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Discussione: La poesia del dolore

          

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  1. #1
    Io L'avatar di dolores
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    Ragazzo di Taino
    di Giovanni Testori (1976)

    I

    E poi bisognerà un giorno,
    ragazzo di Taino, scendere giù
    ben oltre la riva dorata di Luino
    e sulla sponda giungere
    dove non appaiono più barche
    se non stipate d’ombre e vane;
    bisognerà, cespo di pavone,
    non avere più amore, non avere più pane;
    stendersi insieme o soli
    nell’impossibile gelo della Città di rame
    o traghettare l’antica mestizia dello Stige
    a una tomba attraccare
    e sentirsi staccare, ora per ora,
    in piccolissima dimora,
    la carne amata e disperata,
    la baciata, adorata carne
    ed i capelli, l’ossa…
    Nessuno riaprirà mai la porta,
    - a noi che importa?-
    chiusa su te, su me.
    Ma quando? Un giorno,
    ragazzo dagli occhi assediati dal carbone,
    volo e luce d’ultima rondine,
    tu, mio povero rondone,
    quando sarà caduta a grani
    dalla clessidra la sabbia nelle mani,
    rotto per empietà divina, il cristallo delicato…
    Non ci sarà più freddo,
    non ci sarà più fuoco.
    Ma quel giorno, in silenzio,
    nella spera infinita della pace
    o nel suo nulla,
    sarò io la tua culla?
    Rispondi, ladro di teschi di Taino,
    sarai tu il mio cuscino?

    II

    Se ti vedrò sporgere
    di là dal tuo silenzio
    ora che mia madre lentamente muore,
    non chiamerò più amore:
    sudario forse della mia già iniziata
    ultima stazione
    anche se lunga o brevissima forse,
    tenerezza scontrosa mia carissima
    -ora che lei distesa guarda
    per l’ultime volte i muri
    e oltre la finestra il mondo
    e chiedere sembra
    cosa siano i giorni
    e cosa mai lo spazio
    tanto è passato in luce
    il suo materno, umile strazio-
    ti dirò di sederti a me vicino
    e non chiedere, no
    non chiedere niente, cuore.
    La tua pupilla lascerà che si sciolga
    dentro il suo negro ardore
    il mio smarrito, povero dolore.
    “Non ho bisogno di tempo per sapere come sei: conoscersi è luce improvvisa” (P. Salinas)

  2. #2
    Master Member L'avatar di Rosy
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    Smile La luce dello sconforto

    Silenzioso e stanco vado.
    Stanco e solo. Mi risveglio
    dalla terra, e l'umidità,
    oggi mi attanaglia le dita.
    Di quello che ero prima,
    non mi restano che ricordi.
    Perciò non devo sognare
    soavi bagliori di specchi,
    il capovolgersi delle stelle
    o il ritorno dell'inverno.
    Qui morì la mia canzone,
    offrendo il suo volto al vento,
    poiché nessuno l'avrebbe vista
    intraprese lontano il suo volo.
    Uccello di rara inquietudine,
    trovò solo silenzio.
    Adalberto Ortiz
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

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