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Discussione: Marina Ivanovna Cvetaeva

          
  1. #1
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    Smile Marina Ivanovna Cvetaeva

    Marina Ivanovna Cvetaeva,( 1842 -1941) poetessa e scrittrice russa.

    NEL BUIO
    Un mondiale nomadismo è cominciato nel buio:
    sono gli alberi che vagano sulla terra notturna.
    Sono i grappoli che fermentano in vino dorato,
    sono le stelle che di casa in casa peregrinano,
    sono i fiumi che il cammino cominciano a ritroso!
    E io ho voglia di venire da te sul petto – a dormire.

    Marina Ivanovna Cvetaeva
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  2. #2
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    Smile

    Prosegui pure, tu, per la tua strada,
    La tua mano io non la sfioro.
    Ma troppo eterna era l’angoscia in me,
    Perché per me tu fossi una qualunque.
    Il cuore tutt’un colpo disse: “Cara!”
    Tutto io a te, a casaccio, ho perdonato,
    Senza saper di te nemmeno il nome! —
    Oh, amami, tu, amami!
    Poso lo sguardo sulle labbra—meandro,
    Sulla loro incrollabile alterigia,
    Sugli aspri aggetti delle sopracciglia:
    E il cuore mi si piglia — un coccolone!
    La veste — una corazza in seta nera,
    La voce appena roca d’una zingara,
    Tutto mi piace da morire in te, —
    Perfino il fatto che non sei uno schianto!
    Non sfiorirai, bellezza, con l’estate!
    Non fiore — ma stelo sei, d’acciaio,
    Più cattivo del male, più appuntito
    D’un aculeo — da che isola importato?
    Fai meraviglie col ventaglio, tu,
    O con la canna da passeggio, —
    In ogni tua venuzza ed ossicino,
    Nel garbo d’ogni tuo tristo ditino,
    La tenerezza della donna, c’è,
    E l’insolenza del ragazzo.
    Col verso respingendo ogni sogghigno,
    Rivelo a te e al mondo ciò che a noi
    Fu in te predestinato, sconosciuta
    Dalla fronte di Beethoven!
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  3. #3
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    Ho un fiore appuntato sul petto,
    Chi ce lo mise, - non me lo ricordo.
    Insaziata è la mia fame
    Di tristezza, amore e morte.
    Col violoncello, o lo stridìo di porte,
    Col tintinnìo di bicchierini,
    Sferragliando gli sproni, o anche con l’urlo
    Dei treni nella sera,
    Con schioppettate di doppiette
    O bubbole di troike —
    Ma chiamatemi, chiamate,
    Non amati da me!
    E c’è ancora una delizia:
    Sto aspettando chi per primo
    Farà centro, fulminandomi
    Come deve — a bruciapelo.
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  4. #4
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    Io so la verità! Tutte le scorse verità – via!
    Non bisogna azzuffarsi, a questo mondo.
    Guardate: è sera, guardate: è di già notte.
    Azzuffarsi — per che — poeti, amanti, condottieri?
    Già posa il vento, e scende la rugiada,
    Già il turbinio di stelle gela in cielo, e presto
    Noi sotto terra dormiremo tutti,
    Sopra la terra insonnia l’uno all’altro.

    Marina Ivanova Cvetaeva



    P.S. Non conoscevo la sua biografia, ho dato un'occhiata ora, che vita terribile ha avuto!
    http://www.corriere.it/cultura/event...6e87678a.shtml
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  6. #5
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    Giacciono, scritte in fretta e furia,
    Di tenerezza gravide e d’ardore.
    Fra amore e amore crocifiggeranno
    Il mio attimo, l’ora, il giorno, l’anno, il secolo.
    E sento che da qualche parte al mondo c’è tempesta;
    Che ancora brilleranno le lance delle amazzoni.
    - Ma io non lascerò la penna! – Due rose
    Hanno succhiato il sangue del mio cuore.

    Marina Ivanova Cvetaeva
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  8. #6
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    Mani mi furon date – per tenderle a tutti — tutte e due,
    Non per trattenere, nessuno; le labbra – per chiamare;
    Occhi – non per guardar le sopracciglia, in alto, –
    Ma per stupirsi teneri d’amore e – ancor più teneri – di
    disamore.
    E poi questa campana, più pesante
    Di quelle del Kremlino, che va su e giù nel petto, senza posa
    Mi dice che — chissà? — non so, — forse, — può darsi —
    Non posso restare oltre, ospite in terra russa!

    Marina Ivanova Cvetaeva
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  9. #7
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    AMORE


    Fuoco? Uragano? Terremoto?
    Andiamoci più piano...

    Dolore noto come agli occhi il palmo
    della mano e alle labbra
    il nome del proprio bambino...

    Marina Ivanova Cvetaeva
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  10. #8
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    Io so la verità! Tutte le scorse verità – via!
    Non bisogna azzuffarsi, a questo mondo.
    Guardate: è sera, guardate: è di già notte.
    Azzuffarsi — per che — poeti, amanti, condottieri?
    Già posa il vento, e scende la rugiada,
    Già il turbinio di stelle gela in cielo, e presto
    Noi sotto terra dormiremo tutti,
    Sopra la terra insonnia l’uno all’altro.

