Ecco un frammento del saggio di George Orwell Charles Dickens:

"Quando si legge un qualsiasi brano di narrativa fortemente caratterizzato, si ha l’impressione di vedere un volto da qualche parte dietro la pagina. Non è necessariamente il vero volto dello scrittore. Questa sensazione è per me particolarmente intensa quando leggo Swift, Defoe, Fielding, Stendhal, Thackeray, Flaubert, anche se in molti casi non so quale aspetto avessero queste persone né mi preme saperlo. Ciò che si vede è il volto che lo scrittore dovrebbe avere.
Ebbene, nel caso di Dickens vedo un volto che non è proprio quello delle immagini di Dickens, anche se in qualche modo lo ricorda. E’ il volto di un uomo di circa quarant’anni, con una piccola barba di colore luminoso. Ride, ma c’è una traccia di rabbia nella sua risata, senza trionfo però, né malignità. E’ il volto di un uomo che ha sempre combattuto contro qualcosa, ma che combatte alla luce del sole e non ha paura, il volto di un uomo che è generosamente arrabbiato – in altre parole, di un liberale del diciannovesimo secolo, di un’intelligenza libera, di un tipo odiato con uguale odio da tutte le piccole puzzolenti ortodossie che in questi momenti si stanno contendendo la nostra anima."