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Il prato
Tutto il prato è un traforo
di luci a cento a cento!
Son ranuncoli d'oro,
son viburni d'argento:
son corimbi sospesi
sul velluto dell'erba:
son gli occhietti accesi
dell'estate superba.
E così sembra il prato,
trapunto di colori,
un cielo costellato
che ha per stelle i fiori.
Antonia Pozzi
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Si parte sempre da Greenwich
dallo zero segnato in ogni carta e in questo
grigio sereno colore d’Inghilterra.
Armi e bagagli, belle
speranze a prua,
sprezzando le tavole dei numeri
i calcoli che scattano scorrevoli
come toppe addolcite
da un olio armonioso, in un’esatta
prigione.
Troppe prede s’aggirano tra i fuochi
delle Isole, e navi al largo,
piene, panciute, buone
per essere abbordate dalla ciurma
sciamata ai Tropici
votata alla cattura
di sogni difficili, feroci.
Ed alghe, spume,
il fondo azzurro in cui
pesca il gabbiano del ritorno
posati accanto al grigio
disteso colore
degli occhi, del cuore, della mente,
guano australe ai semi
superstiti del mondo.
Bartolo Cattafi
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Le Conchiglie
Le conchiglie si aprono e sono anfore
che promettono miele.
Splendono ribaltandosi sull’onda. Ridono.
Strani occhi spalancano alla luce
occhi implacabili cupi
maestri del mistero.
Le conchiglie ruotano insieme agli
astri nei cieli furibondi.
Perseguitate dal tempo e dal tempo uccise
sembrano piccoli scheletri che non rispondono alle voci e non
riscuotono pietà.
Ma cuore svuotato oh cala sulla mia mano
racconta di ieri e di oggi con grande cortesia
LIMA SCABRA frutto della foresta
foglia dell’acqua apriti
come la pagina di un libro colpito dal fulmine
come il cavallo che fugge sull’onda.
E apriti MODIOLUS severo
che sbianchi quando le parole non
raggiungono la meta.
Tenere pallide inquiete
come la luna calpestata dall’uomo
appiattite sotto il cielo del mare
le conchiglie ascoltano i
vulcani in fondo alla terra tremare.
Roberto Roversi
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Non posso dimostrare che gli anni abbiano piedi -
pure son certa ch'essi sono in corsa
da sintomi passati
da sequenze concluse -
Sempre nuovi i traguardi dei miei passi -
sorrido a quelle mete
che parevano ieri così ardite -
più vasti sono gli orizzonti d'oggi -
Non dubito che la persona che ero
mi bastasse - ma qualcosa
di non perfetto nella sua misura
dice che son cresciuta - ed è così.
Emily Dickinson
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E adesso apri gli occhi.
Non spalancarli. Piano:
socchiuderli basterà.
Ti basterà, vedrai, per
scoprire che nel mondo
c’è troppa meraviglia
per non vivere una vita.
Vedi? E’ già primavera.
E tu stringi in mano
frammenti di esistenza.
Hai l’universo, dentro.
Credi a me, è abbastanza.
Abbastanza perché tu
possa sorridere anche
così ed ora.
E non dare ascolto ai poeti,
quando dicono
che solo nei sogni
gli uomini sono liberi:
mentono.
Lo fanno sempre,
da sempre.
Annamaria Bianco
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PER UN BEL GIORNO
Un cielo così puro
un vento così leggero
non so più dove sono
dove ero.
O gaggia nuda,
bruna violetta
che nel calore fugace
appassisci...
Giorno te ne vai
e non sai nulla di me e della violetta
che tanto amo
e del ramo nudo della gaggia,
giorno, non andar via.
Attilio Bertolucci
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Dono
Mi dici che il silenzio
è più vicino alla pace delle poesie
ma se in dono
ti portassi il silenzio
(perché io conosco il silenzio)
diresti allora
Questo non è silenzio
è un’altra poesia
e me lo restituiresti.
