Il suo crescente successo continuò con ”Il commissario e il silenzio”:
Il commissario Van Veeteren è stanco. Burbero e solitario, il vecchio segugio medita la pensione. E una vacanza fuori programma. Ma qualcosa di irresistibile e di oscuro continua, nonostante tutto, ad attrarlo. Una donna misteriosa denuncia la sparizione di una ragazzina dalla colonia estiva di Oscar Jellinek, discusso pastore alla guida della setta della Vita Pura. Alla sparizione segue la scoperta del cadavere, e la tranquilla località di Sorbinowo viene scossa da due settimane di inaspettata notorietà. Le indagini sembrano fallire in ogni direzione, intrappolate in un’impenetrabile rete di silenzio. Ancora una volta Van Veeteren seguirà l’inchiesta in tutta solitudine, lasciandosi guidare dall’intuito, fino a trovare un’esile e del tutto illogica traccia.
Nesser e Van Veeteren sembrano voler indagare il caos, la follia, che trasfigurano i boschi nelle «armate del silenzio». Il commissario si rifugia nella musica e negli scacchi, illusioni di un ordine ideale ma fittizio. Ed è qui che l’indagine poliziesca, come spesso in Dürrenmatt, si fa riflessione filosofica, abissale e dall’esito quanto mai incerto.

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”Carambole” del 1999:
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«Il ragazzo che presto sarebbe morto rise... L’uomo che presto avrebbe ucciso aveva voglia di tornare a casa.» In una fredda notte di pioggia due vite fatalmente si incrociano in un tragico incidente: l’uomo, un automobilista ubriaco, investe il ragazzo, un giovane studente, e, col favore del buio, fugge non visto. Il fatto sconvolge però la sua esistenza, ponendogli dei drammatici dilemmi, e innesca una serie di eventi e di omicidi che appaiono inspiegabilmente predeterminati e imprevedibili allo stesso tempo. La polizia di Maardam, l’immaginaria cittadina nordeuropea che fa da sfondo alla serie creata da Håkan Nesser, brancola nel buio: assassino e movente sembrano introvabili...
E il commissario Van Veeteren non c’è più: ritiratosi dall’attività investigativa, è diventato libraio in una libreria antiquaria. Ma quando la sua vita e il suo stesso sangue vengono coinvolti nel dramma più cupo e doloroso, Van Veeteren è costretto a venire in aiuto degli ex colleghi con il suo infallibile fiuto che, unito all’intuizione di altri agenti e a un viaggio oltreoceano, lo porterà a risolvere il caso.

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e “Un corpo sulla spiaggia” del 2000:


Luglio è arrivato. Il caldo opprime ormai da giorni la cittadina di Maardam. Ancora poche ore di lavoro, e per l’ispettore di polizia Ewa Moreno le tanto sospirate ferie non saranno più un miraggio. Non solo: Ewa ha un nuovo affascinante fidanzato, Mikael Bau, che l’ha invitata nella sua casa estiva di Port Hagen. Ma a quanto pare non è così semplice «staccare la spina»: dall’interrogatorio di un pericoloso criminale emergono accuse infamanti proprio all’indirizzo della polizia.
Come se non bastasse, l’ispettore si ritrova implicata nella scomparsa di Mikaela Lijphart, una diciottenne il cui destino si intreccia drammaticamente ai fantasmi di un’altra estate lontana, quella del 1983: la morte misteriosa di una ragazza, Winnie Maas, la relazione di quest’ultima con un professore poi sprofondato nella follia, un cadavere che riaffiora dalla sabbia, una brutta storia che qualcuno ha preferito coprire. Dal caos iniziale emerge a poco a poco una logica ferrea quanto brutale, un disegno fatto di squallore e irrimediabile debolezza umana. Scandito dalle massime lapidarie del commissario Reinhart e del suo predecessore Van Veeteren, il romanzo è intriso del pessimismo morale che segna molti personaggi di Håkan Nesser: «L’essere umano è un animale dall’anima molto sporca. Ed è molto bravo a lavarla».


Nel 2006 Håkan Nesser crea un nuovo personaggio, il commissario Gunnar Barbarotti, figlio di un italiano e di una svedese che fa il suo esordio nel romanzo ”L'uomo senza un cane” a cui seguirono i gialli ”Era tutta un'altra storia”, ”L'uomo con due vite” e ”L'uomo che odiava i martedì”


Come i romanzi di Mankell, anche i gialli di Nesser mettono a fuoco l'indagine poliziesca intrecciandola con la vita privata dei detective che vediamo in tutti gli aspetti più o meno brillanti e assistiamo anche ai non rari momenti di depressione di questi investigatori che patiscono profondamente la violenza e l'orrore dei casi che devono affrontare. Una differenza tra i due scrittori è la critica sociale del modello svedese, molto più accentuata in Mankell, che la usa quasi come sottotrama per i suoi libri, meno presente in Nesser, maggiormente intento ad indagare sugli aspetti psicologici e caratteriali dei personaggi.