre) lettori: piace, a voi, la traduzione di Achille Giulio Danesi ? E, in caso positivo, perchè?
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  8. #8
    Moderator L'avatar di kaipirissima
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    ok.
    Achille Giulio Danesi a me piace perchè, anche nella stentorea - datata - limpidezza della parola, i concetti sono esposti con chiarezza.
    quella del Monti invece non mi piaceva (la trovavo inutilmente decorativa e neppure tanto immediata)
    quella di Quasimodo mi piace per la morbidezza malinconica delle parole.

  9. #9
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    Grazie, Kaipi.

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