Leonard Cohen
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Sto ferma ferma ferma per essere anche altrove.
È questa la mia idea di mitezza – tende
a mettere a fuoco per vedere
anche sott’acqua in un perenne battesimo
perché se stai fermo fermo fermo
sprofondi nel senso della terra e si fa acqua
il gesto – fusione del creato – potenza di passaggio
verso lo stato aeriforme
una volta dichiarato che possiamo volare
soltanto se disposti a smettere di camminare.
Antonella Bukovaz
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Dio, la mia testa!
Stamattina
già cinque caffè
e tanta nicotina
Dammi due cachet
E lo stomaco! Ci ho proprio
un chiodo nel duodeno
saranno le tre grappe
o i Campari a digiuno?
(Il Martini? ma via
ne ho preso solo uno!)
Piuttosto è la Vodka
che m’ha un po’ agitato
per fortuna col Valium
mi sono calmato
(ma, credi a me
il massimo è il Tavor
con Gin e Fernet)
Adesso però
devo star su
fino a domattina
mi sparo due caffè
Optalidon e Aspirina
e se proprio crollo
un’Anfetamina
Ah, sí le sigarette
io quando lavoro
devo aver lí sul tavolo
una stecca di Marlboro
se no, non riesco
Forza, partiamo!
Due whiskini ghiacciati
e scriviamo un bel pezzo
su quei poveri drogati
(Ahi, la mia testa,
presto altri due cachet)
Dunque: perché lo fanno?
Perché?
Perché?
Stefano Benni
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Dio! tragicamente attuale!!!! ciao
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Sto ferma ferma ferma per essere anche altrove.
È questa la mia idea di mitezza – tende
a mettere a fuoco per vedere
anche sott’acqua in un perenne battesimo
perché se stai fermo fermo fermo
sprofondi nel senso della terra e si fa acqua
il gesto – fusione del creato – potenza di passaggio
verso lo stato aeriforme
una volta dichiarato che possiamo volare
soltanto se disposti a smettere di camminare.
Antonella Bukovaz (Cividale, 1963), inedito
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Edizione corretta
Ancora solo pochi passi e poi
lei sarà di nuovo sua sentirà
libererà il suo canto che senza di lei
inaridisce. Collo naso orecchie
gli occhi i capelli la bocca
e così via lui
li canterà solo
a eterna gloria di lei.
Ma una voce si alza.
Orfeo ascolta:
lei che doveva solo tendere l'orecchio
cantando gli piomba sulle spalle.
Allora
si volta ed
ecco
dalle turbate mani gli scivola
la lira. Che Euridice raccoglie
e uscendo percuote piano
con tocchi trattenuti. Collo naso orecchie
gli occhi i capelli la bocca
e così via lei
li canterà solo
a eterna gloria di lui.
Se Orfeo l'abbia poi seguita
le fonti lasciano
all'oscuro.
Ulla Hahn
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Vigilia di restare
Tutto è pronto: la valigia,
le camicie, le mappe, la fatua speranza.
Mi spolvero le palpebre.
Ho messo all’occhiello
la rosa dei venti.
Tutto è pronto: il mare, l’atlante, l’aria.
Mi manca solo il quando, il dove,
un diario di bordo, le carte
di navigazione, venti a favore,
il coraggio e qualcuno che mi ami
come non so amarmi io.
La nave che non c’è, le mani attonite,
lo sguardo intento, le imboscate,
il filo ombelicale dell’orizzonte
che sottolinea questi versi sospesi…
Tutto è pronto. Sul serio.
Invano.
Juan Vicente Piqueras
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Il suo corpo è diventato quello di un estraneo,
anche se lo conosco meglio di tutti.
Inafferrabile e muto. Inutile. Non resta niente.
Anche della sua voce, che ho avuto così vicina,
ho dimenticato le sfumature.
