Ancora una volta DE LUCA ha fatto centro.
Letto in un giorno.

Breve trama:
A dieci anni l'età si scrive per la prima volta con due cifre. È un salto in alto, in lungo e in largo, ma il corpo resta scarso di statura mentre la testa si precipita avanti. D'estate si concentra una fretta di crescere. Un uomo, cinquant'anni dopo, torna coi pensieri su una spiaggia dove gli accadde il necessario e pure l'abbondante. Le sue mani di allora, capaci di nuoto e non di difesa, imparano lo stupore del verbo mantenere, che è tenere per mano.

Mio commento.

Questa è una poesia scritta in prosa; solo De Luca ci riesce.
Romanzo breve, ma denso di contenuti.
La storia del passaggio dall'infanzia ad una pre-adolescenza; a dieci anni si è ancora quasi bambini, ma il protagonista in un'estate fa tantissime scoperte, e cresce.
Scopre, per esempio, la situazione dei genitori; padre emigrato negli Stati Uniti, che vorrebbe ricongiungersi a loro, laggiù.
Il conflitto interiore della madre, che sceglie alla fine di restare qui.
La prepotenza dei più forti: due bulletti che lo picchiano, ma che lui non denuncia.
L'amore, nella persona di una bambina meravigliosa, con cui il ragazzo scambia frasi da grande, ed anche un pò surreali..
Un amore "pulcino", lo definisce l'autore....

Mi è sembrato molto autobiografico, nel complesso.
Come tutti gli altri, così denso di poesia, da scivolare via senza che neppure ci si renda conto...
E poi, quel linguaggio particolare, che nessun altro autore usa, e che mi incanta....
Ci sono passaggi incantevoli; come sempre , ho messo abbondanti segni, nelle mie pagine.
Vorrei citarne alcuni.
Il più struggente è quello in cui parla della madre, ricordandola ora, cinquant'anni dopo.
Mi ha ricordato quella splendida poesia a lei dedicata; non so, in questo momento, se l'avessi già postata sul forum...Mi ha fatto piangere.

" Le canzoni imparate da mamma hanno forzato la mia voce chiusa.
Le porto in giro sopra un palco, la luce in faccia che ha l'effetto opposto, di starmene davanti a un buio, e a quel buio mi rivolgo, a un angolo dove ci sta lei che mi ha insegnato ogni sillaba e che mi ha chiesto fino agli ultimi giorni di cantarle qualcosa.
In ogni stanza e sala, quando canto in napoletano, esiste lei che ascolta.

Gli assenti hanno bisogno di una voce che li chiami fuori dall'assenza e li costringa a starci nuovamente, per la durata di una canzone almeno.
Mamma di cenere ammucchiata sul campo, le nostre notti di marzo, la siringa pronta a estrarre la spina del dolore, la stanza di passaggio dove la vita stentava a finire e le dita non si volevano staccare.
Mamma che mi fa orfano da vecchio.
....Mamma, negli ultimi giorni avevi il profilo di un uccello in volo."

E parlando del padre:

"Papà l'ho perduto in un'alba di novembre......
L'incontro nel sonno, dove piango senza lacrime. Il mio lutto per lui è una pozza d'acqua marina prosciugata.
Tra gli scogli resta il sale asciutto, dei singhiozzi a secco.
Adesso mi ritrovo le stesse lacrime di cinquant'anni fa."

E ancora:

"A settembre succedono giorni di cielo sceso in terra.
Si abbassa il ponte levatoio del suo castello in aria e giù per una scala azzurra il cielo si appoggia per un poco al suolo.
A dieci anni potevo vedere i gradini squadrati, da poterli risalire cogli occhi.
Oggi mi contento di averli visti e di credere che ci sono ancora.
Settembre è il mese delle nozze tra la superficie terrestre e lo spazio di sopra acceso dalla luce."

Potrei citarne molti altri: lascio agli amanti di questo autore la gioia di scoprirli.
Consigliato!
Rosy