"Se fosse in mio potere di cambiare le leggi mercantili della società letteraria, mi piacerebbe trascorrere l'esistenza a scrivere e riscrivere sempre la stessa storia, nella speranza che così finirei forse col capirla e farla capire, allo stesso modo come nel Medioevo vi erano monaci che passavano la vita a dipingere sempre daccapo il Volto santo, sempre lo stesso volto che poi non era mai lo stesso.
Io mi riconosco interamente nell'affermazione di Hugo von Hofmannstahl, secondo cui gli scrittori sono una categoria di uomini per i quali lo scrivere è più difficile che per gli altri. La causa di ciò mi diventa palese ogni volta che sono sul punto di finire un libro. Chiuderlo mi pare allora un atto arbitrario, penoso e contro natura, almeno contro la mia natura. Sentendomi dunque legato nel più intimo alla materia del libro, accade che io persista a pensarvi su e a fantasticare, e che in tal modo il libro continui a vivere e a crescere in me e a modificarsi, anche quando esso è già nelle vetrine dei librai.
Poichè un libro esprime la disposizione d'un autore verso la vita, questi dovrebbe, man mano che vive, di anno in anno, dare maggiore profondità, più sottili rifrazioni alla sua comprensione della vita. Non le pare giusto che egli cerchi di trasferire nel suo libro questo accrescimento?"

Intervista a Ignazio Silone