Scrivimi se vuoi


quando riceverai queste poche righe
anche se non ne troverai un perché, così come anch’io
non ho trovato ancora le mie risposte.
C’è in questo scrivermi dentro un senso di assenza
che mi allontana e mi spegne
e questa poca luce che tuttavia forse ti giunge
è come quella di una stella di cui
qualcuno poi dice
che è morta già da milioni di anni, e
questo tempo steso
questo non si riesce neanche ad immaginarlo.
Eppure ci siamo detti tanto, e continuiamo a farlo,
sillabando parole e parole cercando di capire
se in questo nostro vagare in tondo si nasconda
quel senso che ci fa restare e se questo che ci diamo
e che noi pensiamo come fili e fili tesi
non sia soltanto un maldestro tentativo, un camouflage
di tutte le nostre sconfitte
e chissà se poi quei fili, scoprendolo,
potrebbero realmente reggerne il peso
mi manca, ad esempio, il colore dei tuoi occhi ora
e potrei dirti che pensandoci ho pianto,
ed era così strano
perché quello che guardavo era un punto nel lontano
e non è la stessa cosa
perché vedi anche se di quelle lacrime
te ne mandassi qualche goccia
se le mettessi fra le righe di questo eterno dire
ne andrebbe perso già tutto l’amaro del sapore
e questo, lo sai anche tu, anche questo
non sarebbe lo stesso.
Ma tu, tu scrivimi se vuoi
fallo allora con le parole che conosci e che io conosco
scrivimi qualcosa che io possa tenere in tasca
mettici il tuo nome
e in basso sulla destra scrivi – ti voglio bene, ed è adesso-
così che io, di quel che hai scritto
possa percorrere tutto il tempo che c’è stato
avere la luce e anche la stella, avere tutto.


LISA SAMMARCO