Paradiso perduto di Milton



Uno dei miei poemi preferiti è Paradiso perduto, una colossale opera di Milton.
Ne conoscerete senz'altro il contenuto. Mi limito solo ad accennare alla poesia, all'amore, alla tenerezza, alla delicatezza con cui Milton guarda alla cacciata di Adamo ed Eva dall'Eden. Sono righe, per me, indimenticabili, queste righe che concludono l'opera, libro XII (e che sono introduzione alla esistenza materiale dell'intero genere umano):

Allor Michele
Prendendo i nostri padri ambi per mano,
L'indugio ne affrettò, dritto alla porta
Orïental guidolli, e di là ratto
Giù per la rupe alla pianura, e sparve.
Essi al perduto lor felice albergo
Volsero indietro gli occhi, e l'igneo brando
Vider rotante in fulminosi giri
Su tutto il lato orïentale e folte
In sulla porta star tremende facce
Ed armi ardenti. Alle lor ciglia alquante
Stille di pianto allor mandò natura,
Ma tosto le asciugaro. A sè dinanzi
Avean tutta la terra, ove un soggiorno
Scegliersi di riposo, e loro scorta
Era la Provvidenza. A incerti e lenti
Passi, dell'Eden pei solinghi campi,
Tenendosi per man, preser la via.