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BENEDETTO TU SIA PADRE
Benedetto tu sia padre per i giorni
che hai dedicato a me per i giocattoli
fatti con le tue mani e col tuo ingegno
gli strani aggeggi che imitavano
quelli che gli altri compravano nei negozi
per la fiaba che tante volte
mi hai raccontato con pazienza
quella degli animali nella casa
il gatto il cane il gallo e dei ladri
bambino come me sempre disposto
a fare insieme i giochi
per sparare sulla terrazza
col fucile a pallini o la balestra
e grazie soprattutto per il giorno
luminoso e lontano perduto ormai per sempre
che facesti ballare la carota
davanti allo stupore dei miei occhi
un eroe fui quel giorno a scuola
arrotolando il filo intorno
a quella strana trottola
e adesso che mi sforzo di trovare
un senso ai mondi che mi accerchiano
mi volgo a quel momento
e lì mi riconosco in quel centro
girando su me stesso
eseguendo lo stesso ballo assurdo
essendo io adesso la carota
che inizia il giro appena lascia il filo.
JESÚS DIAZ ARMAS
Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery
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Papà, radice e luce, portami ancora per mano
nell’ottobre dorato del primo giorno di scuola.
Le rondini partivano, strillavano:
fra cinquant’anni ci ricorderai.
MARIA LUISA SPAZIANI
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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EPIGRAFE ALLA MADRE
Quando la sera tornavano dai campi
Sette figli ed otto col padre
Il suo sorriso attendeva sull’uscio
per annunciare che il desco era pronto.
Ma quando in un unico sparo
caddero in sette dinanzi a quel muro
la madre disse
non vi rimprovero o figli
d’avermi dato tanto dolore
l’avete fatto per un’idea
perché mai più nel mondo altre madri
debban soffrire la stessa mia pena.
Ma che ci faccio qui sulla soglia
se più la sera non tornerete.
Il padre è forte e rincuora i nipoti
Dopo un raccolto ne viene un altro
ma io sono soltanto una mamma
o figli cari
vengo con voi.
Piero Calamandrei
" Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
M.Medeiros
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Anch'io trovo struggente questa poesia DEI SETTE FRATELLI CERVI.
Vediamoci il video....
" Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
M.Medeiros
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Mia madre
Una domenica verso sera
ha preso con due mani la tazza,
sorrise e stava là, seduta
nel crepuscolo, tranquilla.
Dai signori portava a casa
in un pentolino la nostra cena;
siamo andati a letto, e pensai
che loro mangiano assai.
Era mia madre, piccola, morì presto,
perchè le lavandaie muoiono presto,
i loro piedi tremano dalla fatica,
e la stiratura fa male alla testa.
Per montagna e nuvole
c'è il bucato e il vapore,
e per cambiare aria
puoi salire in soffitta!
Si ferma mentre stira,
la sua esile figura
venne infranta dal Capitale,
pensateci proletari!
Si è incurvata dal lavare,
non sapevo che fosse giovane;
nei sogni portava grembiule pulito
e la salutò il postino.
Attila József
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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Fammi essere ancora figlio. Solo una volta. Una volta sola.
Poi ti lascio andare.
Ma per una volta, ancora, fammi sentire sicuro.
Proteggimi dal mondo.
Fammi dormire nel sedile dietro il tuo.
Guida tu. Che io sono triste e stanco.
Ho voglia che sia tu a guidarmi, papà.
Metti la musica che ti piace. Che sarà quella che una volta cresciuto piacerà a me.
Fammi essere piccolo.
Pensa tu per me.
Decidi tu per me.
Mettimi la tua giacca, che a me sembra enorme, perché ho freddo.
Prendimi in braccio e portami a letto perché mi sono addormentato sul divano.
Raccontami storie.
E se sei stanco non farlo. Ma non te ne andare.
Ho voglia di rimanere figlio per sempre.
Abbracciami forte come dopo un gol.
Dormi ancora, come hai fatto, per una settimana su una sedia accanto al mio letto in ospedale.
Rassicurami.
Carezzami la testa.
Lo so che per tutti arriva il momento in cui devi fare da padre a tuo padre.
Ma io non voglio.
Non ora.
Voglio vederti come un gigante. Non come un uccellino.
Non andare, papà.
Ti prego.
Fammi essere ancora figlio.
Fammi essere per sempre tuo figlio.
Gabriele Corsi
Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery
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Febbre
Di prima notte,
i grilli elettrizzati
a strofinarmi, ad arroventarmi le tempie
e la luna sanguigna
a bollare di spettri rossi
il mio corpo maturo.
Più tardi, la mamma, entrata
camminando piano,
con una fioca oscillante stellina
a farle rosa il cavo della mano:
la mamma che portava una lucciolina
alla sua bambina malata.
