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Discussione: Poesie... in viaggio

          

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  1. #1
    Moderator L'avatar di Rupert
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    Un po' bianco e nero questa poesia.
    Ci sono tanti modi di restare, così come ce ne sono tanti di viaggiare.
    a dirti la verità non mi riconosco in nessuno dei due.
    Il secondo mi appare come un viaggiatore compulsivo, sempre alla ricerca e mai soddisfatto.
    il primo ingannato dalle false certezze.

    io mi vedo come un viaggiatore che ad ogni viaggio impara un sapere, ma non infelice, un sapere buono. Un viaggiatore che sa anche tornare, perché anche restare è un viaggio.
    Io trovo che sia bello viaggiare e scoprire posti e culture nuove. Se hai un luogo a cui tornare e che senti come "casa tua". Un po' come l'Ulisse dello stesso Du Bellay.


    Heureux qui, comme Ulysse, a fait un beau voyage,
    Ou comme cestuy là qui conquit la toison,
    Et puis est retourné, plein d’usage et raison,
    Vivre entre ses parents le reste de son aage !

    Quand reverray-je, helas, de mon petit village
    Fumer la cheminee, et en quelle saison
    Reverray-je le clos de ma pauvre maison,
    Qui m’est une province, et beaucoup d’avantage ?

    Plus me plaist le sejour qu’ont basty mes ayeux,
    Que des palais Romains le front audacieux ;
    Plus que le marbre dur me plaist l’ardoise fine,

    Plus mon Loyre Gaulois, que le Tibre Latin,
    Plus mon petit Lyré, que le mont Palatin,
    Et plus que l’air marin la douceur Angevine.


    J. Du BELLAY, Les Regrets, XXXI.


    (Mi dispiace, ma non ho trovato una traduzione dignitosa in rete. Quando e se trovo un po' di tempo provo a farne una casereccia).
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

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  3. #2
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    Quote Originariamente inviato da Rupert Visualizza il messaggio
    Io trovo che sia bello viaggiare e scoprire posti e culture nuove. Se hai un luogo a cui tornare e che senti come "casa tua". Un po' come l'Ulisse dello stesso Du Bellay.


    Heureux qui, comme Ulysse, a fait un beau voyage,
    Ou comme cestuy là qui conquit la toison,
    Et puis est retourné, plein d’usage et raison,
    Vivre entre ses parents le reste de son aage !

    Quand reverray-je, helas, de mon petit village
    Fumer la cheminee, et en quelle saison
    Reverray-je le clos de ma pauvre maison,
    Qui m’est une province, et beaucoup d’avantage ?

    Plus me plaist le sejour qu’ont basty mes ayeux,
    Que des palais Romains le front audacieux ;
    Plus que le marbre dur me plaist l’ardoise fine,

    Plus mon Loyre Gaulois, que le Tibre Latin,
    Plus mon petit Lyré, que le mont Palatin,
    Et plus que l’air marin la douceur Angevine.


    J. Du BELLAY, Les Regrets, XXXI.


    (Mi dispiace, ma non ho trovato una traduzione dignitosa in rete. Quando e se trovo un po' di tempo provo a farne una casereccia).
    Ho finalmente trovato una traduzione gentilmente postata in un blog. Non bellissima, ma almeo chiarisce il senso letterale del testo. Eccola:



    Felice chi, come Ulisse, ha fatto un bel viaggio,
    O come quello che conquistò il Vello,
    Poi è tornato, pieno di giudizio e ragione,
    Vivere tra i suoi il resto della sua vita!


    Quando rivedrò ahimè, del mio paesino
    Fumare il comignolo, e in quale stagione
    Rivedrò il recinto della mia casetta,
    Che è per me una provincia e molto di più?


    Di più mi piace il posto che hanno costruito i miei avi,
    Che non dei palazzi romani la fronte audace,
    Più del marmo duro mi piace l’ardesia fine:


    Più la mia Loira gallica del Tevere latino,
    Più il mio piccolo Liré del monte Palatino,
    E più dell’aria marina la mitezza angioina.
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

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