Si può leggere la Commedia di Dante come un poema a forti tinte etiche, e forse non è esaustivo.
Il concetto di Etica, in Dante, lo troviamo sparso in tutte le sue opere ed a maggior ragione nella Commedia, filiazione diretta della filosofia Scolastica.
E allora, cominciamo.
Per Dante, e secondo la Scolastica, il Bene ed il Male hanno il loro seme nell'amore:
Amor sementa in voi d'ogni virtute
E d'ogni operazion che merta pena

(Purg., XVII, vv 91-93)
I vizi e i peccati sono amore traviato, le virtù sono amore ordinato. Ora, essendo l'Amore il centro di gravità di ogni essere, l'Amore lo troveremo non solo in Dio ma anche nel Creato:
Nè Creator, nè creatura mai
(cominciò ei) figliol, fu senza amore
o naturale, o d'animo e tu 'l sai
.
Dante ci dice che nella materia esiste l'impulso, nei bruti l'istinto e negli uomini libera volontà (il Libero arbitrio).
Ora, nei primi due, l'amore segue il suo corso senza errori:
Lo natural fu sempre senza errore
(Purg. XVII, v 94)
Ma l'amore dell'uomo può diventare colpa se non rivolta alle cose del Cielo
Ciascuna di queste virtù ha due nemici collaterali, cioè vizi, uno in troppo e un altro in poco (Convivio)

Infatti, dirà (Purg.):
Ma l'altro (l'amor d'animo) puote errar per malo obbietto
o per troppo o per poco di vigore.


Dal "malo obbietto" nascono i tre vizi capitali (superbia, invidia e ira), vizi ritenuti gravissimi.

Se l'amore non tende al Bene con l'intensità dovuta, avremo l'Accidia. Se si lascia tentare troppo dai beni materiali, avremo l'Avarizia, la Gola, la Lussuria. Questi sono i sette vizi capitali che troviamo nella Commedia. Sono, in sè, amore disordinato, non orientato verso il Bene, così come il disordine, il caos generarono la città di Babilonia.
Invece, l'ordine nell'animo umano tende alla città di Dio:

Amor Dei facit civitatem Dei, amor sui facit civitatem Babylonis
(Sant'Agostino, Della Città di Dio)
Dante continua dicendoci che il mistero dell'Incarnazione ebbe il compito di riaccendere l'Amor di Dio, tramite Maria:
Nel ventre tuo si riaccese l'amore
(Parad., XXXIII, v.7)

L'amore per Dio - tramite Maria - è motore di Virtù; infatti san Bonaventura, in Speculum beatae Virginis, fa l'esempio di Maria come unico esempio da seguire. Dirà san Bonaventura, infatti:
Maria di ogni vizio fu scevra e d'ogni virtù rifulse. Maria dai sette vizi capitali fu immune ogni oltre credere, poichè contro la Superbia fu profondissima per umiltà; contro l'Invidia affettuosissima per carità; contro l'Ira mansuetissima per dolcezza, contro l'Accidia operosissima per attività e diligenza; Maria contro l'Avarizia fu piccolissima per povertà, contro la gola fu temperatissima per sobrietà, contro la Lussuria fu castissima per verginità.

L'ideale etico, naturalmente non solo in Dante, è quindi Maria. La tensione mistica della Commedia (che, ribadiamolo, non è una summa di peccati e pene, ma un pellegrinaggio di Dante e dell'Umanità intera verso la salvezza) ci insegna che la via per amare Dio è Maria.