SEI


Sei nella ruga ritorta
che segna confine nel mio sguardo,
nel mio labbro imbronciato
che si rappacifica e distende lento.
Nella mia ansia di mangiare la vita
a mestolate, nel mio sbattere di porta
su verità ammorbata, ideale imbrattato,
valore profanato.
Nella mia mano dall’unghia mandorlata,
ferrea e temibile nell’atto decisivo,
di velluto guantata nella carezza serale
su lanuginosi sonni bambini.
Nella mia destrezza a ammainar la vela
nel fiutar bufera in familiari oceani,
nel mio spegnermi in mattini assolati
e nel mio rinascere in pomeriggi impolverati.


Sono, padre mio,
somiglianza riflettente di te
in giorni cangianti
sfogliati sulla soglia di reincontro
senza fine.


Marina Pratici