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Discussione: Incipit

          

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  1. #1
    Master Member L'avatar di maureen
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    Quando ho sentito parlare per la prima volta dell'arpa d'erba? Molto tempo prima di quell'autunno in cui andammo ad abitare sul sicomoro. In un autunno molto remoto, dunque; e certo fu Dolly a parlarmene, perché nessun altro avrebbe pensato a quel nome: arpa d'erba.
    Se, uscendo dalla città, imboccate la strada della chiesa, rasenterete di lì a poco una abbagliante collina di pietre candide come ossa e di scuri fiori riarsi: è il cimitero Battista. Vi sono sepolti i membri della nostra famiglia, i Talbo, i Fenwick. Mia madre riposa accanto a mio padre e le tombe dei parenti e degli affini, venti o più, sono disposte intorno a loro come radici prone di un albero di pietra. Sotto la collina si stende un campo di alta saggina, che muta di colore ad ogni stagione; andate a vederlo in autunno, nel tardo settembre, quando diventa rosso come il tramonto, mentre riflessi scarlatti simili a falò ondeggiano su di esso ed i venti dell'autunno battono sulle sue foglie secche evocando il sospiro di una musica umana, di un'arpa di voci.





    L'arpa d'erba - Truman Capote




  2. #2
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    Il farfallone


    Fiaba di Hans Christian Andersen


    Il farfallone voleva una fidanzata, che naturalmente doveva essere un grazioso fiorellino. Guardò tutti i fiori, ciascuno se ne stava tranquillo e piegato sul suo stelo, come una signorina deve stare quando non è ancora fidanzata; ma ce n'erano tanti tra cui scegliere, era difficile, e il farfallone non aveva voglia di stare a cercare; così volò dalla margheritina.

    (P.S.:Però, l'etimologia di farfallone non rimanderebbe al lepidottero multicolore, bensì al più prosaico fallo )

  3. #3
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    Sogno raramente. E se capita, mi risveglio di soprassalto in un bagno di sudore. In questi casi, poi, mi abbandono nel letto e medito sul potere magico e inesorabile delle notti aspettando che il cuore si calmi. Da bambina, o da ragazza, non facevo sogni, né belli né brutti, è la vecchiaia che mi trasporta senza sosta un orrore impastato di detriti del passato, che mi travolge con la sua massa via via sempre più compatta, sempre più opprimente, un orrore più tragico di ogni esperienza reale perché le cose che vedo nell'incubo non le ho mai vissute sul serio. E mi risveglio urlando.
    "La porta" di Magda Szabò

  4. #4
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    Questa prima parte è il riepilogo di circa quattro anni. Non tenevo un diario, allora.
    Vorrei averlo fatto. Quello che so è che ora vedo quel periodo in maniera diversa da
    quando lo stavo vivendo.
    La mia vita fino al momento in cui Freddie cominciò a morire era una cosa, poi diventò
    un'altra. Fino a quel momento mi ero sempre considerata una brava persona. Come tutti,
    voglio dire, questo lo so. Come la gente con cui lavoro, principalmente. Ora so che non mi
    ero mai posta la domanda di come fossi in realtà, che avevo solo preso in considerazione il
    giudizio degli altri.

    "Il diario di Jane Somers" di Doris Lessing.

  5. #5
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    I lampi. Mi hanno sempre colpita i lampi. Ma una volta è successo davvero. Non dovrei ricordarlo perché ero poco più di una poppante, invece me lo ricordo, eccome! Ero in un prato e c'erano dei cavalli, dei cavalieri ...
    Poi scoppiò un temporale e una donna - non era la mamma - mi prese in braccio e mi portò sotto un albero. Mi teneva stretta e io guardavo in alto le foglie scure contro il cielo bianco.