O meglio, non le ho dimenticate, soltanto,
il mio cuore non sa più percepirle,
i ricordi si incastrano e si confondono.
Brillano qua e là alcuni fermoimmagine involontari.
Credo succeda a tutti:
restano ricordi che non ci interessano,
volti che non abbiamo amato,
momenti che non hanno avuto poi troppa importanza,
dettagli come una verruca, un neo peloso,
cose sgradevoli, inessenziali,
eppure stanno lì, ferme e lucide.
Incancellabili.
Chissà perché.
Simona Vinci
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Volevamo essere come le cose di terracotta
Esserci per quelli,
che prendono il loro caffè di mattina alle cinque
in cucina
Appartenere ai tavoli semplici
Volevamo essere come le cose di terracotta, fatte
di terra dei campi
E in modo che nessuno potesse usarci per uccidere
Volevamo essere come le cose di terracotta
in mezzo a
tanto
acciaio
che rulla
Saremo come i cocci delle cose
di terracotta: mai più
un insieme, forse
un balenare
nel vento
Reiner Kunze
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Quanto più puoi
Farla non puoi, la vita,
come vorresti? Almeno questo tenta
quanto piú puoi: non la svilire troppo
nell'assiduo contatto della gente,
nell'assiduo gestire e nelle ciance.
Non la svilire a furia di recarla
cosí sovente in giro, e con l'esporla
alla dissennatezza quotidiana
di commerci e rapporti,
sin che divenga una straniera uggiosa.
Konstandinos P. Kavafis
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NEL MESE DI MAGGIO
Dal mio giardino si vedono così e non si possono spiegare
l’accordo dell’azzurro rarefatto e quello del verde
che sale e si fa spazio in certe mattine di maggio
quando il calore viene sulle braccia scoperte
e tocca il tendine d’azzurro e il tendine di verde
che credevamo spenti, nella nostra testa di oggi,
tanti anni fa. In mattine così, la terra si piega
e si anima in cose inanimate come i sassi
nel brulichìo nascosto dalle foglie, nel nostro
essere muti e felici di non avere un nome.
Forse daremo un nome a questa luce sugli occhi,
alla rondine scolpita dall’aria mentre passa,
all’ombra durata un battito sulle nostre mani;
forse saremo infanzia e chiuderemo il pericolo
nel nome del pericolo e allontaneremo le nostre spalle
dalla città abbagliata e splenderanno amate dal caso
e dal vento le nostre impronte quando qualcuno chiuderà
il cancello dietro a noi, e ci guarderà partire.
Pierluigi Cappello
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Eredità
a Josip Osti
I nostri avi ci hanno lasciato in eredità
degli Schonbrunn, dei Palazzi d’Inverno,
dei Ponts Charles,
delle Piazza San Marco,
senza menzionare
i Westminster
che rappresentano
i drammi di Shakespeare,
i romanzi di Tolstoi
o la “suite n. 3” di Bach.
E noi altri,
cosa lasceremo in eredità
ai nostri discendenti?
Degli snack-bar,
delle stazioni di servizio,
dei garages,
e qualche anti-romanzo.
Izet Sarajlić
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QUANDO SI PERDE IL SEGNALE
Non avere pietà di quello che sei stato,
perché la pietà è troppo breve:
non dà il tempo di costruire nulla.
Di notte, in un piccolo aeroporto,
vedi come un aereo sta salendo.
Stai perdendo il segnale.
Sei convinto di stare vivendo
anni senza speranze che sono però
i più felici della tua vita.
C’è altra poesia, ci sarà sempre,
come c’è altra musica.
Quella di Beethoven sordo.
Quando si perde il segnale.
JOAN MARGARIT
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Portami lungo viali vuoti...
Portami lungo viali vuoti,
parlami di qualche sciocchezza,
pronuncia vagamente un nome.
I lampioni piangono l'estate.
Due lampioni piangono l'estate.
Cespugli di sorbo. Una panchina umida.
