Thanks Thanks:  0
Likes Likes:  0
Pagina 3 di 5 primaprima 12345 ultimoultimo
Visualizzazione dei risultati da 31 a 45 su 106

Discussione: Letteratura greco-antica

          

Visualizzazione ibrida

Messaggio precedente Messaggio precedente   Prossimo messaggio Prossimo messaggio
  1. #1
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Stesicoro di Matauro ( o Imera) ( 630 - 555 circa a.C.)
    Nome:   stesicoro gioia tauro.gif
Visite:  1481
Grandezza:  16.8 KB

    Stesicoro (che in greco significa “ordinatore di cori”) è poeta itinerante. Delle composizioni stesicoree possediamo, oggi, un numero limitato di frammenti.
    La lingua è quella dorico-letteraria, ma lo stile è quello omerico.
    La poesia stesicorea è un'elaborazione epico-lirica delle leggende greche tramandate, con riferimento però a quelle eroiche, umane, più che a quelle divine.
    Ricca è la produzione artistica stesicorea ed i suoi temi, variando da narrazioni, discorsi diretti, ed introspezione che oggi diremmo psicologica.
    Secondo una leggenda detta da Aristotele, Stesicoro si trovava a Imera ( o Matauro) quando gli Imeresi credettero opportuno di affidare la difesa della propria città a Falaride, tiranno di Agrigento; Stesicoro, conscio del pericolo che si andava profilando, raccontò di un cavallo che, per mettersi al riparo da un cervo, leggendario suo nemico, invocò l'aiuto dell'uomo; questi lo protesse dal cervo, suo nemico, ma alla fine lo addomesticò e ne divenne quindi padrone (con ovvio riferimento alla fine che avrebbero fatto gli Imeresi qualora si fossero piegati alla volontà del tiranno)



    ...
    «Non aggiungere ai dolori angosce penose
    e, per il futuro,
    attese gravi tu non predirmi.

    Non sempre allo stesso modo,
    sulla terra sacra, gli dèi eterni
    posero continua la discordia agli umani,
    e neppure la concordia: ogni giorno
    una mente diversa ispirano gli dèi.
    Le tue profezie, o signore, non tutte le avveri Apollo
    che lungi saetta.

    Ma se è destino - e così han filato le Parche -
    ch'io veda i miei figli uccisi l'uno dall'altro,
    giunga allora a me sùbito il compimento della morte odiosa,
    prima ch'io veda
    questi eventi dolorosi, causa di molti gemiti e di pianto:
    i figli morti
    nel palazzo o la città espugnata.

    Suvvia, o figli, date ascolto alle mie parole, amati figli.
    Un esito tale a voi io propongo:
    che abbia uno la reggia e abiti nella patria Tebe;
    e se ne vada l'altro,
    tenendo per sé le greggi tutte e l'oro del padre;
    e sia la sorte a decidere,
    chi per primo sarà estratto per volere delle Parche.

    Questo può essere - credo -
    lo scioglimento del vostro triste destino,
    secondo i moniti del divino vate;
    se davvero il Cronide vorrà salvare la progenie e la città
    di Cadmo signore,
    per molto tempo rinviando la sventura che alla stirpe
    regale il destino ha fissato».

    Così disse la chiara donna, parlando con dolci parole,
    e volendo porre fine alla contesa dei figli nel palazzo,
    e insieme a lei l'indovino Tiresia: ed essi diedero ascolto
    ...


    Frammenti


    Pomi cidonii

    Pomi cidonii a iosa
    sul reale carro gettavano,
    e foglie di mirto
    e ghirlande di rose
    e corone di viole.


    Oblio

    Colla morte
    svanisce ogni favore umano.


    Apollo e Ade

    Danze, giochi e soavi canti
    ama Apollo.
    Lutto e pianto
    rimandano all'Ade.



    Nome:   stanco.jpg
Visite:  987
Grandezza:  4.5 KB


  2. #2
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Stesicoro scrisse, tra l'altro, anche Palinodia, o "rincantamento", nei cui versi declama non essere Elena che si sia recata a Troia, bensì un suo simulacro:

    Non è veritiero questo racconto,
    non andasti [tu, Elena] sulle navi dai bei banchi,
    non giungesti alla rocca di Troia.


