IL LIBRO DEL GIORNO DEL 3 FEBBRAIO è: "Il deserto dei tartari" di Dino Buzzati.

Pubblicato nel 1940, “Il deserto dei tartari”, terzo romanzo di Buzzati, è un magistrale esempio della rappresentazione della vita come attesa, come sconfitta e rinuncia, tema caro al Nostro, che, senza perdere di vista l’elemento reale, sviluppa le sue storie nel clima rarefatto dell’allegoria e della favola didascalica. Forze oscure guidano l’esistenza, coincidenze assurde ne determinano il corso, e l’uomo, preda dell’angoscia, condannato dall’ineluttabilità del tempo alla solitudine, può essere liberato solo dalla morte che, con dignità, lo consegni ad una dimensione eterna ed eroica. Giovanni Drogo è un giovane tenente ventunenne destinato ad un avamposto isolato, il Forte Bastiani, un’immensa fortezza gialla ai confini del deserto, un tempo regno dei mitici nemici, i Tartari. In un’atmosfera di mistero, sospesa nel tempo, in un clima eroico di gloria e speranza pietrificato, i soldati aspettano l’arrivo dei nemici da Nord. E’ un’attesa perenne e illogica che contagia anche Drogo: arrivato con l’idea di andarsene subito, sente l’obbligo di restare, anche lui motivato da quella vana, grandiosa aspettativa d’uno scontro, e si rende conto del tempo che è passato solo dopo quindici anni, quando improvvisamente - “la prima sera che fece le scale a un gradino per volta” - realizza che la giovinezza se ne è andata, e resta “il battito del tempo” a “scandire avidamente la vita” fino alla fine, fino all’estrema rinuncia. E proprio quando i Tartari sbucano dal deserto e prendono d’assalto la Fortezza, Drogo, vecchio soldato ormai incapace di combattere, troverà nella morte una solitaria vittoria. In uno stile onirico, di misteri e visioni, Buzzati conduce il lettore in uno spazio fantastico, con una narrazione che si adegua all’atmosfera surreale, dalla lentezza iniziale della vita monotona e ripetitiva che occupa i primi venti capitoli, al ritmo accelerato che la vicenda assume dal momento in cui il protagonista si rende conto che l’esistenza è fuggita via. Un’avventura che si fa riflessione profonda e lucida.

Un libro, che ogni volta, mi ricorda che non bisogna sprecare neanche un attimo della propria vita.