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Discussione: racconto inedito

          
  1. #1
    Member L'avatar di NUVOLONE
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    racconto inedito

    Riprovo ad inviare il mio racconto inedito. Grazie a chi lo vorrà leggere e commentare.

    Quattro passi
    **********
    Chissà perchè quel giorno.
    A prima vista, era un giorno come tanti, con un sole smorto a rischiarare il sottile drappo di nebbia che saliva adagio, dal fondo delle colline.
    Eppure, si era trovato a camminare sul sentiero sottile che tagliava le vigne e si perdeva lontano, laggiù dove cominciava il tramonto. Era partito presto, un passo dopo l'altro, un pensiero dopo l'altro.
    Ogni tanto si fermava, ad osservare la processione di pioppi lontani, sulla pianura, dove il fiume sembrava una serpe d'argento persa fra il verde. Chissà perchè quel giorno.
    Forse non esistevano giorni particolari per iniziare un viaggio o forse sì, non aveva la risposta; di sicuro sapeva che quel giorno ne aveva intrapreso uno difficile.
    "Esco a fare quattro passi" Aveva detto alla moglie, intenta a curare un grande glicine fiorito.
    "Non fare tardi."
    La strada ora curvava verso altre vigne, altri poderi, dove l'autunno ancora non era arrivato e i grappoli pieni aspettavano altro sole.
    Erano anni che non percorreva più quella strada; d'improvviso gli sembrarono troppi, come i fili d'argento che nascevano numerosi sulla sua barba e sui suoi radi capelli. Gli tornarono in mente i viaggi che aveva fatto, in ogni parte del mondo, per lavoro o per divertimento, ma quel paesaggio di fine estate e quella terra dolce, ora gli sembravano il luogo più lontano del mondo.
    Ancora una curva e la casa apparve, sempre la stessa, come affiorava dai ricordi; anche quando cercava di allontanarli e quelli tornavano, senza avvisarlo. Si ritrovò a pensare a come aveva cercato di scacciare quelle emozioni per troppi, troppi giorni.
    Ecco la facciata a mattoni, la piccola recinzione in legno, colorata d'un rosso vivace ed il camino col gallo di ferro, a far da banderuola ad un vento assente.
    Ancora pochi passi, soltanto quattro, e sarebbe arrivato.
    Si fermò ad osservare il digradare dei colli ed il colore del cielo, un azzurro chiaro che il sole screziava di rosa.
    Avrebbe dovuto tornare indietro, cancellare quel viaggio, cancellare quel giorno. Proseguì, un passo dopo l'altro; mai viaggio gli era parso così difficile, mai cammino così impervio. Ed ancora i ricordi tornarono, crudeli ed insopprimibili. Un giorno come tanti, lontano nel tempo, un giorno che ancora non era estate, ed una lite dura,senza ritorno. Un volgere di spalle, una valigia con poche cose e davanti un lungo percorso, lungo come la vita. Erano passati soli e lune, stagioni buone e giorni di pioggia e vento; aveva guardato albe ed altri tramonti, prima di tornare lì, dove le strade si perdevano fra i grappoli e la polvere delle strade, a sera, si macchiava di crepuscolo.
    Da poco occupava la casa nuova, con la sua compagna di sempre; una casa nuova a quattro passi da quella che, ora, era affiorata tra il verde. Strano come il cerchio a volte si chiuda e come, dopo altri mille e mille passi, era tornato lì. La strada breve che separava le due case gli era sembrata un cammino insuperabile.
    Sempre si era rifiutato di percorrerlo. Fino a quel giorno. Chissà perchè quel giorno.
    Si fermò ad osservare un gatto pigro che dormiva sul muretto di mattoni rossi, un gatto bianco e nero, come quello che aveva lui, tante stagioni prima; o forse era proprio quello, in una delle sue ultime nove vite.
    Il silenzio era appena screpolato dal cigolare di un altalena nel giardino. Lui non ne aveva mai avuta una.
    Notò le imposte verniciate di fresco ed un profumo di caffè, che si confondeva con la fragranza dei fiori nell'aria umida. Sapeva di dover tornare indietro, di dover volgere il passo verso la sua vita; lì non c'era più nulla per lui, quella non era più la sua mèta. La sua scelta era stata diversa e non la rimpiangeva.
    "Ancora quattro passi e torno."
    Era davanti all'ingresso, una bella porta nuova che cominciava dove finiva la recinzione.
    Udì un sussurro ed una voce di bimbo.
    Appoggiò il dito sul campanello e premette il pulsante d'ottone lucido.
    "Chi è?" Una voce di donna, fresca, gentile, sconosciuta.
    Ma non fu la voce che udì.
    Era stato un viaggio lungo, difficile; quattro passi soltanto.
    "Sono io, tuo figlio, papà."




