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21-February-2018, 22:58
#1
Logopedista nei sogni
Il nome nella poesia
Sandra (Guido Catalano)
mi dicevi spesso: “non essere triste”
che cosa assurda, pensavo
dire a uno triste: “non essere triste”
che cosa assurda, inutile e carina
e assurdi erano
quei tuoi occhi di gatta verdi
e quel tuo viso di gatta solcato
da quella portentosa cicatrice
che ti faceva
definitivamente
bella
fumavi tanto
camminavi avvolta
in cumulonembi di fumo
davi l’idea di essere leggerissima
mi hai toccato una sola volta
io mai
chissà dove sei
che fai
chissà se credi ancora
che i cani abbiano sempre ragione
io no
ho smesso di credere tanto tempo fa
forse non ho mai creduto
ma mi piaceva il suono
fin da subito fu implicito
che avremmo mischiato i nostri dolori
e non
i nostri umori corporei
sei l’unica donna alla quale
io abbia regalato una bambola
e non ce ne sarà un’altra
Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.
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21-February-2018, 23:03
#2
Logopedista nei sogni
A Silvia (Giacomo Leopardi)
Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?
Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?
Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.
Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.
Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.
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23-February-2018, 22:07
#3
Logopedista nei sogni
Scrivo per te parole senza diminutivi
senza nappe né nastri, Chiara.
Resto un uomo di montagna,
aperto alle ferite,
mi piace quando l’azzurro e le pietre si tengono
il suono dei “sí” pronunciati senza condizione,
dei “no” senza margini di dubbio;
penso che le parole rincorrano il silenzio
e che nel tuo odore di stagione buona
nel tuo sguardo piú liscio dei sassi di fiume
esploda l’enigma del “sí” assordante che sei.
Scriverti è facile; e se potessi verserei
la conoscenza tutta intera delle nuvole
la punteggiatura del cosmo
la forza dei sette mari, i sette mari in te
nel bicchiere dei tuoi giorni incorrotti.
Ma non sono che un uomo, e quest’uomo
ti scrive da un tavolo ingombro
e piove, oggi, e anche la pioggia ha le sue beatitudini
sulla casa dalle grondaie rotte
quando quest’uomo ti pensa e fra tutte le parole da scegliere
non sa che l’inciampo nel dire come si resta
e come si preme
nel mistero del giorno nuovo in te
che prima non c’era
adesso c’è.
Pierluigi Cappello
Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.
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23-February-2018, 22:12
#4
Logopedista nei sogni
Serenata a Gessica
I violini sotto i balconi del ghetto
acutamente ti chiamano, cuciono
ai tuoi piedi un damasco dogale:
tu da una fiaba mi lanci una rosa.
Gessica, ma le palme della sera
l’ingenua fronte bendarti
non senti ancora, e dai canali immensa
un’aquila di nuvole levarsi?
Addio, Gessica, addio, viso perduto:
già remota, con gesti di sonno
navighi un fiume d’aria
fra uno sterminio docile di fiori.
Gesualdo Bufalino
Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.
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23-February-2018, 22:17
#5
Master Member
Martina ha fatto segno di sì con la testa
appena più pesante del dovuto sul collo
come un grosso fiore appesantisce lo stelo.
Ha fatto segno che aveva capito
e le sue mani amorose e incerte
si sono mosse per afferrare la matita.
Poi ha serrato gli occhi con violenza
ed è scoppiata in pianto.
Il buio è entrato nel candido paesaggio di neve
dove il venditore di scope emetteva il suo grido
attutito e immobile.
Martina ha strumenti diversi per afferrare il mondo
è stata la sola a capire
che quel venditore di scope
era la Morte.
Donatella Bisutti (Lezione di poesia - Classe con handicap)
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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23-February-2018, 22:18
#6
Logopedista nei sogni
Ed amai nuovamente; e fu di Lina
dal rosso scialle il piú della mia vita.
Quella che cresce accanto a noi, bambina
dagli occhi azzurri, è dal suo grembo uscita.