Antonia Pozzi
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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Ricordo del padre
Sempre che un giardino m’accolga
io ti riveggo, Padre, fra le aiuole,
lievi le mani su corolle e foglie,
vivo riveggo carezzare tralci,
allevi rose e labili campanule,
silenzioso ti smemorano i giacinti,
stai fra colori e caldi aromi, Padre,
solitario trovando, ivi soltanto,
pago e perfetto senso all’esser tuo.
Sibilla Aleramo
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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Le mani di mio padre
Me le figuro ancora le belle mani
di mio padre con lo stemma al dito:
sapienti stilavano comparse
(nella penombra pensosa dello studio)
sicure potavano alberi
(tra i fervori autunnali del frutteto)
severe segnavano direzioni
ma quanto tenere la sera nel
rimboccarci – bambine – le coperte
e quando a noi lontane
scriveranno parole non vane.
Vittoria Fonseca (Camerino), da Una giumella di senso (Supernova, 2013)
Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery
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Penso ancora ai rischi di essere
perseguitato, le mosse
per sfuggire i pericoli se ho amato
non seguire le regole,
ma no, basta! Lo prendo per mano
il mio vecchio padre e ci mettiamo a correre,
lui ride si scioglie in un riso pieno sereno, inciampa
ma lo sostengo, vola, è leggero, un’anima
esilarante la velocità aumenta il riso
la stretta delle mani “portami con te”,
ma non è lui a dirlo povero vecchio sono io
che chiedo ancora
“portami nel tuo cielo”.
Cesare Viviani (Siena, 1947), Preghiera del nome (Mondadori, 1990)
Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery
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" Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
M.Medeiros
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Originariamente inviato da
Aleciccio
Penso ancora ai rischi di essere
perseguitato, le mosse
per sfuggire i pericoli se ho amato
non seguire le regole,
ma no, basta! Lo prendo per mano
il mio vecchio padre e ci mettiamo a correre,
lui ride si scioglie in un riso pieno sereno, inciampa
ma lo sostengo, vola, è leggero, un’anima
esilarante la velocità aumenta il riso
la stretta delle mani “portami con te”,
ma non è lui a dirlo povero vecchio sono io
che chiedo ancora
“portami nel tuo cielo”.
Cesare Viviani (Siena, 1947), Preghiera del nome (Mondadori, 1990)
P.S. ho perso mio padre tanti anni fa. Questa poesia mi ha fatto piangere. Grazie.
" Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
M.Medeiros
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Risveglio alla luce della grazia
Mia madre è in piedi accanto al letto.
Alzati, dormendo ti sei persa milleduecento mattine assolate
e una quantità infinita di mattine nebbiose. Ti stanno aspettando.
Ma non c’è nessuno. Non c’è più neanche lei.
Accendo la radio per sopraffare il ricordo della sua voce.
Sull’erba si vedono tracce di brina notturna.
Durante la notte gli alberi si sono scrollati di dosso le ultime foglie.
Ma come mai c’è in me felicità e dolore nello stesso tempo.
Julia Hartwig (Lublino, 1921)
Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery
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Noi siamo cresciuti senza padri
Noi siamo cresciuti senza padri
non avevamo punti di riferimento
vagavamo senza meta
da un punto all’altro della città.
Noi siamo cresciuti soli
senza domeniche sui laghi
non sapevamo dove andare
vagavamo senza scopo
da un punto all’altro della città.
Noi siamo cresciuti senza approvazione
senza giudizio, senza prati da
calpestare. Noi
siamo cresciuti senza voce
in un mondo vuoto siamo cresciuti
pieni di dolore vagando
da un punto all’altro della città.
I nostri padri sono fuggiti
si sono perduti in amori più importanti
del nostro piccolo amore di bambini.
La notte pregavamo che tornassero
ci aspettavamo che comparissero
sull’uscio con un sorriso nuovo.
Mauro Fabi (Roma, 1959)
Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery
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La ricompensa dell'armadio
Appare una perfetta ricompensa
il lavoro speso assieme:
un intero pomeriggio con mio padre
a montare l’armadio grande,
quello della stanza del sonno.
Appare una perfetta ricompensa
la gioia di puntellare assieme
i chiodi come idee,
di martellare forte a fissare i concetti;
dentro l’armadio ci appenderemo i ricordi,
vestiremo a festa
durante le lunghissime memorie familiari.
Intanto appare una perfetta ricompensa
aver imparato come far scorrere le ante:
vanno fissate salde come l’amore,
larghe abbastanza per respirare,
ma prima a cercare le viti
perché si avvita – a vita
come a cercare ognuno il proprio corridoio
penetrando i trucioli del tempo.
L’armadio è pronto,
va sollevato, messo in piedi:
ci vuole forza,
non basta un padre
né un figlio,
va alzato insieme
quasi accarezzandolo.
Simone Di Biasio (Fondi, 1988), da Assenti ingiustificati (Edilet, 2013)
Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery
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