    "Strane creature" - Tracy Chevalier

  6. #6
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    In principio fu la vecchia.
    Viorica la osservò frignare nel lettino, rigida e fragile come un tronco marcio, nella casa che i figli avevano spogliato di ogni bene, a eccezione di medicinali, fazzolettini da naso e una madonnina di Lourdes in plastica con dentro metà acqua.
    Quando ogni domenica mattina i due figli maschi, le loro consorti e la figliolanza al seguito venivano a trovare la povera malata, Viorica li vedeva sfilare con gli abiti buoni, le facce tristi e la lacrima di comodo. E mai che se ne andassero a mani vuote. Nascosto da qualche parte trovavano sempre un pupazzo, un piatto di ceramica, un orologio, una panca o un settimino tarlato che a casa loro ci sarebbe stato benissimo, ché poi, si sa, sono sempre ricordi.

    "Parole sante" - Eva Clesis

  7. #7
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    La sua vita era laggiù, a Marsiglia. Laggiù, dietro quelle montagne che, stasera, il sole al tramonto colorava di un rosso vivo. “Domani ci sarà vento” pensò Babette.
    Da quando, quindici giorni prima, era arrivata a Le Castellas, un villaggio delle Cévennes, alla fine della giornata saliva sul crinale. Percorrendo il sentiero dove Bruno portava le capre.
    Qui, aveva pensato il mattino del suo arrivo, nulla cambia.
    Tutto muore e rinasce. Anche se ci sono più villaggi morenti che vivi. Sempre, prima o poi, un uomo reinventa i gesti più antichi. E tutto ricomincia. I sentieri, coperti dalla sterpaglia, ritrovano la loro ragione di esistere.
    “E questa, la memoria della montagna” aveva detto Bruno, servendole una gran tazza di caffè.

    "Solea" - Jean-Claude Izzo

  8. #8
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    Amerigo Bonasera sedeva nella III Sezione Penale della Corte di New York in attesa di giustizia; voleva vendicarsi di chi aveva tanto crudelmente ferito sua figlia e, per di più, tentato di disonorarla. Il giudice, un uomo severo dai lineamenti pesanti, si arrotolò le maniche della toga nera, come se intendesse punire fisicamente i due giovanotti in piedi davanti al banco. Il suo viso esprimeva freddamente un maestoso disprezzo. In tutto questo, tuttavia, c'era qualcosa di falso che Amerigo Bonasera intuiva, ma non comprendeva ancora.

    "Il padrino" - Mario Puzo.

  9. #9
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    La prima volta che ho visto Guido Laremi eravamo tutti e due così magri e perplessi, così provvisori nelle nostre vite da stare a guardare come spettatori mentre quello che ci succedeva entrava a far parte del passato, schiacciato senza la minima prospettiva. Il ricordo che ho del nostro primo incontro è in realtà una ricostruzione, fatta di dettagli cancellati e aggiunti e modificati per liberare un solo episodio dal tessuto di episodi insignificanti a cui apparteneva allora.

    "Due di due" - Andrea De Carlo

  10. #10
    Member L'avatar di donnadelfaro
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    Era meglio se i miei restavano a New York dove si erano conosciuti e sposati e dove sono nato io. Invece se ne tornarono in Irlanda che io avevo quattro anni, mio fratello Malachy tre, i gemelli Oliver e Eugene appena uno e mia sorella Margaret era già morta e sepolta. Ripensando alla mia infanzia, mi chiedo come sono riuscito a sopravvivere. Naturalmente è stata un'infanzia infelice, sennò non ci sarebbe gusto. Ma un'infanzia infelice irlandese è peggio di un'infanzia infelice qualunque, e un'infanzia infelice irlandese e cattolica è peggio ancora. Gente che si vanta o si lamenta delle tribolazioni patite nei primi anni di vita se ne trova dappertutto, ma niente regge il confronto con la versione irlandese: la povertà; il padre alcolizzato chiacchierone e buono a nulla; la madre pia e derelitta che geme accanto al fuoco; i preti boriosi; i maestri arroganti; gli inglesi e le cose tremende che ci hanno fatto per ottocento lunghi anni…
    McCourt - Le ceneri di Angela

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