Amore mio, resta con me fino all'alba,
poi lasciami.
Rimasto come un'ombra offuscata,
vagherò qui ancora un po',ricorderò tutto,
la luce accecante, il buio infernale,
io stesso fra cinque minuti sparirò.
Boris Ryzyi
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L’universo non ha un centro,
ma per abbracciarsi si fa cosí:
ci si avvicina lentamente
eppure senza motivo apparente,
poi allargando le braccia,
si mostra il disarmo delle ali,
e infine si svanisce,
insieme,
nello spazio di carità
tra te
e l’altro.
Chandra Livia Candiani
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Avrei dovuto avere due cuori,
il primo insensibile,
il secondo costantemente innamorato:
questo lo avrei affidato a coloro per cui batte
e con l’altro avrei vissuto felice.
Amin Maalouf
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Se solo si potesse vivere tra parentesi
si potrebbe prendere chi vuoi dentro con te,
e il resto del mondo aspetterebbe fuori
a guardare educatamente dall’altra parte.
Se si sbucasse fuori dalla parentesi,
la vita continuerebbe come prima.
Non ci sarebbero conseguenze
e per una volta i muri si troverebbero dove vuoi tu.
Se solo fosse possibile.
Ma le parentesi esistono solo nei libri.
E il mondo gira di conseguenza.
A. Fienberg
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Ci provo a portarti in me,
nel mio pericolo,
nella mia impresa
di insensata emergenza.
Vedi, tutto può crollare,qui. Le facce come le case,
sono cinema, sono cenere.
Ma ti tengo stretta
come polvere con il cielo,
consegno le nostre due
trasparenze all'aria calda del dopo terremoto,
alle macerie che fumano quiete,
alla quiete di quando hai perso,
tutto. Sei chicco d'uva
di vigna grande,
sorriso
che abbandona adagio adagio, ti tengo
sul palmo della mano
con delicata forza, ti sostengo fino al cielo,
fino a casa.
Chandra Livia Candiani
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STOP
di Angelo Maria Ripellino
Stop
Non attenderti più, non chiamarti,
consumarsi come una lanterna,
non cercarti, non telefonarti,
nascondere il viso tra umide mani
piangere in segreto come l'alba,
e tornare da solo in quella strada,
dove cinguettavano i tuoi baci.
Spegnere questo fuoco divorante,
strozzare le idre del desiderio,
non attenderti più, non chiamarti,
scivolare nel tempo e nell'ombra.
Perderti come un mito, e fra vent'anni
ritrovarti, ormai gonfia di buon senso,
con bracciate di figli e di faccende,
e ricordare con te le fugaci
carezze, il sortilegio del distacco.
Biascicando, esprimerti il rimpianto
di ciò che è perduto, che mi lasciai sfuggire:
della tua giovinezza stellare,
del tuo piccolo corpo di uccello ferito.
E sarà scialbo il ricordo, grigiastro, sfiorito,
e nulla potrà risvegliare quei giorni.
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Vivere è stare svegli
e concedersi agli
altri,
dare di sé sempre il meglio
e non essere scaltri.
Vivere è
amare la vita
coi suoi funerali e i suoi balli
trovare favole e
miti
nelle vicende più squallide.
Vivere è attendere il sole
nei giorni
di nera tempesta
schivare le gonfie parole
vestire con frange di
festa.
Vivere è scegliere le umili
melodie senza strepiti e
spari,
scendere verso l'autunno
e non stancarsi di amare.
Angelo Maria Ripellino
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Dietro le facciate, adesso,
appaiono nuvole altissime bianche,
non sembrano affatto cittadine,
ma soffi divini zitti zitti,
rivestono i tetti di supremi messaggi,
gesticolata bellezza.
intanto tu non so dove sei
ma sei,
buccia tesa che cammina
disperatamente sbocciata,
interamente esposta
all'accecante stagione.
E io millimetro per millimetro
ti dedico tutto.
