"Il castello dei destini incrociati"
di Italo Calvino.
"Mi sono applicato soprattutto a guardare i tarocchi con attenzione, con l'occhio di chi non sa cosa siano, e a trarne suggestioni ed associazioni, a interpretarli secondo un'iconologia immaginaria, Quando le carte affiancate a caso mi davano una storia in cui riconoscevo un senso, mi mettevo a scriverla"
(Dalla Nota di Italo Calvino all'edizione del 1973)
Un libro singolare, questo di Italo Calvino. Mi verrebbe da dire, singolare come tutti i suoi libri. Ma questo lo è ancora di più: strappa il lettore dal banale, dal noto, dal consueto per gettarlo in pasto alla belva irrazionale ed all'angelo nascosto che sta in ognuno di noi, alterando lo stato di conoscenza e di percezione. Verrebbe da dire, dopo averlo letto: Ma la realtà, è veramente quella che mi si presenta davanti agli occhi? Che io tocco sensibilmente? Che i miei sensi percepiscono come reale? E se non lo è, allora è probabile che esista una meta-intelligenza, una razionalità segreta e ancora tutta da scrivere... o meglio, ancora tutta da vivere. Questi sono i primi pensieri che mi sono balzati - inconsueti - dopo la lettura di questo bel libro, che propongo agli amici del Forum con tutto il dovuto rispetto che si deve ai grandi Autori. Calvino, appunto
Sir Galahad
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