Archiloco poeta greco 680 a.C. circa – 645 a.C.


“[…] astenendoti del tutto: abbi lo stesso mio coraggio.

Se non hai pazienza e ti fa pressione il desiderio,

a casa nostra c’è quella bella, dolce ragazza,

con tanta voglia di maritarsi: mi sembra

che abbia un personale ineccepibile.

Fatti amica lei”

Questo mi diceva, ed io ribattevo: “O figlia di Anfimedo,

donna saggia e brava che la terra ha ora schiacciato,

per i giovanotti molti sono i piaceri di Afrodite (terpsies thees)

oltre all’atto divino (tò theion chrema).

E uno se ne accontenta. Al buio, in tranquillità, io e te decideremo quale.

Obbedirò a ciò che vorrai.. Troppo ti desidero. Fammi entrare da sotto il fregio e la porta.

Non sdegnarti, cara. Appoderò ai giardini erbosi.

E sappi ora questo: Neobule se la pigli un altro. Ahimè, ha la pelle rovinata,

ha distrutto il fiore virginale e l’attrattiva che c’era prima.

Non ha limiti. Si mostra una donna tutta pazza.

Vada al diavolo. Non mi capiti questo, che, avendo una donna simile per moglie,

io sia lo zimbello del vicinato. Molto più, voglio sposare te:

tu non sei falsa né infida, mentre lei è una traditrice e ordisce molti inganni.

Temo che per la fretta farò cuccioli ciechi e prematuri, come quella famosa cagna…”

Così dicevo e intando, presa la vergine,

la sdraiavo tra fiori profumati, e, avendola nascosta con un morbido mantello,

con un braccio sul collo, con le mani le accarezzai i seni:

dalla pelle soda traspariva la sua giovane età.

Toccando tutto il suo bel corpo,

sfiorando il biondo pelo, emisi la bianca forza.


ll testo è tramandato da un solo papiro rovinato ai lati e mutilo per i primi versi, ma la trama è facilmente comprensibile
Qui, Archiloco sta parlando con una fanciulla tentando di sedurla, ma lei cerca di rifiutare e di proporgli in matrimonio la sorella Neobule. Lui però la rifiuta perchè, a quanto pare, è vecchia.


Vaso a figure rosse proveniente dall’Antica Grecia che ritrae una prostituta con un cliente