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11-January-2012, 22:20
#16
Master Member
Montevideo
Scivolo per la tua sera come la stanchezza per la pietà di un declivio.
La notte nuova è come un'ala sopra i tuoi terrazzi.
Sei la Buenos Aires che avemmo , quella che negli anni si allontanò, quietamente.
Sei nostra e festosa, come la stella che le acque raddoppiano.
Porta finta nel tempo, le tue strade guardano il passato più lieve.
Chiarore da dove ci arriva il mattino, sopra le dolci acque torbide.
Prima di illuminare la mia persiana, il tuo basso sole rende felici le tue ville.
Città che si ascolta come un verso.
Strade con luce di patio.
J.L. Borges
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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31-January-2016, 10:26
#17
Master Member
Ad Atene
La tua immagine
come un miraggio
mi segue ovunque
per le strade di Atene.
Cerco di vederla,
ma di colpo si nasconde.
È un gioco di apparizioni.
Lassù tra le colonne di Acropoli
ti muovi, nel nido delle dee.
A volte sei Venere
a volte Diana.
Il tuo destino è
vagare per sempre
tra antichità e nuova era.
Arjan Kallco
Io li odio i nazisti dell'Illinois...
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Master Member
Sulla via di Taormina
Tra uliveti e azzurro pelago
il cammin serpeggia al lito;
scosta Aurora al nevi-candido
Etna il vel col roseo dito.
Su la via protende il mandorlo
entro il cocchio i rami in fiore,
scherza al par di lieta driade
da l’amabile rossore.
Sovra il ritmo de l’Oceano,
i suoi miti Grecia invia;
urla immensa, al lido classico
versa il mar la melodia,
e sussurra in lingua ionica,
fra il tremor de l’aura etnea,
ondi-fresche, eterno-giovani
rapsodie de l’Odissea.
Carl Snoilsky
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Master Member
COLLE OPPIO
È una rosa disfatta, stanotte, il Colosseo
e la vita si disfa con lui sotto la luna.
Io cerco il verso unico, lo stelo, il sortilegio
che ogni franta immagine ricostruisce in una.
Dammi il tuo crisma, baciami, cuore della parola,
amami come solo tu m'hai saputo amare.
Abito un regno impervio che ha un nome di ragazzo,
né c'è altro ponte al mondo che qui possa approdare.
MARIA LUISA SPAZIANI
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14-November-2016, 17:08
#20
Master Member
O Sirmione, delle penisole e delle isole
O Sirmione, delle penisole e delle isole
pupilla, quante nei limpidi laghi
e nel vasto mare l'uno e l'altro Nettuno regge,
quanto volentieri e gioioso ti rivedo!
Stento a credere d'aver abbandonato la Tinia
e i campi bitini e sereno poterti rivedere.
O che c'è di più dolce se, liberi dagli affanni,
quando l'animo depone il suo peso, e stanchi
per il faticoso viaggio, giungiamo alla nostra casa
e possiamo riposare nel sospirato letto?
Questa è l'unica ricompensa dopo tante fatiche!
Salve, bella Sirmione, e fa' festa al tuo padrone;
e voi gioite, o lidi e onde del lago:
ridete, quanti sorrisi siete in casa!
Catullo, Carmina, XXXI
SIRMIONE (Grotte di Catullo)
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Master Member
Alba a Sorrento
Al freddo stretto i limoni movevano la luna d’alba
prossima ad esalare scialba nel cielo dei portoni.
Sulla finestra a grate, tra i rami d’arancio
portava il vento uno slancio di polle rosate:
i gerani smorti dal gelo trepidavano d’aria
sotto l’arcata solitaria illuminata dal cielo.
Ai monti pallidi d’ali sorgevano voci remote,
per strada le ruote dei primi carri, i fanali
tenui nel vetro dell’aria, trasparenza del verde
fresco delle persiane; lungo i cancelli
il sole era un caldo cane addormentato tra i monelli.
Alfonso Gatto
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Logopedista nei sogni
Prima che bruci Parigi di Nazim Hikmet.
