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Premio Nobel per la letteratura nel 1976, con la motivazione "Per la comprensione umana e la sottile analisi della cultura contemporanea che sono combinate nel suo lavoro", Saul Bellow ne 'Il re della pioggia' racconta la vicenda di Eugene Henderson, un americano che, giunto a cinquantacinque anni pieno di donne, di figli e di denaro, fugge nel cuore dell'Africa alla ricerca di verità elementari sul mondo e su stesso.

Gli antieroi di Bellow sono per lo più uomini in crisi, alla ricerca di se stessi, privi, alle volte, di grandi qualità, che faticano a inserirsi nel loro contesto sociale, attraverso i quali Bellow comunica le proprie emozioni e le proprie idee. Il quadro che ci offre Bellow è quello della condizione dell'uomo moderno e dei malesseri contemporanei, che vanno dalle nevrosi alle frustrazioni.

Il suo capolavoro, Herzog, del 1964, è la biografia di un professore di media età che sfoga le proprie angosce esistenziali scrivendo missive, mai spedite, ad amici, al presidente degli Stati Uniti, a Dio e a se stesso.

“… forse il tempo è stato inventato per porre fine alla disperazione. Perché non duri in eterno. Forse è proprio così. E la felicità, il suo opposto, è forse eterna? Non c’è tempo nella felicità. In cielo hanno buttato via tutti gli orologi…”.

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Il volto in copertina sembra il suo ritratto, ma in realtà è un quadro, di F.H. Varley, Doctor T.