Trieste è la città, la donna è Lina,
per cui scrissi il mio libro di piú ardita
sincerità; né dalla sua fu fin’
ad oggi mai l’anima mia partita.
Ogni altro conobbi umano amore;
ma per Lina torrei di nuovo un’altra
vita, di nuovo vorrei cominciare.
Per l’altezze l’amai del suo dolore;
perché tutto fu al mondo, e non mai scaltra,
e tutto seppe, e non se stessa, amare.
Umberto Saba
Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.
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23-February-2018, 22:20
#7
Master Member
A Ettore
“Ieri sera era amore,
io e te nella vita
fuggitivi e fuggiaschi
con un bacio e una bocca
come in un quadro astratto:
io e te innamorati
stupendamente accanto.
Io ti ho gemmato e l’ho detto:
ma questa mia emozione
si è spenta nelle parole”.
Alda Merini (Ieri sera era amore)
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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23-February-2018, 22:26
#8
Master Member
Qui c'è anche il cognome, non solo il nome!
Ballata per Aung San Suu Kyi prigioniera
Ti hanno rinchiusa.
Non sapevano
di farti seme.
Ti hanno sepolta.
Ma dal buio il seme
ingravida la morte.
Il dolore è il tuo nocciolo duro.
Tu immobile
i rami abbracciano l'aria.
Tu senza canto
l'albero canta
alto sull'orizzonte.
Dalla chiusa corteccia germogliando
senza braccia né mani
senza gambe né piedi
così tu parli o silenziosa
così tu parli muta lingua
giorno per giorno
della morte
fai cibo.
Chi farà tacere il silenzio?
Chi fermerà ciò che non si muove?
Attraversare la morte
mutandola di segno.
Tu sei il seme murato.
Crescendo l'albero,
radici innervano il cemento.
Dallo schianto
gridano foglie.
Dal silenzio
fragore.
Il dolore è il tuo nocciolo duro.
Ti hanno rinchiusa .
Non sapevano
di farti seme.
Loro non sanno di piante.
Non sanno
di donne piantate nella terra.
Donatella Bisutti
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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23-February-2018, 22:31
#9
Master Member
PER LE NOZZE DI MYRIAM E GIORGIO
(sei sei del novantasei)
"E se piove mamma?" Se piove
figlia se fili dal cielo
scenderanno se nuvole grigie
vi avvolgeranno fa niente
non ti ruberanno il bianco
vestito né l'anello dal dito
non ruberanno la sposa
allo sposo né lo sposo
alla sposa un furto
d'azzurro a una sposa
felice, che perdonabile cosa.
Vivian Lamarque
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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24-February-2018, 11:51
#10
Logopedista nei sogni
Euridice
Tu senti che vado lontano
in zone pericolose.
Potrei non fare ritorno –
restare sbalzata su quel fuoco
con veste incendiata rovinare
o perdermi nei deserti del cielo
sbandare sui ghiacci stesi
spericolarmi nei boschi e nelle radure
minacciose. Si è molto soli là
fra le alture e le fosse, nelle fermentazioni
nel pullulare appena di voci.
Slacciata da ciò che mi è noto
un po’ squilibrata nel vuoto.
Ci debbo ogni tanto tornare –
che qui c’è la parte migliore.
Di quella mi vesto ogni tanto
di rado. Ma tu non girarti a guardare.
Lasciami sola. Non farmi di sale.
Mariangela Gualtieri
Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.
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24-February-2018, 22:45
#11
Logopedista nei sogni
Metamorfosi d'amore
Giuseppe era il mio nome di
cristiano, ora non ho più nome: sono
api e lucertole, pietre e mimose, il
mare: lei non mi potrà riconoscere.
Lei non mi potrà più dire: amore.
Potremo volare insieme all’alveare
del sole, vicini e sconosciuti, rovinare
in frane scoscese sulle spiagge
rocciose, essere due conchiglie nel silenzio
del fondale.
Giuseppe Conte
Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.