    (Palinodia, frammento)

    Nome:   stanco.jpg
Visite:  992
Grandezza:  4.5 KB

  3. #3
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Senofane di Colofone (565-470 a.C.)
    Nome:   senofane.jpg
Visite:  1592
Grandezza:  15.1 KB


    Poeta, rapsodo, saggio, filosofo, Senofane produsse varie opere di cui a noi sono pervenuti solo alcuni frammenti.
    La lingua è quella epica ma sono frequenti parodìe e satire. Le composizioni a volte sono parenetiche, esortative. Senofane è animo fortemente dissacrante, razionalista e anticonformista: sue mire sono le manifestazioni religiose con i valori di cui sono portatori, ma anche la tradizione. Per Senofane il poeta deve avere una forte tinta etica perchè è latore di nuove condotte etico-sociali
    Alcuni tratti di Senofane:

    “E’ da lodare quell’uomo che, dopo aver bevuto, rivela cosa belle, così come la memoria e l’aspirazione alla virtù glielo suggeriscono. Non narrare le lotte dei Titani o dei Giganti o, ancora, dei Centauri, parti della fantasia dei primitivi, oppure le violente lotte di partito, che sono cose che non hanno pregio di sorta, ma bensì rispettare sempre gli dèi, questo è bene”.


    “Omero ed Esiodo hanno attribuito agli dei tutto quanto presso gli uomini è oggetto di onta e di biasimo: rubare, fare adulterio e ingannarsi reciprocamente”.

    "E nessun uomo ha mai scorto l'esatta verità, né ci sarà mai
    chi sappia veramente intorno agli dei ed a tutte le cose ch'io dico
    che se anche qualcuno arrivasse ad esprimere una cosa compiuta al più alto grado,
    neppur lui ne avrebbe tuttavia vera conoscenza, poiché di tutto vi è solo un sapere apparente.
    "

    Nome:   stanco.jpg
Visite:  1009
Grandezza:  4.5 KB



  4. #4
    Senior Member L'avatar di annaV
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    napoli
    Messaggi
    475
    Post Thanks / Like
    Quote Originariamente inviato da Sir Galahad Visualizza il messaggio
    Torniamo per un attimo a descrivere la società della polis vista secondo gli occhi questa volta di Semonide: come si è visto, Semonide (o Simonide) partecipa del proprio mondo esclusivo, quello dell'aristocrazia (parola tratta dal greco άριστος, aristos "Migliore" e κράτος, kratos, "Potere": Il potere ai migliori) e le sue elegie sono intonate a questa sfera politica particolare ed elevata della polis: cantandone la gloria, Semonide prende con ciò le distanze da donne e uomini di bassa estrazione sociale.
    Ecco un giambo che illustra bene tutto ciò:

    Fin da principio, il dio fece diversi i caratteri delle donne:
    una creò dalla scrofa setolosa
    nella cui casa tutto è sudicio di fango,
    ogni oggetto è in disordine, o rotola per terra;
    lei stessa è sporca, non lava le sue vesti,
    e ingrassa voltolandosi nel letame.


    (Traduzione di Pellizer)

    Nome:   dog_news.gif
Visite:  986
Grandezza:  13.5 KB

    Nome:   stanco.jpg
Visite:  1018
Grandezza:  4.5 KB

    (Sir)
    L'hai messa per provocare e vedere quante donne leggevano questi post? Ebbene, io li leggo!!! Maschilista travestito da grecista

  5. #5
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Quote Originariamente inviato da annaV Visualizza il messaggio
    L'hai messa per provocare e vedere quante donne leggevano questi post? Ebbene, io li leggo!!! Maschilista travestito da grecista
    Ebbene sì, maschilista sono, ah! E poi, posterò ancora cose peggiori, te ne accorgerai, fimmina!

