Trama:
Il verdetto di un medico ha ribaltato il mondo. La malattia di Andrea è un uragano, sette tifoni. L'autismo l'ha fatto prigioniero e Franco è diventato un cavaliere che combatte per suo figlio. Un cavaliere che non si arrende e continua a sognare. Per anni hanno viaggiato inseguendo terapie: tradizionali, sperimentali, spirituali. Adesso partono per un viaggio diverso, senza bussola e senza meta. Insieme, padre e figlio, uniti nel tempo sospeso della strada. Tagliano l'America in moto, si perdono nelle foreste del Guatemala. Per tre mesi la normalità è abolita, e non si sa più chi è diverso. Per tre mesi è Andrea a insegnare a suo padre ad abbandonarsi alla vita. Andrea che accarezza coccodrilli, abbraccia cameriere e sciamani. E semina pezzetti di carta lungo il tragitto, tenero Pollicino che prepara il ritorno mentre suo padre vorrebbe rimanere in viaggio per sempre.



Forse come romanzo non è particolarmente emozonante nel modo in cui è scritto e nella poca profondità delle cose raccontate, ma la storia è di quelle che colpiscono già nel sentirne parlare.
Questo padre che decide di affrontare un viaggio così avventuroso tra le Americhe con suo figlio autistico, senza un itinerario preciso, senza prenotazioni, dormendo dove capita e facendosi guidare di giorno in giorno dalle persone incontrate, dalla strada, dalle necessità del momento, ha avuto davvero un gran coraggio.
Il racconto scorre velocemente e con leggerezza tra luoghi e personaggi. A volte il papà Franco si abbandona a qualche pensiero su Andrea e sulle sue difficoltà. Ci dà qualche indizio sul passato, su chi è questo ragazzo così speciale. C'è tantissima umanità in questa storia. Persone di culture diverse, ma tutte accomunate dall'umana comprensione per quello che è Andrea e per il suo modo di affrontare gli altri e di avvicinarsi a loro. Certo occorre continuamente spiegare per evitare che la gente reagisca male, ma poi ogni persona mostra la sua umanità.
Andrea è dolcissimo. Ha un bellissimo sorriso. Le frasi che lui scrive al computer e che sono riportate nel libro colpiscono molto. Mi sorprende la lucidità e la consapevolezza di sè e della malattia. Andrea quasi si scusa per essere così strano, così diverso.
Sono anche rimasta molto colpita quando ho capito il significato del titolo. So che chi è affetto da autismo sfugge il contatto visivo ed anche fisico, invece Andrea si avvicina alle persone e le abbraccia, le bacia, tocca loro la pancia per conoscerle. Siccome il contatto fisico da parte di chi non si conosce, non è gradito, succede che le persone reagiscano male. Così i genitori decidono di preparare delle magliette con delle frasi e su una di queste c'è scritto proprio: se ti abbraccio non aver paura.

Se non avete visto interviste alla televisione (ho letto che Franco e Andrea sono stati alle Iene, alle invasioni barbariche), guardate alcuni video del viaggio sul sito di Andrea. Ho provato una grandissima tenerezza per questo ragazzo sempre sorridente che adora il suo papà e lo riempie di baci.
L'autismo è una gran brutta patologia, ma questa storia ci insegna che la diversità a volte non toglie qualcosa, ma aggiunge qualcosa di speciale, cambia il modo di vedere le cose dando una diversa profondità e non togliendola.
Viene voglia di conoscerlo questo ragazzo che ha sicuramente più sensibilità e più vitalità di molti di noi considerati "normali".