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Discussione: Letteratura greco-antica

          
  1. #16
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
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    ODISSEA di Omero

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    (Ulisse e Polifemo; cratera ellenica)

    Narra le vicende del ritorno in patria di Ulisse (Odisseo), in un lasso di tempo che dura dieci anni.
    Proemio:

    Musa, quell’uom di moltiforme ingegno
    Dimmi, che molto errò, poich’ebbe a terra
    Gittate d’Iliòn le sacre torri;
    Che città vide molte, e delle genti
    L’indol conobbe; che sovr’esso il mare
    Molti dentro del cor sofferse affanni,
    Mentre a guardar la cara vita intende,
    E i suoi compagni a ricondur: ma indarno
    Ricondur desiava i suoi compagni,
    Che delle colpe lor tutti periro.
    Stolti! che osaro vïolare i sacri
    Al Sole Iperïon candidi buoi
    Con empio dente, ed irritaro il Nume,
    Che del ritorno il dì lor non addusse.
    Deh parte almen di sì ammirande cose
    Narra anco a noi, di Giove figlia, e Diva.

    Explicit:

    Ulisse
    Con un urlo, che andò sino alle stelle,
    Inseguia ratto i fuggitivi, a guisa
    D’aquila tra le nubi altovolante.
    Se non che Giove il fulmine contorse;
    E alla Sguardoazzurrina innanzi ai piedi
    Cascò l’eterea fiamma. O generoso,
    Così la Diva, di Laerte figlio,
    Contienti, e frena il desiderio ardente
    Della guerra, che a tutti è sempre grave,
    Non contro a te di troppa ira s’accenda
    L’ampioveggente di Saturno prole.
    Obbedì Ulisse, e s’allegrò nell’alma.
    Ma eterno poi tra le due parti accordo
    La figlia strinse dell’Egïoco Giove,
    Che a Mentore nel corpo, e nella voce
    Rassomigliava, la gran Dea d’Atene.








  2. #17
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    Odissea, poema policentrico

    La vocazione narrativa dell’Odissea è evidente fin dal celerrimo incipit:

    Narrami, o Musa, dell’eroe multiforme, che tanto
    vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia


    Odissea, poema di Ulisse. Ma anche di Penelope. E della guerra, di bottìni, di mare aperto, di tempeste, di terre sconosciute, di mostri, di filtri ammalianti, di regge, di sirene.
    Tutto immerso nell'ombra, nel fluttuante, nell'incerto che alletta e tradisce.
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    E poi, l'acquisto della conoscenza. La mente che si apre a nuove scoperte, a nuovi lidi.
    Ma quale il fine ultimo di Odisseo? Una piccola isola, Itaca, sperduta nell'Egeo. E qui, una casa, una moglie, un figlio.
    Qui, è la stanchezza che si placa, i dolori si ammansiscono.
    È questo, in verità, l'approdo di Odisseo.

  3. #18
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    Ma chi era, poi, Odisseo?

    Col passar dei secoli, con lo scorrere delle letture, Ulisse è diventato simbolo dell'ardimento, della sete di conoscenza, dell'insaziabilità dell'ignoto. Per ciò, spregia il quieto vivere, gli stretti vincoli, per sondare l'ignoto.
    Ma Ulisse è, e rimane, un uomo. Grande, ma un uomo.Eroe, ma uomo. E di questo è ben consapevole: si fa legare all'albero della nave per ascoltare il canto delle sirene: vuole ascoltarle ma, conscio del suo essere uomo con tutte le finitudini, si fa legare. <essendo un uomo, non potrebbe resistere al canto.

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    Faenza:Palazzo Milzetti, Sala di Numa Pompilio: Ulisse e Penelope si avviano al talamo (tempera al centro del soffitto).




    Ma è anche uomo con le migliori qualità degli umani: è devoto ai compagni, è devoto alla patria, è generoso con gli amici, non sa resistere al fascino dell'abbraccio di bianche braccia.
    Arrivato - dopo venti anni - dalla fedele Penelope, il dialogo tra i due sposi riprende.
    Finchè il mare porta una soave morte.
    Immagini allegate Immagini allegate  

  4. #19
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    ESIODO (VIII-VII sec.a.C.)

    Il mondo greco antico subì (e visse) fortemente l'opera di Omero: le sue opere avevano carattere andragogico, pedagogico, riferimento ideale e pratico per le popolazioni elladiche, per i soldati, per i rapporti interpersonali. Erano, come si diceva, parte della paideia, ossìa un insieme di comportamenti, di leggi non scritte ai quali ogni cittadino si atteneva.
    Con Omero, però, va ricordato anche Esiodo: infatti le opere di questo letterato fanno parte del patrimonio ideale tradizionale, la paideia.
    Nacque, Esiodo, in Beozia: i suoi genitori erano latifondisti, proprietari terrieri.