Tua casa.
Chandra Livia Candiani
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Dicono tutti:
“Ah, la voluttà del proibito!”
Io non capisco.
Io non ho mai cercato che il permesso,
le porte aperte,
le stanze calde,
e come arrivare alla sala del trono.
Io sempre in prima fila
quando c’è da sperare,
sempre in ammirazione
per chi fa qualche cosa,
forse, mi dico,
mi prenderà con sé,
poi son delusa a morte e mi ubriaco
di utopie e apocalissi.
Per fortuna gli altri non lo sanno,
i cari altri
che tutto possono,
da cui tutto dipende:
io sono peggio del cucciolo che sbrana
il cuscino, la cuccia
se lo lasciano a casa,
io sbrano anche me stessa.
Anna Maria Carpi
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Salire scale pericolanti
con borse cariche di sofferenze e rabbia.
Oltrepassare sbadata il proprio piano
e inchiodare la testa nel buio della soffitta.
Gettare dall’alto uno sguardo sul baratro
e dal basso il baratro lo sguardo in te.
Proprio accanto percepire un’assenza
e tu stessa lontana da lei.
Ma perché? – gridare a nessuno.
E turbinosa l’eco ti risponda: – Perché?
Dalla riva del tempo sgretolata
crollare in un vuoto atemporale.
Sull’orlo dello strazio arrivata,
ti fermarai sfinita sull’orlo?
Oppure là, fuori, lungo quella scala
a fatica giungerai sull’orlo del mistero?
Blaga Dimitrova
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Quote:
Originariamente inviato da
Aleciccio
Salire scale pericolanti
con borse cariche di sofferenze e rabbia.
Oltrepassare sbadata il proprio piano
e inchiodare la testa nel buio della soffitta.
Gettare dall’alto uno sguardo sul baratro
e dal basso il baratro lo sguardo in te.
Proprio accanto percepire un’assenza
e tu stessa lontana da lei.
Ma perché? – gridare a nessuno.
E turbinosa l’eco ti risponda: – Perché?
Dalla riva del tempo sgretolata
crollare in un vuoto atemporale.
Sull’orlo dello strazio arrivata,
ti fermarai sfinita sull’orlo?
Oppure là, fuori, lungo quella scala
a fatica giungerai sull’orlo del mistero?
Blaga Dimitrova
La Dimitrova è una delle mie poetesse preferite. Questa poesia non la conoscevo. grazie!
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Grazie Claire per la straordinaria scoperta di questa poetessa! Chandra Livia Candiani è la donna che, secondo Vivian Lamarque, “non fa in tempo ad aprire bocca che nasce una poesia"
(“La bambina pugile ovvero La precisione dell’amore”, Einaudi 2014)
Certe mattine
al risveglio
c’è una bambina pugile
nello specchio,
i segni della lotta
sotto gli occhi
e agli angoli della bocca,
la ferocia della ferita
nello sguardo.
Ha lottato tutta la notte
con la notte,
un peso piuma
e un trasparente gigante
un macigno scagliato
verso l’alto
e un filo d’erba impassibile
che lo aspetta
a pugni alzati:
come sono soli gli adulti.
Chandra Livia Candiani
tratta da http://www.minimaetmoralia.it/wp/cha...ivia-candiani/
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Quote:
Originariamente inviato da
daniela
Grazie Claire per la straordinaria scoperta di questa poetessa! Chandra Livia Candiani è la donna che, secondo Vivian Lamarque, “non fa in tempo ad aprire bocca che nasce una poesia"
Daniela sono felice di leggere il tuo entusiasmo per questa poetessa ma non è me che devi ringraziare di questa scoperta bensì Andrea che ne ha postato una poesia il 16 maggio nel topic di poesia "solitudine".
http://www.scompaginando.it/showthre...ll=1#post22898
Mi piacque molto e cominciai a interessarmene.
