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Discussione: Etimologie e strane origini

          

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  1. #1
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
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    Tarallucci e vino
    Vuole significare un'azione che, inizialmente partita con grandi scopi o mire, è finita in sordina.L'etimo della parola tarallo, al solito, è nascosta dal buio più profondo.Qualcuno pensa derivare dal latino “torrère” abbrustolire,altri dal francese “toral” essiccatoio..
    La tesi più attendibile vuole peraltro che la parola tarallo tragga dal greco daratos, sorta di pane.
    Ricordi liceali: sul mio libro di Storia, c'era una gustosa vignetta che rappresentava l'incontro di Biarritz tra Bismarck e Napoleone III (Ottobre 1865), in cui "il cancelliere di ferro" preparò il terreno per assicurarsi la neutralità dell'imperatore francese (aveva già ottenuto quella della Russia e dell'Italia). L'incontro non andò nel modo desiderato da Bismarck (soprattutto per le esose esigenze di Napoleone III), ma poi si convenne su mire diverse e ben più misere.Nome:   biarritz.jpeg
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    Ecco, i giornali di allora descrissero questo evento come misero, in confronto alle mire che si era proposto, ed adoperarono, per descriverla sinteticamente, l'espressione "è andata a tarallucci e vino"

  2. #2
    Senior Member L'avatar di zio fred
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    Caro sir leggendo questo ho pensato alla tua battaglia per il nostro vulgare, anche se lo conoscerai o forse sei stato tu il fondatore.
    Vedi un po’.

    Nella conversazione quotidiana entrano continuamente nuove parole, da postare a kebabbaro, mentre altre cadono lentamente in disuso, come esecrabile o procace.
    Per tutelare l'italiano che scompare, la SocietàDante Alighieri, che dal 1889 si propone diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, ha lanciato la campagna «Adotta una parola». In collaborazione con quattro dizionari d’italiano (Devoto Oli, Garzanti, Sabatini Coletti eZingarelli) ha selezionato le parole in via d'estinzione nella nostra lingua.
    Sul sito dell'iniziativa, chiunque ami l'idioma del bel paese può scegliere una parola, adottarla e diventarne il custode per un anno, impegnandosi a promuoverne l’utilizzo, segnalarne abusi e registrare nuovi significati. L'aspirante custode deve indicare la motivazione della scelta e sottoscrivere una dichiarazione simbolica d'impegno: in cambio, riceverà un certificato (digitale) di adozione.

    http://adottaunaparola.ladante.it/

  3. #3
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
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    Per tutelare l'italiano che scompare, la SocietàDante Alighieri, che dal 1889 si propone diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, ha lanciato la campagna «Adotta una parola». In collaborazione con quattro dizionari d’italiano (Devoto Oli, Garzanti, Sabatini Coletti eZingarelli) ha selezionato le parole in via d'estinzione nella nostra lingua.
    Sul sito dell'iniziativa, chiunque ami l'idioma del bel paese può scegliere una parola, adottarla e diventarne il custode per un anno, impegnandosi a promuoverne l’utilizzo, segnalarne abusi e registrare nuovi significati. L'aspirante custode deve indicare la motivazione della scelta e sottoscrivere una dichiarazione simbolica d'impegno: in cambio, riceverà un certificato (digitale) di adozione.

    http://adottaunaparola.ladante.it/
    Grazie, zio Fred.
    Accolgo magno cum gaudio (e le sottolineo) le tue parole, che sono anche le mie, e le giro ai pochissimi lettori di questo sotto-forum di Letteratura Classica (pochi-ma-boni)
    Grazie ancora
    Un saluto,
    Carlo

  4. #4
    Senior Member L'avatar di zio fred
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    Buon compleanno sir Carlo, ( la torta l'ho messa in frigo visto che ritardi)
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    toscano doc ma ragazzo dell’Europa.

    E quando passerai qui davanti al mattino brinda con me.



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    Oltre a questa meraviglia vorrei vedere l’Ospedale del Ceppo di Pistoia col fregio in terracotta dipinta e invetriata di Giovanni Della Robbia e Santi Buglione che rimanda, tu ne saprai di più, ad una spy story.