Finch'é ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finch'é ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
vorrei una notte di maggio
una di queste notti
sul lungosenna Voltaire
baciarti sulla bocca
e andando poi a Notre-Dame
contempleremmo il suo rosone
e a un tratto serrandoti a me
di gioia paura stupore
piangeresti silenziosamente
e le stelle piangerebbero
mischiate alla pioggia fine.
Finch'é ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finch'é ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio sul lungosenna
sotto i salici, mia rosa, con te
sotto i salici piangenti molli di pioggia
ti direi due parole le più ripetute a Parigi
le più ripetute, le più sincere
scoppierei di felicità
fischietterei una canzone
e crederemmo negli uomini.
In alto, le case di pietra
senza incavi né gobbe
appiccicate
coi loro muri al chiar di luna
e le loro finestre diritte che dormono in piedi
e sulla riva di fronte il Louvre
illuminato dai proiettori
illuminato da noi due
il nostro splendido palazzo
di cristallo.
Finch'é ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finch'é ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio, lungo la Senna, nei depositi
ci siederemmo sui barili rossi
di fronte al fiume scuro nella notte
per salutare la chiatta dalla cabina gialla che passa
– verso il Belgio o verso l’Olanda? –
davanti alla cabina una donna
con un grembiule bianco
sorride dolcemente.
Finch'é ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finch'é ancora tempo, mio amore.
Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.
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Logopedista nei sogni
Notturno in tram a Berlino di Nazim Hikmet.
La vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia tutti
e quattro camminiamo fianco a fianco senza parlarci
ciascuno cammina solo ma siamo l'uno a fianco dell'altro
che cosa non avremmo dato gli uni e gli altri per non sentire
il rumore dei passi gli uni degli altri
dentro di noi abbiamo pietà imprechiamo gli uni contro gli
altri ma ci amiamo perchè non crediamo gli uni negli altri
che cosa non avremmo dato per arrivare a un incrocio e
infilare presto quattro strade diverse ma non so se uno di
noi morisse se quelli che restano sarebbero contenti
la vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia tutti e
quattro camminiamo fianco a fianco
la notte prendiamo il tram i tram che non sappiamo dove vadano
la notte i tram puliti larghi a tre vagoni ci portano in
qualche luogo con stridori sferragliamenti
a un tratto si levano davanti a noi dei muri bruciati e sotto
il riverbero dei lampioni marciano diritti e testardi verso di noi
delle finestre appaiono davanti a noi e vengono in folla verso
di noi schiacciandosi l'una con l'altra
finestre che non hanno nè vetri nè infissi che non sono finestre
delle stanze degli uomini ma finestre del vuoto
passiamo davanti alle porte senza battenti le porte che aprono su nulla
sui marciapiedi degli uomini con tre punti sopra il bracciale aspettano il tram
sono appoggiati sui loro bastoni dalle punte di gomma
non so se tutti i muti sono anche dei sordi ma certo la maggior
parte dei ciechi sono dei ciechi con gli occhi aperti e le luci
dei tram cadono nei loro occhi aperti ma loro non si rendono
conto che la luce cade nei loro occhi
vecchie bigliettaie stanche fanno salire i ciechi sui tram
donne che mi avete guidato teneramente tenendomi per mano
a quasi tutte voi non ho dato che qualche poesia e forse un po' di tristezza
sono grato a voi tutte
traversiamo le tenebre degli spiazzi vuoti dove crescono i ciuffi d'erbacce
i tram traversano le piazze i cui palazzi barocchi sono distrutti
e le pietre bruciate spezzate si somigliano talmente che la testa
ci gira e giriamo in tondo
questa città è tutta bucata perchè ha mandato i suoi soldati a distruggere altre città
ho visto città rase al suolo avevano mandato i loro soldati
a distruggere altre città e i soldati delle altre città le avevano rase al suolo
ho visto città che preparavano i loro soldati per mandarli
a distruggere altre città ed essere distrutte esse stesse