:ciao:
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ANNUNCIO
Cerco il mio sorriso.
L'ho fatto cadere qui, da qualche parte
in mezzo ai fatti e alle parole.
Se qualcuno lo trova,
lo appenda all'orecchio
come un orecchino!
E dica al boia:
Non più spauracchi di pianto!
Chi genera paura, è preso dal panico.
Blaga Dimitrova
8 aprile 1989
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Quote:
Originariamente inviato da
Claire
Daniela sono felice di leggere il tuo entusiasmo per questa poetessa ma non è me che devi ringraziare di questa scoperta bensì
Andrea che ne ha postato una poesia il 16 maggio nel topic di poesia "solitudine".
http://www.scompaginando.it/showthre...ll=1#post22898
Mi piacque molto e cominciai a interessarmene.
:ciao:
Ed è proprio la poesia della bambina pugile! Grazie Andrea per la scoperta di questa poetessa!
Non so se capita anche a voi, ma a me l'effetto che una poesia può fare non è lo stesso in tutti i momenti: dipende forse dallo stato d'animo, dall'attenzione con cui si legge, da ciò che si sta vivendo, dalle assonanze che la poesia richiama, e da altro ancora.
Stavolta la magia di questa poetessa l'ho colta pienamente!
Perciò grazie ad Andrea che l'ha scoperta e a Claire che l'ha rilanciata!
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Il Lonfo
Il Lonfo non vaterca né gluisce
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce,
sdilenca un poco e gnagio s'archipatta.
È frusco il Lonfo! È pieno di lupigna
arrafferia malversa e sofolenta!
Se cionfi ti sbiduglia e ti arrupigna
se lugri ti botalla e ti criventa.
Eppure il vecchio Lonfo ammargelluto
che bete e zugghia e fonca nei trombazzi
fa legica busia, fa gisbuto;
e quasi quasi in segno di sberdazzi
gli affarferesti un gniffo. Ma lui, zuto
t' alloppa, ti sbernecchia; e tu l'accazzi.
Fosco Maraini
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Il cielo rosa di Lisbona.
Qualcuno dice lentamente:
La conosci, Lisbona…?
La conosco.
E’ una giovane scalza e leggera,
un vento improvviso e chiaro nei capelli,
una piccola ruga intorno ai suoi occhi,
la solitudine si apre nelle sue dita e sulle sue labbra,
scende le scale, tante scale,
tante scale fino al fiume.
Io la conosco. E tu, la conosci?
Eugenio de Andrade
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Lieve Offerta
Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera
come le estreme foglie
dei pioppi, che s’accendono di sole
in cima ai tronchi fasciati
di nebbia –
Vorrei condurti con le mie parole
per un deserto viale, segnato
d’esili ombre –
fino a una valle d’erboso silenzio,
al lago –
ove tinnisce per un fiato d’aria
il canneto
e le libellule si trastullano
con l’acqua non profonda –
Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera,
che la mia poesia ti fosse un ponte,
sottile e saldo,
bianco –
sulle oscure voragini
della terra.
Antonia Pozzi
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Quando vi ho fatto, vi amavo.
Ora vi compatisco.
Vi ho dato quanto vi serviva:
letto di terra, lenzuolo di aria blu…
Mentre mi allontano da voi
vi vedo più chiaramente.
A quest’ora le vostre anime avrebbero dovuto essere
immense,
non quel che sono,
piccole cose vocianti…
Vi ho dato ogni dono,
blu del mattino primaverile,
tempo che non sapevate come usare:
volevate di più, l’unico dono
riservato a un’altra creazione.
Qualsiasi cosa abbiate sperato,
non troverete voi stessi nel giardino,
fra le piante che crescono.
Le vostre vite non sono circolari come le loro:
le vostre vite sono il volo dell’uccello
che inizia e finisce nell’immobilità:
che inizia e finisce, forma che riflette
quest’arco dalla betulla bianca
al melo.
Louise Glück