    Il giovane Esiodo venne ben presto a conoscenza delle gesta eroiche narrate dagli aedi ed anche della poesia epica, forse dagli Omerici giunti in Boezia; egli decise di usare il loro stesso metro poetico , l’esametro, per cantare, però, ergomenti diversi da quelli che era ormai abituato ad ascoltare: ossìa, la dura e tenace attività quotidiana con la quale gli uomini alla terra i mezzi per sopravvivere e l’insieme delle credenze religiose che rispettava e aveva imparato a conoscere da varie fonti. Nacquero così le Opere e i Giorni e la Teogonia

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  5. #20
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    Dalla Teogonia: Le Moire

    Le cupe Moire
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    L'Olimpo contempla, tra gli altri dei minori, le tre Moire bianco-vestite. Esse sono Cloto, Lachesi ed Atropo.
    Cloto è la più piccola, ma è anche la più terribile.
    Il filo della vita di ogni uomo è filato dal fuso di Cloto, misurato da Lachesi e reciso - con le forbici - da Atropo. Atropo, quindi, uccide gli uomini; anche se Zeus può cambiare tutto ciò.
    Dicevano gli antichi che l'uomo può influire il proprio destino con una corretta prudenza nel condurre la propria vita. Si racconta che alcuni dei ridano delle Moire, dicendo che Apollo riuscisse, un giorno, ad ubriacare le tremende della vita personale, per salvare la vita del proprio amico Admeto.
    Così si espresse Esiodo nella sua Teogonia:

    « Notte poi partorì l'odioso Moros e Ker nera
    e Thanatos generò il Sonno, generò la stirpe dei Sogni;
    non giacendo con alcuno li generò la dea Notte oscura;
    e le Esperidi che, al di là dell'inclito Oceano, dei pomi
    aurei e belli hanno cura e degli alberi che il frutto ne portano;
    e le Moire e le Kere generò spietate nel dar le pene:
    Cloto e Lachesi e Atropo, che ai mortali
    quando son nati danno da avere il bene e il male,
    che di uomini e dei i delitti perseguono;
    nè mai le dee cessano dalla terribile ira
    prima d'aver inflitto terribile pena, a chiunque abbia peccato. »
    (Teogonia di Esiodo, vv. 211-222)

    [Dirà Dante, moltissimo tempo dopo Esiodo:

    «Ma perchè lei che di notte fila,
    non gli aveva tratta ancora la canocchia,
    che Cloto impone a ciascuno e compila..'»

    (Divina Commedia, Purgatorio, Canto XXI, 25-27)]

    A Delfi, tuttavia, si onorano solo due Moire, non considerando Lachesi,ma pensando a Cloto ed Atropo come uniche reggitrici della vita umana. Ad esse si aggiungeva Afrosite Urania (la maggiore delle Moire) ; Urania significa "regina delle montagne".

    Lachesi , quindi non menzionata, a Delfi. Che, forse, fin da allora l'uomo pretendesse di esser padrone della lunghezza della propria esistenza ? Ipotesi maliziosa, come malizioso è sempre stato l'umano agire.

  6. #21
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    È, la Teogonia (Θεογονία), un poema in 1022 versi che pare però sospeso, incompiuto Esiodo, canta all'inizio l'origine dell'Universo, poi descrive le generazioni degli dèi corrispondenti ai tre periodi della storia del mondo: ossìa, Urano, Crono e Zeus . Esiodo si servì, per la sua composizione, della poesia epica di Omero, di inni, di racconti sacri, e forse di cosmogonie e teogonie più antiche.
    Per l'invenzione e la descrizione della materia trattata, Esiodo propone quindi una dettagliata genealogia divina,così come gli eroi avranno una loro genealogia.


    La Teogonia di Esiodo - cui Erodoto (II, 53) attribuisce, associandogli Omero, il merito di avere dato agli dei greci un nome, una sfera d'azione, una genealogia - vuole essere una sistemazione delle confuse e caotiche tradizioni anteriori, fatta allo scopo di dare agli dei, al disopra dei particolarismi locali, una coordinazione in armonia con lo sviluppo storico della Grecia. In essa infatti tutte le generazioni divine sboccano in quella di Zeus che detronizza Crono, vince la guerra contro i Titani, diviene definitivamente signore dell'Olimpo di cui sistema il pantheon, e inizia anche, accoppiandosi a donne mortali, la schiatta degli eroi.
    (da Enciclopedia Treccani)



    E ancora: Così il grande Esiodo descrive la nascita di Afrodite nella Teogonia:


    "la notte venne il grande Cielo e desideroso d’amore s’attaccò a Terra, stendendosi dappertutto… il figlio allungò la mano sinistra, con la destra afferrò l’enorme lunga falce dai denti aguzzi e pronto segò via i genitali del padre suo e dietro li gettò, alla ventura… nel mare molto agitato e così andavano a lungo sul mare. Bianca schiuma uscì dalla carne immortale, e in essa crebbe una fanciulla; ella stette dapprima nella sacra Citera, e quindi andando via di là giunse a Cipro circondata da flutti; così venne fuori una Dea piena di grazia e di fascino ed attorno a lei cresceva l'erba sotto ai piedi ben fatti"

  7. #22
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    Proemio della Teogonia

    Cominci il canto mio dalle Muse Elicònie, che sopra
    l'eccelse d'Elicóna santissime vette han soggiorno,
    e con i molli pie' d'intorno alla cerula fonte
    danzano, intorno all'ara del figlio possente di Crono.
    Esse, poiché nel Permesso lavate han le tenere membra,
    o d'Ippocrène nell'acque, oppur del santissimo Olmèo,
    intreccian d'Elicona sui vertici sommi, carole
    agili, grazïose: ch'è grande virtú nei lor piedi.
    Di qui balzando poi, nascoste entro veli di nebbie,
    muovon di notte, attorno spargendo la morbida voce,
    per esaltar nell'inno l'Egíoco Giove, e Giunone
    la venerabile Dea, che muove con sandali d'oro,
    e la figliuola di Giove signore dell'ègida, e Atèna
    occhiazzurrina, e Apollo, e Artèmide vaga di frecce,
    e Posidóne, il Dio che cinge, che scuote la terra,
    e Teti veneranda, Ciprigna dagli occhi fulgenti,
    Dióna bella, ed Ebe dall'aurea ghirlanda, Latona,
    Giapèto, Crono acuto pensiero, ed Aurora e Selène
    lucida, ed Elio grande, e Ocèano immenso, con Gea,
    con Notte negra, e tutta la stirpe dei Numi immortali.
    Quelle che il canto bello d'Esiodo ispirarono un giorno,
    mentr'egli pasturava le greggi sul santo Elicona,
    quelle medesime Dive narrarono a me ciò ch'io narro,
    le Muse Olimpie, figlie di Giove, dell'ègida sire.

    (Fonte: mitologia e dintorni)

  8. #23
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
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    Esiodo: Le opere e i giorni

    Le opere e i giorni (in greco Erga kài Hemérai) è un poema didascalico della lunghezza di 828 esametri. Con essi, Esiodo sottolinea l'importanza, per l'uomo, del lavoro ; inoltre, nel poema si trovano consigli pratici per l'agricoltura e giorni del mese nel quale compiere determinate attività.
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    Proemio

    Muse di Pieria, che date la gloria coi canti,
    Zeus qui ora cantate, al padre vostro inneggiando:
    per opera sua gli uomini sono illustri e oscuri,
    noti e ignoti, a piacimento di Zeus grande.
    Facilmente egli dona la forza, facilmente abbatte chi è forte,
    facilmente umilia chi è grande e l'umile esalta,
    facilmente raddrizza chi è storto e dissecca chi è florido,
    Zeus che tuona profondo ed abita le eccelse dimore.
    Ascoltami, a me guardando e porgendo l'orecchio: con giustizia le sentenze raddrizza,
    tu; io a Perse voglio alcune verità raccontare.

  9. #24
    Senior Member L'avatar di annaV
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    Grazie Sir per questi splendidi e colti post che arricchiscono e danno lustro al nostro forum

  10. #25
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    Grazie Sir per questi splendidi e colti post che arricchiscono e danno lustro al nostro forum
    Ti ringrazio, Annamaria, ma quel che faccio è veramente poco. Ci sono altre persone, nel Forum, che hanno più voce in capitolo di me, sulla Letteratura Classica. Aspettiamoli, che ne dici?

  11. #26
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
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    La poesia lirica

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    La lirica (lyrikè, poiesis) è la poesia cantata con l'accompagnamento della lira o dell'aulos (strumento simile al clarinetto). Con questo termine si designano autori, e sono molti, che si esprimono in questa forma artistica, anche se assume vari modi espressivi. Infatti avremo:
    • lirici giambici, che adoperano un "metro" poetico chiamato giambo, e che si accompagnano con l'arpa o lira
    • lirici elegiaci, che si esprimono col metro elegiaco, e si accompagnano con il già menzionato aulos.
    • lirici melici , in cui troviamo melici monodici: melos significa solo, senza accompagnamento, odè significa "io canto". Ma la poesia melica può anche essere corale (melica corale)
      I critici alessandrini stabilirono, così, dei canoni (modalità espressive) per ogni autore, che prenderemo quindi in esame: poesia giambica, poesia elegiaca, poesia melica.