    Marina Ivanova Cvetaeva



    P.S. Non conoscevo la sua biografia, ho dato un'occhiata ora, che vita terribile ha avuto!
    http://www.corriere.it/cultura/event...6e87678a.shtml
    E' vero! forse ho fatto una mancanza a non postarla! ciao
    Rosy
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  11. #9
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    Smile Cammini a me somigliante

    Cammini, a me somigliante,
    gli occhi puntando in basso.
    Io li ho abbassati anche!
    Passante, fermati!
    Leggi - di ranuncoli
    e di papaveri colto un mazzetto
    - che io mi chiamavo Marina
    e quanti anni avevo.
    Non credere che qui sia una tomba,
    che io ti apparirò minacciando...
    A me stessa troppo piaceva
    ridere quando non si può!
    E il sangue fluiva alla pelle,
    e i miei riccioli s'arrotolavano...
    Anch'io esistevo, passante!
    Passante, fermati!
    Strappa uno stelo selvatico per te
    e una bacca - subito dopo.
    Niente è più grosso e più dolce
    d'una fragola di cimitero.
    Solo non stare così tetro,
    la testa chinata sul petto.
    Con leggerezza pensami,
    con leggerezza dimenticami.
    Come t'investe il raggio di sole!
    Sei tutto in un polverio dorato...
    E che almeno però non ti turbi
    la mia voce di sottoterra.
    Marina Ivanovna Cvetaeva
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  12. #10
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    E' vero! forse ho fatto una mancanza a non postarla! ciao
    Rosy
    E' merito tuo se mi è venuta la curiosità di dare un'occhiata alla sua biografia, che è spaventosa.


    Il tuo nome è una rondine nella mano,
    il tuo nome è un ghiacciolo sulla lingua.
    Un solo unico movimento delle labbra.
    Il tuo nome sono cinque lettere.
    Una pallina afferrata al volo,
    un sonaglio d’argento nella bocca.

    Un sasso gettato in un quieto stagno
    singhiozza come il tuo nome suona.
    Nel leggero suono degli zoccoli notturni
    il tuo nome rumoroso rimbomba.
    E ce lo nomina lo scatto sonoro
    del grilletto contro la tempia.

    Il tuo nome – ah, non si può! –
    Il tuo nome è un bacio sugli occhi,
    sul tenero freddo delle palpebre immobili.
    Il tuo nome è un bacio dato alla neve.
    Un sorso di fonte, gelato, turchino.
    Con il tuo nome il sonno è profondo.

    Marina Ivanovna Cvetaeva


    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  13. #11
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    Ai miei versi scritti così presto,

    che nemmeno sapevo d’esser poeta,
    scaturiti come zampilli di fontana,
    come scintille di razzi.

    Irrompenti come piccoli demoni
    nel sacrario dove stanno sogno e incenso,
    ai miei versi di giovinezza e di morte,
    versi che nessuno ha mai letto!

    Sparsi fra la polvere dei magazzini,
    dove nessuno mai li prese né li prenderà,
    per i miei versi, come per i pregiati vini,
    verrà pure il loro turno.

    Marina Ivanovna Cvetaeva

    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  14. #12
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    Ecco ancora una finestra,
    dove ancora non dormono.
    Forse –bevono vino,
    forse –sie­dono così.
    O sem­pli­ce­mente –le due
    mani non staccano.
    In ogni casa, amico,
    c’è una fine­stra così.

    Non can­dele o lam­pade hanno acceso il buio:
    ma gli occhi insonni!

    Grido di distac­chi e d’incontri:
    tu, fine­stra nella notte!
    Forse, cen­ti­naia di candele,
    forse tre candele…
    Non c’è, non c’è per la mia
    mente quiete.
    Anche nella mia casa
    è entrata una cosa come questa.

    Prega, amico, per la casa insonne,
    per la fine­stra con la luce.

    Cvetaeva
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  15. #13
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    Superficialità

    Caro peccato,
    Compagna mia e nemica mia carissima!
    Tu versasti il sorriso nei miei occhi,
    E la mazurka in tutte le mie vene.
    Da te ho imparato a non tener l’anello,
    Non m’avrebbe la vita presa in sposa!
    A cominciare a caso, dalla fine,
    E a finire però sempre daccapo.
    A essere fuscello, e essere acciaio,
    In questa vita, in cui si può sì poco...
    A scioglier la tristezza con la cioccolata,
    E a sorridere in viso a chiunque passa!

    Marina Ivanovna Cvetaeva
    1915
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  16. #14
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    Pupilla Nera

    Come pupilla, nera; come pupilla, succhiante
    la luce – ti amo, perspicace notte.

    Dammi voce per cantarti, o progenitrice
    delle canzoni, nella cui mano è la briglia dei quattro venti.

    Chiamando te, te glorificando, io sono soltanto
    una conchiglia dove ancora non s’è taciuto l’oceano.

    Notte! Ho già scrutato a sazietà nelle pupille umane.
    Inceneriscimi, nero sole – notte!

    Marina Ivanovna Cvetaeva

    9 agosto 1916
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  17. #15
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    Da Lontano

    Da lontano – il poeta prende la parola.

    Le parole lo portano – lontano.
    Per pianeti, sogni, segni … Per le traverse vie
    dell’allusione. Tra il sì e il no il poeta,
    anche spiccando il volo da un balcone
    trova un appiglio. Giacché il suo
    è passo di cometa. E negli sparsi anelli
    della causalità è il suo nesso. Disperate –
    voi che guardate il cielo! L’eclisse del poeta
    non c’è sui calendari. Il poeta è quello
    che imbroglia in tavola le carte,
    che inganna i conti e ruba il peso.
    Quello che interroga dal banco,
    che sbaraglia Kant,
    che sta nella bara di Bastiglie
    come un albero nella sua bellezza.
    E’ quello che non lascia tracce,
    il treno a cui non uno arriva
    in tempo …
    Giacché il suo
    è passo di cometa: brucia e non scalda,
    cuoce e non matura – furto! scasso! –
    tortuoso sentiero chiomato
    ignoto a tutti i calendari.


    Marina Ivanovna Cvetaeva

    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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