dei violinisti salgono in tram con le scatole dei violini sotto
il braccio e i loro lunghi capelli tristi non riescono a
nascondere la loro calvizie
questo agosto è forse l'ultimo agosto del mondo ha chiesto uno
dei violinisti alla bigliettaia in una lingua che non conosco
sulle piattaforme dei tram ci sono dei giovani in collera
credo ch'essi stessi non sappiano perchè e contro chi sono in collera
che ora sarà adesso all'Avana amore mio sarà notte o giorno
le ragazze scendono dai tram
le loro gambe sono abbastanza ben fatte
senza fare un gesto seduto dove sono le seguo e sotto il ponte
di pietra sento vicinissimo al mio viso il calore delle loro
bocche e volto la testa a una giovane donna che mi tocca la spalla
senza ch'io sappia dov'è
i suoi capelli son paglia d'oro le sue ciglia azzurre
il suo collo bianco è lungo e rotondo
alle fermate vecchie donne terribili con cappelli di
paglia nera traversano le rotaie tenendosi per mano
l'uomo seduto alla mia destra s'è inabissato dentro se stesso
s'è perduto dentro se stesso
è così lo so è così che la vecchiaia comincia
tuttavia non è in mio potere non cadere nelle onde tristi
così comincia la vecchiaia
l'uomo seduto alla mia destra è caduto ancora nelle onde tristi
alla porta del deposito siamo scesi dall'ultimo tram
rientriamo a piedi
tutti e quattro
la vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia
quando arriviamo all'albergo il sole comincia a spuntare
nella nostra stanza apriamo la radio
parla dei vascelli cosmici.
Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.
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02-September-2017, 16:44
#24
Master Member
LECCE
Biancamente dorato
è il cielo dove
sui cornicioni corrono
angeli dalle dolci mammelle,
guerrieri saraceni e asini dotti
con le ricche gorgiere.
Un frenetico gioco
dell'anima che ha paura
del tempo,
moltiplica figure,
si difende
da un cielo troppo chiaro.
Un’aria d’oro
mite e senza fretta
s’intrattiene in quel regno
d’ingranaggi inservibili fra cui
il seme della noia
schiude i suoi fiori arcignamente arguti
e come per scommessa
un carnevale di pietra
simula in mille guise l'infinito.
Vittorio Bodini
Io li odio i nazisti dell'Illinois...
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24-February-2018, 11:18
#25
Logopedista nei sogni
Su un tram ho visto in faccia la bellezza,
un tram sudato, di cappelli e giacche,
di impiegati con le facce della tristezza,
e donne grasse, e ombelichi sui tacchi;
ho visto la faccia che le bruciava il cuore
in una Milano che scivolava tra mucchi
di case addormentate, di uomini che sembrano morire,
di auto, bus, sirene e gas nell’aria,
e questo fuggire del tempo oltre la volontà.
Era una traccia franca, luce nell’aria,
nel ridere blu di occhi color del vento,
un vestito floscio d’un rosa che pare cangiante
al tremare del corpo al tocco del sentimento.
Io l’ho bevuta nel bello del suo guardare
e lei si è fatta festa tra la gente.
Franco Loi
Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.
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24-February-2018, 14:50
#26
Senior Member
Diano Marina(Imperia)
Questa notte
lontano dalla città rovente
la brezza marina
scompiglia i capelli.
Osservo le colline di Diano
calarsi nel buio del mare
stellato di barche.
Gli illuminati gialli campanili
a ricordare
antiche borgate marinare.
Il lungomare con le sue luci
traccia il confine
tra due mondi opposti e vicini.
Il buio inghiotte il mare
che ancora risacca e profuma
memorie di luoghi lontani.
Grazie all'aroma dei pini
mi sento in Patria
alle radici.
De Gregori Gabriella
" E se io non fossi l'eroe? Se io fossi il cattivo? " Twilight
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Logopedista nei sogni
VERSI ALLA TRISTEZZA DI BUENOS AIRES
Tristi strade dritte, ingrigite e uguali,
da cui s’intravede, talvolta, uno spicchio di cielo,
le sue scure facciate e l’asfalto del suolo
hanno spento i miei tiepidi sogni primaverili.
Quanto vagai da quelle parti, sbadata ed intrisa
nel vapore grigiastro, lento, che le decora,
Della loro monotonia la mia anima soffre tutt’ora
- Alfonsina! - non chiamare. Ormai non rispondo a niente.