    Resta da dire che alcuni di questi autori si espressero in più canoni.

  12. #27
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
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    La lirica giambica: Archiloco, Semonide, Ipponatte

    La lingua che troviamo nella poesia giambica è quella epica. La poesia giambica è chiamata anche poesia che esprime l'invettiva, la maldicenza, la satira, i tratti osceni del vivere umano.
    Questa poesia viene espressa nell'ambito delle eterie (gruppi chiusi, aristocratici, formati da soli uomini) e in particolare nei simposi, raduni di persone con le stesse affinità di pensiero, politico ed economico. Da esso trae il cosiddetto "spirito giambico" (iambikè idea).

    Archiloco


    Animo mio, pieno d’acerbe cure,
    Or su risorgi ed allontana il duolo,


    Spingendo innanzi il petto, alla dimora
    De’ nemici appressandoti tranquillo.
    Vincendo, gioia non mostrarne aperta,
    Nè, vinto, in casa tua farne lamento,
    Abbattuto: gioisci nelle liete
    Vicende, e per le rie non aver doglia
    Oltre misura: volgi in tuo pensiero
    Qual vece abbia tra gli uomini fortuna.


    (dai Frammenti)


    Molto bevi e di vin puro:
    Nessun scotto hai tu pagato.
    Come amico, di sicuro
    Niun qua dentro t’ha chiamato,
    A impudenza ghiottornia
    Guida, e il senno porta via.


    (Dai Frammenti)

  13. #28
    Moderator L'avatar di Rupert
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    Grazie Sir per questi splendidi e colti post che arricchiscono e danno lustro al nostro forum
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    Ti ringrazio, Annamaria, ma quel che faccio è veramente poco. Ci sono altre persone, nel Forum, che hanno più voce in capitolo di me, sulla Letteratura Classica. Aspettiamoli, che ne dici?
    Sir
    Colgo l'occasione per ringraziarti anch'io per questo tuo stupendo lavoro di divulgazione. Forse non sei del tutto consapevole di quanto sia apprezzabile e di quanto sia importante il lento ed instancabile lavoro di trascrizione e spiegazione che avviene nei post dei forum come il nostro. La tua mediazione permette l'accesso al mondo classico di giovani che non andrebbero mai a consultare spontaneamente.

    Senza voler essere immodesto e con tutti i limiti immaginabili dell'analogia, credo veramente che il nostro impegno sia paragonabile a quello degli amanuensi che hanno tramandato la cultura greca e latina all'Occidente, superando la invasioni barbariche e l'oblio utilitaristico. Noi in qualche modo tramandiamo la nostra cultura all'era digitale... ognuno modestamente agendo nel suo piccolo.

    Quindi ancora grazie!
    E (credo) non solo a nome mio.

  14. #29
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
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    Quote Originariamente inviato da Rupert Visualizza il messaggio
    Colgo l'occasione per ringraziarti anch'io per questo tuo stupendo lavoro di divulgazione. Forse non sei del tutto consapevole di quanto sia apprezzabile e di quanto sia importante il lento ed instancabile lavoro di trascrizione e spiegazione che avviene nei post dei forum come il nostro. La tua mediazione permette l'accesso al mondo classico di giovani che non andrebbero mai a consultare spontaneamente.

    Senza voler essere immodesto e con tutti i limiti immaginabili dell'analogia, credo veramente che il nostro impegno sia paragonabile a quello degli amanuensi che hanno tramandato la cultura greca e latina all'Occidente, superando la invasioni barbariche e l'oblio utilitaristico. Noi in qualche modo tramandiamo la nostra cultura all'era digitale... ognuno modestamente agendo nel suo piccolo.

    Quindi ancora grazie!
    E (credo) non solo a nome mio.
    Carissimi Annamaria e Rupert, grazie e grazie ancora. Le vostre parole sono un balsamo che mi permettono ancora di andare avanti. Ringrazio tanto anche Silvia, che mi è di aiuto e mi dà preziosi consigli.
    Sapete una cosa? Ero sul punto di mollare tutto. Volevo mollare perchè non trovavo corrispondenza in questo mio proporre le antiquae litterae. Voi mi date motivi più che sufficienti per continuare.
    Grazie, amico Rupert. Tu sei insegnante, e come pochi potrai capire lo sforzo di dover trasmettere un pensiero, un'informazione. Sapevo di poter contare sulla nostra vecchia e ormai consolidata amicizia.

    Carlo

  15. #30
    Master Member L'avatar di Elvira Coot
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    Ciao Sir, io ti leggo! Non rispondo perchè non è la mia materia, ma ti leggo e ti apprezzo.

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