    Nome:   stanco.jpg
Visite:  994
Grandezza:  4.5 KB

  6. #6
    Senior Member L'avatar di annaV
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    napoli
    Messaggi
    475
    Post Thanks / Like
    Quote Originariamente inviato da Sir Galahad Visualizza il messaggio
    Ebbene sì, maschilista sono, ah! E poi, posterò ancora cose peggiori, te ne accorgerai, fimmina!

    Nome:   stanco.jpg
Visite:  994
Grandezza:  4.5 KB
    In attesa sono!!!

  7. #7
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    La lirica elegiaca

    Accanto alla lirica giambica troviamo, espressa in lingua jonica, la lirica elegiaca: si presenta con l'espressività e i temi delle dizione epica: così, troveremo trattati temi militari ma anche civili, filofosici ma anche etici, sentenziosi (gnomici) ma anche amorosi ed esistenziali.
    Gli uditori formavano un consesso ampio, per esempio tutti i cittadini della polis.
    Nelle letterature greca e latina l'elegia è componimento poetico in distici (ossìa esametro + pentametro) detti appunto elegiaci. In genera sono componimenti ispirati da un tono meditativo e malinconico, di compianto per uno stato d’infelicità.
    Il termine 'eleghèion' é usato per la prima volta da Crizia (Atene, 460 – 403 a.C.Era uno dei 30 Tiranni) ed é connesso con il termine 'èleghos', ossìa lamento.
    Molto probabile é anche la derivazione, invece, da ' èleghos' [doppio significato di questo termine] nel senso di flauto, ossìa lo strumento musicale con cui si soleva accompagnare la declamazione in pubblico di questi versi.
    Qualcuno pensa derivi,
    onomatopeicamente, da "e e legein", ossìa: "dire ahi ahi". È, questa, un'interpretazione che troviamo in vari filologi.
    Poeta elegiaco fu Tirteo.
    Nome:   tirteo.jpg
Visite:  897
Grandezza:  6.1 KB

    ( Tirteo; immagine tratta dal web)

    I frammenti a noi giunti e i libri scritti da Tirteo comprendevano varie caratteristiche: "Eunomia" (Buon governo), una lunga elegia che esalta la costituzione spartana, esorta i cittadini mantenerla integra esortando il popolo alla concordia; "Embatèria", canti di marcia,i; "Hypotekai", esortazioni alla lotta e al valore in campo; "Politeia" (Costituzione), una lode dei valori civili e religiosi della costituzione di Licurgo.
    La sua poesia è divenuta, quindi, emblema dell'areté (virtù, valore) e del kósmos (sistema ordinato della società ).

    > Frammento dedicato alle virtù militari dei soldati ellenici:

    Per un uomo valoroso è bello cadere morto
    combattendo in prima fila per la patria;
    abbandonare la propria città e i fertili campi
    e vagare mendico, è di tutte la sorte più misera,
    con la madre errando e con il vecchio padre,
    con i figli piccoli e la moglie.
    Sarà odioso alla gente presso cui giunge,
    cedendo al bisogno e alla detestata povertà:
    disonora la stirpe, smentisce il florido aspetto;
    disprezzo e sventura lo seguono.
    Se, così, dell'uomo randagio non vi è cura,
    né rispetto, neppure in futuro per la sua stirpe,
    con coraggio per questa terra combattiamo, e per i figli
    andiamo a morire, senza più risparmiare la vita.


  8. #8
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Mimnermo, poeta elegiaco


    Mimnermo Colofonio (Μίμνερμος, Mímnermos; nacque a Colofone o Smirne, nel VII secolo a.C. – Morì nella prima metà del VI sec. a.C.) . Mimnermo Colofonio è stato un poeta elegiaco e cantore greco.