    La scultura in terracotta invetriata rappresenta nella produzione artistica del Rinascimento un’innovazione fondamentale: un’idea geniale che consiste nell’applicare alla scultura il rivestimento di smalto della maiolica. I Della Robbia furono straordinari maestr iartigiani capaci di trasformare la terra in opere d’arte e di fondere in una produzione artistica sconosciuta perfino agli antichi, la pittura, la scultura,l’architettura e le arti.
    La formula della terracotta invetriata fu per secoli un vero e proprio mistero,la famiglia la nascose gelosamente per decenni non lasciando alcuna indicazione sui metodi e sui procedimenti tecnici e convincendo tutti i contemporanei che si trattasse di una eccezionale invenzione. La leggenda narra che la magica ricetta poi passò nelle mani di Benedetto Buglione per tramite diuna donna di casa Della Robbia che svelò il mistero: la tecnica dell’invetriatura non era un’invenzione bensì la rinascita di un’arte ereditata dal mondo romano e bizantino, quindi trasmessa per tramite degli arabi nelle regioni europee di cultura moresca, in particolare in Spagna.
    A Luca della Robbia rimane il merito di aver riscoperto la tecnica, di averla fatta propria portandola a livelli eccelsi, di averla abbinata ad una capacità creativa difficilmente eguagliabile unita al fascino del segreto.

    Di lui scrisseil Vasari: “Per che, considerando che la terra si lavorava agevolmente con poca fatica, e che mancava solo trovare un modo mediante il quale l’opere che in quella si facevano si potessono lungotempo conservare, andò tanto ghiribizzando che trovò modo da diffenderle dall’ingiurie del tempo; per che, dopo aver molte cose esperimentato, trovò che il dar loro una coperta d’invetriato addosso, fatto con stagno, terra ghetta,antimonio et altri minerali e misture, cotte al fuoco d’una fornace a posta,faceva benissimo questo effetto e faceva l’opere di terra quasi eterne”.

    Intorno alle terracotte invetriate gli studiosi non sono ancora riusciti a fugare del tutto il mistero della tecnica usata per l’applicazione del prodigioso smalto al biscotto (la terracotta che ha subìto una prima cottura) che all’epoca poteva essere effettuata o per immersione (soluzione da escludere per le dimensioni di alcune opere) o con la pennellatura. Infatti, non appenasi appoggia con il pennello lo smalto sulla superficie porosa del biscotto, la sospensione acquosa di vetro polverizzato di cui è composto viene assorbita in quel solo punto di contatto impedendone una pur rapida spennellatura su tutta l’opera. Come riuscivano, allora, Luca e i suoi discepoli, a fermare uniformemente sull’argilla quel corposo e lucente strato di smalto che ancora oggi continuiamo ad ammirare stupefatti?
    Poi, confermamelo, c’è questa curiosità: il nome Robbia deriva da una pianta comune nelle zone incolte della Toscana dalle cui radici si ricava un colore rosso (ruber) da sempre impiegato nella colorazione di tessuti e di pellami,nonchè per la produzione di lacca per i pittori. Ebbene Luca della Robbia ha utilizzato nelle sue terracotte tutti i colori tranne il rosso. Chissà perché!

  5. #5
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    Grazie,zioFred,soprattutto per la torta (e la donnina che sculetta che fai,la butti via?)
    Mi son connesso ora, dopo tanti giorni di sosta dovutra ad un brutto incidente ed allamorte del mio pc.
    Tra ninnolie nannoli (e tanti euri....) 'sto purgatorio è durato un bel po'.
    Abbi pazienza ancora un pochino e ti risponderò
    Ciao, grande

  6. #6
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    Ah, dimenticavo un piccolo PS, zio Fred: dell'Europa non me ne importa un c***o: sono Italiano e Italiano voglio morire...casomai sulle barricate, a tirare una schioppettata alla casta affamapoveri.

  7. #7
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    Lacrime di coccodrillo: si dice di persona che si commuove dopo aver commesso qualcosa di grave.
    Al solito, si tratta di una credenza, sciocca e tendenziosa (per i coccodrilli): dall'osservazione che questi bellissimi animali emettano secrezioni oculari dopo un lauto pasto, la (dis)cultura antropo-centrica ha fatto derivare la credenza, appunto, che i coccodrilli piangessero per una malefatta e hanno esteso questa convinzione ai rapporti umani....
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