    Silvano Nuvolone.

  2. #2
    Master Member L'avatar di Rosy
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    Racconto stupendo, e come sempre , mirabilmente scritto.
    Solo non sono certa di avere compreso il finale. Me lo vuoi spiegare tu, Silvano, o azzardo ipotesi? ciao ciao
    Rosy
    P.S. quello che mi porta un pò in confusione è la frase:
    Ma non fu la voce che udì.
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  3. #3
    Senior Member L'avatar di annaV
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    Devo dire che quello scritto da Rosy vale anche x me, ma non osavo dirlo x prima!

  4. #4
    Master Member L'avatar di daniela
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    Secondo me, lui non ha neppure sentito la voce di donna fresca, gentile, sconosciuta, perchè il ritorno nella casa della sua infanzia era un viaggio nel suo passato, perciò la sua risposta è stata: sono io papà.

    Però aspettiamo Silvano...
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  5. #5
    Moderator L'avatar di kaipirissima
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    a me sembra che andando a vivere lì già lo sapeva che prima o poi avrebbe cercato la casa di suo padre.
    uno che volta le spalle alla "famiglia" e poi va a vivere nella casa vicina, quanto meno incosciamente vuole recuperare il passato. spero che il racconto voglia alludere al fatto che è giunto troppo tardi e suo padre non c'è più (anche se forse è un po' strano che non sappia che suo padre è morto).

    comunque sia il racconto mi è piaciuto, una scrittura malinconica e visiva.

  6. #6
    Outsider Member L'avatar di Tregenda
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    Quote Originariamente inviato da annaV Visualizza il messaggio
    Devo dire che quello scritto da Rosy vale anche x me, ma non osavo dirlo x prima!
    Idem...

  7. #7
    Senior Member L'avatar di Baudin
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    Un uomo all’inizio del tramonto della sua vita fa un viaggio nel passato, verso la casa da cui andò via all’inizio dell’estate di tanti anni prima, dopo i contrasti avuti col padre.
    E’ l’inizio del tramonto di un giorno di fine estate. L’autunno non è ancora arrivato, ma lo sente vicino .
    E’ un viaggio a lungo rinviato , ma ora che si è deciso non si tira indietro, nonostante le difficoltà interiori.
    Arriva a destinazione , capisce l’inutilità di quanto sta facendo, sa di non potersi aspettare nulla, nota un’altalena nel giardino, la pittura fresca, la voce di un bimbo. L’impulso di suonare il campanello è più forte, non importa la voce che risponde, lui ha solo un grande bisogno di dire: “Sono io, tuo figlio, papà.”

    Un racconto carico di simbolismi, espressi alla maniera di Nuvolone, in modo poetico , con la sensibilità che lo distingue e che sempre più mi spinge ad approfondire.

  8. #8
    Moderator L'avatar di kaipirissima
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    waoo Baudin dopo aver letto il tuo commento il racconto mi piace anche di più. anzi è proprio bello, fuori dallo stereotipo in cui è facile cadere in racconti del genere. Nuvolone è fortunato ad avere un lettore attento come te.

  9. #9
    Master Member L'avatar di Rosy
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    Quote Originariamente inviato da Baudin Visualizza il messaggio
    Un uomo all’inizio del tramonto della sua vita fa un viaggio nel passato, verso la casa da cui andò via all’inizio dell’estate di tanti anni prima, dopo i contrasti avuti col padre.
    E’ l’inizio del tramonto di un giorno di fine estate. L’autunno non è ancora arrivato, ma lo sente vicino .
    E’ un viaggio a lungo rinviato , ma ora che si è deciso non si tira indietro, nonostante le difficoltà interiori.
    Arriva a destinazione , capisce l’inutilità di quanto sta facendo, sa di non potersi aspettare nulla, nota un’altalena nel giardino, la pittura fresca, la voce di un bimbo. L’impulso di suonare il campanello è più forte, non importa la voce che risponde, lui ha solo un grande bisogno di dire: “Sono io, tuo figlio, papà.”