    Nome:   foglie caduche.jpg
Visite:  745
Grandezza:  8.1 KB

    CADUCHI FIORI


    La vita, il piacer, cosa sono
    senza Afrodite d'oro?
    Meglio morir, quando non più cari avrò
    il secreto amore, i graditi doni, il letto:
    caduchi fiori di giovinezza
    per gli uomini e le donne.
    Quando giugnge la dolorosa
    vecchiaia, che brutto
    rende anche l'uomo bello,
    sempre nel cuor l'opprimon
    cattivi pensieri, né guardando
    la luce del sol l'allieta,
    ma è odioso ai fanciulli,
    è disprezzato dalle donne:
    un dio così penosa volle la vecchiaia

    Nome:   stanco.jpg
Visite:  556
Grandezza:  4.5 KB
    .
    Immagini allegate Immagini allegate  

  9. #9
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Nome:   stanco.jpg
Visite:  547
Grandezza:  4.5 KB

    Mimnermo Colofonio, conosciuto ed apprezzato nella civiltà greca ed in quella romana, compose varie opere, giunte a noi come frammenti.
    Il dialetto è quello jonico, omerico.

    Nome:   32-smirne_352-288.jpg
Visite:  989
Grandezza:  25.9 KB

    (Le rovine Priene a Izmir, Smirne, città natale di Mimnermo; resti di colonie con capitelli jonici)

    In questo Poeta è forte la tensione verso la partecipazione personale con la Natura: in esso, la natura partecipa alla fatuità della vita, con primavere fugaci, allegre e leggere, che però quanto prima presto sveleranno il disincanto della stagione più cruda, l'inverno e della morte che ben la rappresenta.
    Durante la vecchiaia non è possibile se non qualche piccolo e inconsistente sollievo da essa ; si intravede, nella natura e nelle persone, solo disprezzo, bruttezza e odio, per una persona non più giovane e prossima alla morte…
    Mimnermo invita, con molte sue opere, a vivere l'esperienza attuale in modo pieno, non confidando assolutamente sul tesoro che la vecchiaia può (essa sola) donare all'animo umano.


    Questa elegia ha un antecedente poetico nel VI libro dell'Iliade, dove al termine di belliche imprese sotto le mura di Troia, Diomede si imbatte in Glauco, nipote di Bellerofonte e alleato dei Troiani, cui chiede di rivelare l'identità (vv. 145-149):

    "Tidide possente, perchè mi chiedi la discendenza?
    Quale delle foglie la stirpe,
    tale anche quella degli uomini.
    Le foglie, alcune il vento le getta per terra, altre la selva
    fiorente genera, e sopraggiunge il tempo della primavera:
    così una stirpe di uomini viene al mondo ed un'altra scompare."


    (trad. it. di R. Calzecchi Onesti)

  10. #10
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Mimnermo tradotto da Quasimodo:

    Nome:   foglie morte.jpg
Visite:  664
Grandezza:  22.0 KB

    Al modo delle foglie che nel tempo
    fiorito della primavera nascono
    e ai raggi del sole rapide crescono,
    noi simili a quelle per un attimo
    abbiamo diletto del fiore dell'età
    ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
    Ma le nere dee ci stanno sempre al fianco,
    l'una con il segno della grave vecchiaia
    e l'altra della morte. Fulmineo
    precipita il frutto di giovinezza,
    come la luce d'un giorno sulla terra.
    E quando il suo tempo è dileguato
    è meglio la morte che la vita.

    Traduzione di Salvatore Quasimodo
    Immagini allegate Immagini allegate  

  11. #11
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    E questa è una traduzione di Achille Giulio Danesi, di Come le foglie (fine '800) [tratta da Wikipedia]. Si nota subito la pesantezza della descrizione e la retorica artificiosa, propria dell'eloquire ottocentesco.
    Confrontiamolo con la traduzione del Quasimodo più libera da canoni retorici.

    Siccome foglie nascono
    Nella stagion fiorita,
    Quando dal sole han vita,
    Crescendo al suo splendor,
    Tal godiam rapidissimo
    Di giovinezza il fiore,
    Nè il bene, nè il dolore,
    Che dàn gli Dei, sappiam,
    Ma nere ne circondano
    Le Parche, e dànno a gara
    Chi la vecchiezza amara
    Chi della vita il fin.


