"Statemi bene a sentire- la sensazione più fantastica che abbia mai provato nella vita, intendo con i miei vestiti addosso, è stata quando ho sentito per la prima volta Diz e Bird suonare assieme a St. Louis nel Missouri nel 1944. Avevo diciotto anni e mi ero appena diplomato alla Lincoln High School, cioè al di là del Mississippi a East St. Louis, Illinois.
Quando ho sentito Diz e Bird che suonavano nella band di B mi sono detto: "Cosa? Che diavolo è questa roba?". Ragazzi, quella era roba davvero grandiosa. Era grandiosa da far paura. Voglio dire, erano tutti insieme in quella band: Dizzy Gillespie, Charlie "Yardbied" Parker, Buddy Anderson, Gene Ammons, Lucky Thompson e Art Blakey, per non parlare di Mr.B, ovvero Billy Eckstine. Quella roba ti si ficcava nelle ossa. La musica se ne andava su per il corpo, ed era esattamente questo che volevo sentire. Il modo in cui quella band suonava era l'unica cosa che volevo sentire. Era davvero grande. E là sopra c'ero anch'io."

Questo è l'incipit di "Miles. L'autobiografia", l'autobiografia di Miles Davis, forse il più grande jazzista della storia. Scritto con grande sincerità, non nascondendo i suoi aspetti più censurabili come l'abuso di droghe e il suo carattere non facile, questo libri ci fa conoscere l'epoca d'oro del jazz, con i suoi interpreti più famosi e l'evoluzione del genere che ebbe sempre Miles Davis come punto di riferimento imprescindibile. Queste sono due sue composizioni, una del 1959 "So What" tratta dal suo capolavoro "Kind of Blue"


e questa è invece "Tutu" del 1986