    Un racconto carico di simbolismi, espressi alla maniera di Nuvolone, in modo poetico , con la sensibilità che lo distingue e che sempre più mi spinge ad approfondire.
    Quoto Kaipirissima.
    Carlo/ Baudin, sei un grande.
    mi è tutto chiaro.
    Ribadisco lo stile meraviglioso e coinvolgente di Nuvolone. Speriamo ci regali altro.
    Ciao a tutti, Rosy
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  10. #10
    Outsider Member L'avatar di Tregenda
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    Io invece volevo fare i complimenti all'autore per il grande rispetto che dimostra nei confronti dei suoi lettori. Lodi lodi lodi.
    Ma no, non pensiamo male, sicuramente è impegnato e non ha più guardato il forum. E' per questo che non ci ha più "cagati".

  11. #11
    Member L'avatar di NUVOLONE
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    Subito voglio scusarmi con tutti i lettori che hanno commentato il mio racconto; purtroppo ho avuto alcuni problemi personali e non ho potuto rispondere. Lo faccio ora, chiedendo ancora di perdonami, ma non sempre si può fare ciò che si desidera.
    Dunque, tutti avete nella mia scrittura grande considerazione e ve ne sono grato; è importante per uno scrittore sapere che ciò che crea ha un certo impatto nel lettore, specialmente per scrittori poco conosciuti, che devono ogni giorno superare mille ostacoli, per poter continuare a seguire la passione per lo scrivere. A volte è difficile. Ma questa, come si dice, è un'altra storia.
    Baudin ha colto molto bene l'essenza del racconto. Questa storia vuol essere un poco la parodia della vita, dove i nostri viaggi seguono un cerchio. Prima o dopo dobbiamo fare i conti con i nostri ritorni, che lo vogliamo o no. Tornano emozioni, volti, risate, colori e profumi di tempi e giorni nascosti. Il protagonista del racconto non rinnega la sua vita e le sue scelte, semplicemente il suo ritorno alla casa paterna, ormai occupata da altri, è la conclusione del suo viaggio, una conclusione difficile, un viaggio che, pur rimandando sempre, sapeva di dover fare, un giorno.
    La voce che sente,non è quello delle persone che abitano quella casa, ma quella del padre. E' anche la voce dei giorni perduti, la voce dei sentieri che ha scelto di non percorrere, delle rose che scelto di non cogliere. Tutti dobbiamo, prima o dopo, fare questo viaggio difficile, confrontarci con le nostre scelte ed averne il coraggio.
    Spero di essere riuscito a condensare nel racconto queste emozioni.
    Grazie ancora e a risentirci
    Silvano Nuvolone.
    Ultima modifica di NUVOLONE; 15-July-2012 a 12:36 Motivo: caduta di linea

  12. #12
    Outsider Member L'avatar di Tregenda
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    Grazie, allora mi scuso per aver pensato male. Le esperienze mi hanno resa maligna e penso sempre male.
    Ciao

  13. #13
    Member L'avatar di setaab
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    Tutti dobbiamo, prima o dopo, fare questo viaggio difficile, confrontarci con le nostre scelte ed averne il coraggio.
    Concordo con Nuvolone.
    Il racconto è bello quanto la descrizione del viaggio narrato. Personalmente la lettura mi ha lasciato un senso di malinconia amara che non so spiegare... è come se le scelte che possiamo fare sn sempre negative ma non è così!!! Ritengo che questo tipo di viaggio ci permette di cogliere meglio le nostre origini, poichè solo dopo aver fatto le nostre scelte (positive o/e negative) possiamo sapere chi siamo e comprendere meglio le nostre origini.

  14. #14
    Member L'avatar di NUVOLONE
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    Buon giorno setaab e grazie per il commento.
    Il senso di malinconia, di quel viaggiare lento, osservando i ricordi, ripensando ai giorni passati e a ciò che avremmo potuto fare, ai sentieri che non abbiamo percorso; tutto questo è l'essenza del racconto e sono lieto che tu l'abbia colto.
    Questa è la mia scrittura; la poesia è la mia più profonda natura ed è ancora la poesia che impregna tutte le mie opere.
    Grazie ancora.
    A presto.
    Silvano.

  15. #15
    Member L'avatar di setaab
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    ciao Nuvolone, scusa se rispondo solo ora ma ho avuto due giorni pieni di impegni...
    Ti chiedo scusa in anticipo per la mia ignoranza, ma ti ho conosciuto per questo racconto e quindi non so se hai già pubblicato qualche testo... Una raccoltà di racconti o un romanzo? Mi piacerebbe poter leggere altro!

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