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Discussione: Giovanni Raboni

          
  1. #1
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    Giovanni Raboni

    Giovanni Raboni (Milano, 22 gennaio 1932 – Parma, 16 settembre 2004) è stato un poeta, scrittore e giornalista italiano appartenente alla "generazione degli anni trenta", insieme ad alcuni dei più conosciuti nomi della letteratura italiana.

    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
    "La luce che si sprigiona dalle cose, occorre fissarla nelle parole prima che si spenga nella mente." Bashô

    http://www.liveus.it/realta.php?id=2548
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  3. #2
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    RISANAMENTO

    RISANAMENTO

    Di tutto questo
    non c’è più niente (o forse qualcosa
    s’indovina, c’è ancora qualche strada
    acciottolata a mezzo, un’osteria).
    Qui diceva mio padre, conveniva
    venirci col coltello… Eh sì, Il Naviglio
    è a due passi, la nebbia era più forte
    prima che lo coprissero… Ma quello
    che hanno fatto , distruggere le case,
    distruggere quartieri, qui e altrove,
    a cosa serve? Il male non era
    lì dentro nelle scale, nei cortili,
    nei ballatoi, lì semmai c’era umido
    da prendersi un malanno. Se mio padre
    fosse vivo chiederei anche a lui: ti sembra
    che serva? è il modo? A me sembra che il male
    non è mai nelle cose, gli direi.
    "La luce che si sprigiona dalle cose, occorre fissarla nelle parole prima che si spenga nella mente." Bashô

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  4. #3
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    La guerra


    Ho gli anni di mio padre - ho le sue mani,
    quasi: le dita specialmente, le unghie,
    curve e un po' spesse, lunate (ma le mie
    senza il marrone della nicotina)
    quando, gualcito e impeccabile, viaggiava
    su mitragliati treni e corriere
    portando a noi tranquilli villeggianti
    fuori tiro e stagione
    nella sua bella borsa leggera
    le strane provviste di quegli anni, formaggio fuso, marmellata
    senza zucchero, pane senza lievito,
    immagini della città oscura, della città sbranata
    così dolci, ricordo, al nostro cuore.
    Guardavamo ai suoi anni con spavento.
    Dal sotto in su, dal basso della mia
    secondogenitura, per le sue coronarie
    mormoravo ogni tanto una preghiera.
    Adesso, dopo tanto
    che lui è entrato nel niente e gli divento
    giorno dopo giorno fratello, fra non molto
    fratello più grande, più sapiente, vorrei tanto sapere
    se anche i miei figli, qualche volta, pregano per me.
    Ma subito, contraddicendomi, mi dico
    che no, che ci mancherebbe altro, che nessuno
    meno di me ha viaggiato fra me e loro,
    che quello che gli ho dato, che mangiare
    era? non c'era cibo nel mio andarmene
    come un ladro e tornare a mani vuote...
    Una povera guerra, piana e vile,
    mi dico, la mia, così povera
    d'ostinazione, d'obbedienza. E prego
    che lascino perdere, che non per me
    gli venga voglia di pregare.

    Giovanni Raboni





    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  6. #4
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    Fatti pure in quattro, allàrgati, notte,
    quanto ti pare, io prima che sia giorno
    sento la saracinesca del forno
    sollevarsi, ridarmi alle interrotte

    gioie cittadine. Mi scrollo, storno
    numeri e altre ossessioni, studio rotte
    accorte fra secche e insidiose e frotte
    di questuanti e cannibali, ritorno,

    insomma, al vero, e - lo benedico.
    Ma sì, meglio vedervi, meglio avervi,
    atroci lacune, che con i nervi

    mozzati e a fiato mozzo nell'intrico
    dei simboli subirvi, non c'é, dico,
    peggior servaggio che sognarsi servi.

    Giovanni Raboni
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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    Per nessuna ragione

    Per nessuna ragione,
    sapendo quello che succede,
    mi vorrei risvegliare in questo mondo.
    Ma già pensando (pensando
    di pensarlo) so anche
    che non è vero, che per quanto
    ignominioso sia il presente io mai
    rinuncerei, potendo scegliere,
    a starci, magari di sghembo
    e rattrappito d'amarezza, dentro.
    Forse, mi dico allora,
    non è per me che parlo, è qualcun altro,
    nato da poco o nascituro,
    ad agitarsi nel mio sonno, a premere
    da chissà dove sul mio cuore,
    a impastare parole col mio fiato...

    Giovanni Raboni
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  10. #6
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    E PER TUTTO IL RESTO

    E per tutto il resto, per quello
    che in tutto questo tempo
    ho sprecato o frainteso, per l'amore
    preso e non dato, avuto e non ridato
    nella mia ingloriosa carriera
    di marito, di padre e di fratello
    ci sarà giustizia, là, un altro appello?
    Niente più primavera,
    mi viene da pensare, se allo sperpero
    non ci fosse rimedio, se morire
    fosse dolce soltanto per chi muore.

    Giovanni Raboni
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

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  12. #7
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    Non di questo presente ora bisogna
    vivere – ma in esso sì: non c’è modo,
    pare, d’averne un altro, non c’è chiodo
    che scacci questo chiodo. Nè a chi sogna

    va meglio, che le più volte si infogna
    a figurarlo, e fa più groppi al nodo
    se cerca di disfarlo (sta nel todo
    che si crede nel nada, sempre) o agogna,

    ma con che lama? troncarlo. La mente
    infortunata non ha altra fortuna,
    dunque, che nel pensiero? Certo a niente

    più la mia si consola che se in una
    deposizione o un offertorio gente
    dispersa solennemente s’aduna.

    Giovanni Raboni
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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