    Ahi! breve il frutto allietaci
    Del fiore giovanile
    Allo splendor simìle
    Del fuggitivo sol.
    Ma tosto dileguatasi
    La dolce età, conviene
    Meglio il morir! le pene
    Piombano allora in cor.
    E chi l’aver consumasi
    D’inopia tra gli artigli,
    Chi brama aver dei figli.
    E senza figli muor.
    Altri da morbo assiduo
    Sen giace afflitto in core.
    Gran copia di dolore
    Giove sull’uom versò.


    In questa (ed altre elegie) Mimnermo opera nei confronti della morale tradizionale arcaica, ( per esempio quella contenuta nell'epica omerica; e in Tirteo, con l'invito a morire da giovani per la patria ) una parenesi (ossìa una esortazione, un ammonimento) rovesciata, nel senso che per Mimnermo è sì bello morire in età giovanile, ma non per un nobile scopo , come potrebbe essere la difesa ad oltranza della patria, ma solo per un motivo personale e direi egoistico (o edonistico,meglio): cioè, perché dopo la giovinezza non c'è nulla di bello che possa rendere felice lo scorrere lento dei giorni nell'età senile.

    Comunque, la posizione di Mimnermo sulla morte ( che sia, cioè preferibile ad una vita penosa presente) è tema costantemente nella letteratura greca, e che ritroviamo, per esempio, anche in Sofocle o ErodotoNome:   stanco.jpg
Visite:  532
Grandezza:  4.5 KB

  12. #12
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Il contesto geografico e geo-politico nella Grecia del VII sec.a.C.

    Nome:   grecia-antica-VIIaC2.jpg
Visite:  1060
Grandezza:  106.9 KB

  13. #13
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Chiedo ai miei due (o tre) lettori: piace, a voi, la traduzione di Achille Giulio Danesi ? E, in caso positivo, perchè?
    Nome:   stanco.jpg
Visite:  515
Grandezza:  4.5 KB

  14. #14
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    Callino di Efeso

    Poeta elegiaco vissuto nella prima metà del sec.VII.Delle sue composizioni rimangono quattro frammenti, per complessivi venticinque versi.
    La lingua è quella omerica, il dialetto jonico efesiaco.
    I contenuti sono rivolti alla vita militare ed hanno un timbro parenetico, esortativo. I,fatti, egli esorta i concittadini della polis a combattere, difendere la Patria senza aver paura della morte. Callino ripropone, quindi, con forza, i valori etici dell'epica omerica.

    In particolare, in Callino possiamo evidenziare la continuaità con l'epos omerico per:

    • Condivisione della visione etica
    • Uso del dialetto ionico omerico;
    • La continuità dell’argomento della guerra , in particolarela guerra di difesa di Efeso dai Cimmeri
    • La mancanza dell’io come nei poemi omerici; troviamo l'uso dela prima persona in Archiloco
    • La parenesi (esortazione) rivolta da Callino ai giovani efesini , come si ritrova nelle esortazioni di Ettore e dei capi greci alle loro milizie

    Nome:   opliti.jpg
Visite:  3705
Grandezza:  78.4 KB



    E fino a quando voi sì molli, o giovani
    Giacenti inerti, un forte core avrete?
    E quando del vicin, che intorno v’abita,
    Arrossirete?
    Dormir sperate in seno a pace placida
    Or che la guerra tutto il mondo guasta?
    Siavi chi pugni e infino a morte impavido
    Avventi l’asta.
    Bello e fonte d’onor per la sua patria,
    Pe’ figli della sua giovin consorte
    Pugnar: quando le Parche il filo tronchino,
    Verrà la morte.
    Orsù, diritto alla battaglia corrasi
    Levando con la man l’asta guerriera:
    Lo scudo copra il forte cor, si mescoli
    La pugna fiera.
    Inver la morte, se mai fato impongala,
    Ad impedire nessun uomo vale,
    Nè pur s’egli discenda di purissimo
    Sangue immortale.
    Chi fugge pugna ovver di dardi sonito
    Lui spesso in casa la sua Parca insegue,
    Nè di popolo poscia il desiderio
    Giammai lo segue.
    Ma dal valente, se mai morte colgalo,
    Vive la brama desta in ogni core.