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24-February-2018, 23:20
#12
Logopedista nei sogni
Barbara, creatura amata,
cos’è questa luce arata dal destino,
la trasparenza dove continuo a vederti,
che inchioda la mia anima al tuo viso?
Lo bacio nell’assenza, l’accarezzo
come nei sogni si sfiora il nostro desiderio,
quello che nella veglia si sottrae.
Se chiudo gli occhi
e vorrei soffocarmi nel cuscino
i tuoi si accampano nel sonno
e in questa specie di morte fanno il nido.
Al mio risveglio li ritrovo,
principio della luce.
Cosí, Barbara mia, i tuoi occhi
sono la notte e il giorno,
la mia fuga nei sogni e il mio ritorno.
Se non fossero lí, custodi del silenzio,
chi mai difenderebbe il labile confine
che sta tra il sonno e la mia fine?
Roberto Carifi
Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.
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25-February-2018, 09:37
#13
Master Member
LATTE NUOVO
Sara Anne veniva lungo il corso d’acqua
a prendere ogni sera il latte.
Stavo in attesa di lei, timido ma audace
quel tanto da attirarla in un prato.
Nell'erba tra le stoppie ci baciavamo
e toccavo i suoi capelli inverosimilmente gialli.
Mi prudevano le narici per l’odore
e la polvere del fieno. Tutto dell’estate
pareva raccogliersi intorno a quell’ora
in quel punto dove restavamo assieme accosti.
Ma quando arditamente giunsi
a distendere il mio corpo sopra il corpo di lei
urtai il fusto di quel latte dolce,
brevemente imbiancando lì la terra calda.
John Montague
(da Seconda infanzia, 2017 - Traduzione di Alessandro Gentili)
Io li odio i nazisti dell'Illinois...
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25-February-2018, 12:02
#14
Master Member
Il bacio nello sguardo
A primavera Stephen mi ha baciata
E Robin in autunno – Colin poi
semplicemente, mi ha solo guardata –
nemmeno il cenno d’un bacio da lui.
Ecco: il bacio di Stephen l’ho scordato,
quello di Robin pure in fumo è andato,
ma il terzo bacio, in quegli occhi di brace,
giorno e notte m’insidia, senza pace.
Sara Teasdale
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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Logopedista nei sogni
Annabel Lee (1849)
Molti e molti anni or sono,
in un regno vicino al mare,
viveva una fanciulla che potete chiamare
col nome di Annabel Lee;
aveva quella fanciulla un solo pensiero:
amare ed essere amata da me.
Io fanciullo, e lei fanciulla,
in quel regno vicino al mare:
ma ci amavamo d’amore ch’era altro che amore,
io e la mia Annabel Lee;
di tanto amore i serafini alati del cielo
invidiavano lei e me.
E proprio per questo, molto molto tempo fa,
in quel regno vicino al mare,
uscì un gran vento da una nuvola e raggelò
la mia bella Annabel Lee;
e così giunsero i nobili suoi genitori
e la portarono lontano da me,
per chiuderla dentro una tomba
in quel regno vicino al mare.
Gli angeli, molto meno felici di noi, in cielo,
invidiavano lei e me:
e fu proprio per questo (come sanno tutti
in quel regno vicino al mare),
che, di notte, un gran vento uscì dalle nubi,
raggelò e uccise la mia Annabel Lee.
Ma il nostro amore era molto, molto più saldo
dell’amore dei più vecchi di noi
(e di molti di noi assai più saggi):
né gli angeli, in cielo, lassù,
né i demoni, là sotto, in fondo al mare
mai potranno separare la mia anima
dall’anima di Annabel Lee.
Mai, infatti, la luna risplende ch’io non sogni
la bella Annabel Lee:
né mai sorgono le stelle ch’io non veda
splendere gli occhi della bella Annabel Lee,
e così, per tutta la notte, giaccio a fianco
del mio amore: il mio amore, la mia vita,
la mia sposa, nella sua tomba, là vicino al mare,
nel suo sepolcro, sulla sponda del mare.
Edgar Allan Poe
Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.
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