Se in una delle tue case, Buenos Aires, morirò
osservando in giorni autunnali il tuo cielo recluso
per me non sarà una sorpresa la tua lapide pesante.
Che tra le tue strade dritte, unte dal suo fiume
spento, plumbeo, desolante e ombroso,
quando vagai da quelle parti, già stavo sottoterra.
(da Ocra, 1925)
Alfonsina Storni
Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.
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08-November-2018, 12:47
#28
Master Member
BERLINO I
Seduti sopra l'erto e polveroso
argine della strada, contempliamo
la calca innumerevole e confusa
e, nella sera, la città lontana.
Le vetture dei tram, imbandierate,
s'aprono, colme un varco tra la folla.
Fendon gli omnibus, carichi, le strade.
Suonar di clacson, fumo ed automobili.
Verso l'immenso mare di cemento.
Ma ad ovest si disegna, fusto a fusto,
la filigrana delle chiome spoglie.
Il sole pende, enorme, all'orizzonte.
Fiamme saetta l'arco della sera.
E il sogno della luce, alto, su tutto.
GEORG HEYM
Io li odio i nazisti dell'Illinois...
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08-November-2018, 18:49
#29
Moderator
Ciao Enribello,
il sonetto che posti è semplicemente stupendo ed è uno dei migliori prodotti dell'espressionismo poetico tedesco. Però (mi perdonerai l'attacco di pedanteria) non si tratta di Berlin I, che in realtà è molto più famosa e più sovente inflitta agli studenti liceali come articolo di studio, ma di Berlin II.
Ecco il testo originale (come pezza d'appoggio)
BERLIN II
Der hohe Straßenrand, auf dem wir lagen,
War weiß von Staub. Wir sahen in der Enge
Unzählig: Menschenströme und Gedränge,
Und sahn die Weltstadt fern im Abend ragen.
Die vollen Kremser fuhren durch die Menge,
Papierne Fähnchen waren drangeschlagen.
Die Omnibusse, voll Verdeck und Wagen.
Automobile, Rauch und Huppenklänge.
Dem Riesensteinmeer zu. Doch westlich sahn
Wir an der langen Straße Baum an Baum,
Der blätterlosen Kronen Filigran.
Der Sonnenball hing groß am Himmelssaum.
Und rote Strahlen schoß des Abends Bahn.
Auf allen Köpfen lag des Lichtes Traum.
Ed ecco anche il testo di Berlin I... che mi piace moltissimo!
Berlin I
Beteerte Fässer rollten von den Schwellen
Der dunklen Speicher auf die hohen Kähne.
Die Schlepper zogen an. Des Rauches Mähne
Hing rußig nieder auf die öligen Wellen.
Zwei Dampfer kamen mit Musikkapellen.
Den Schornstein kappten sie am Brückenbogen.
Rauch, Ruß, Gestank lag auf den schmutzigen Wogen
Der Gerbereien mit den braunen Fellen.
In allen Brücken, drunter uns die Zille
Hindurchgebracht, ertönten die Signale
Gleichwie in Trommeln wachsend in der Stille.
Wir ließen los und trieben im Kanale
An Gärten langsam hin. In dem Idylle
Sahn wir der Riesenschlote Nachtfanale.
Georg Heym (1887 - 1912)
Originariamente inviato da
Enribello
BERLINO I
Seduti sopra l'erto e polveroso
argine della strada, contempliamo
la calca innumerevole e confusa
e, nella sera, la città lontana.
Le vetture dei tram, imbandierate,
s'aprono, colme un varco tra la folla.
Fendon gli omnibus, carichi, le strade.
Suonar di clacson, fumo ed automobili.
Verso l'immenso mare di cemento.
Ma ad ovest si disegna, fusto a fusto,
la filigrana delle chiome spoglie.
Il sole pende, enorme, all'orizzonte.
Fiamme saetta l'arco della sera.
E il sogno della luce, alto, su tutto.
GEORG HEYM
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
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09-November-2018, 14:27
#30
Master Member
Ciao Rupert hai fatto bene a segnalare la cosa.
A volte il web ci inganna...
https://gedichte.xbib.de/Heym_gedicht_Berlin+1.htm
Io li odio i nazisti dell'Illinois...
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