    Ai semidei, mentre ancor vive, è simile
    Egli in onore.
    Innanzi agli occhi lor, qual torre, il veggono:
    Inver di molti i generosi gesti
    Egli protrebbe oprar, pugnando intrepido,
    Pur se sol resti.


    (trad.di Achille Giulio Danesi. Tratta da Wikisource)
    .

    Nome:   stanco.jpg
Visite:  1028
Grandezza:  4.5 KB

    (Sir )
    Immagini allegate Immagini allegate  

  15. #15
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
    Registrato dal
    Oct 2011
    residenza
    Firenze
    Messaggi
    1,572
    Post Thanks / Like
    La poesia melica

    Un'ulteriore poesia fu quella melica. Va ricordato, però, che non esiste distinzione netta tra i vari tipi di poeti dell'epoca, in quanto alcuni poeti si espressero in più tipi poetici.
    La poesia melica è ricordata anzitutto per la presenza di un'ampia gamma di metri poetici (sulla cui descrizione dettagliata, però, sorvoliamo quasi completamente).
    La poesia melica monodica in Saffo e Alceo utilizza il dialetto eolico; Anacreonte utilizza il dialetto jonico. I suoi temi sono numerosi: sentimenti come amicizia e amore, la percezione del mondo naturale, l'espressività esistenziale, la politica. La poesia melica monodica è solitamente espressa all'interno di simposi o, comunque, di ambiti ristretti.
    La poesia melica corale adopera il dialetto dorico. Si esprime per l'intrera polis, in occasione di eventi sportivi. Presentano,in genere, riflessioni umane ed etiche.

    .....................................

    La poesia mèlica e corale

    È detta così da mèlos, canto, perchè era cantata da un singolo poeta o da un coro con l’accompagnamento di strumenti musicali.
    Ricordiamo Alceo dell’isola di Mitilene, che nel VII secolo a.C. canta il suo amore per la libertà, il suo valore in guerra ma anche il suo amore per la vita e per le donne.
    Contemporanea ad Alceo e della stessa isola di Mitilene è Saffo, che formò una scuola di poesia, un tiaso, per sole donne e canta il suo mondo interiore fatto di palpiti, di emozioni, di amori inespressi.
    Anacreonte visse nella Ionia nel VI-V secolo a.C. e celebra i piaceri della vita, l’amore, il vino, i fiori, le danze e i banchetti.
    Simonide dell’isola di Ceo, nel VI secolo a.C. fu uno dei lirici più fecondi e popolari della Grecia. Nella sua lunga vita visse anche le guerre contro i Persiani e tutti i Greci si commossero alla lettura delle poesie in cui veniva esaltata la vittoria a Salamina o pianta la sconfitta delle Termopili.
    Bacchilide, sempre di Ceo, fu il nipote di Simonide e visse nel V secolo a.Cr e nella sua opera domina il tema dell’amore e del convito.
    Il più grande poeta lirico in assoluto che sia mai apparso in Grecia è però Pindaro di Tebe, vissuto nel VI secolo a.C. Scrisse liriche corali e la sua produzione è vastissima. Le sue odi e i suoi epinici (carmi in onore di vincitori dei giochi) venivano cantate durante le grandi feste religiose e ascoltate da migliaia di persone. Divenne famosissimo per la fantasia e la ricchezza dei temi trattati: l’elogio di un vincitore o di una città non erano che il pretesto per sollevarsi al mondo dei miti e delle leggende, ora visti come favole meravigliose e non più come verità.


    (fonte: Lezioni di storia antica e medievale © 2010 DeAgostini Scuola S.p.A. – Novara)

    Nome:   stanco.jpg
Visite:  967
Grandezza:  4.5 KB

Segnalibri

Permessi di invio

  • Non puoi inserire discussioni
  • Non puoi inserire repliche
  • Non puoi inserire allegati
  • Non puoi modificare i tuoi messaggi
  •