ODISSEA di Omero

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(Ulisse e Polifemo; cratera ellenica)

Narra le vicende del ritorno in patria di Ulisse (Odisseo), in un lasso di tempo che dura dieci anni.
Proemio:

Musa, quell’uom di moltiforme ingegno
Dimmi, che molto errò, poich’ebbe a terra
Gittate d’Iliòn le sacre torri;
Che città vide molte, e delle genti
L’indol conobbe; che sovr’esso il mare
Molti dentro del cor sofferse affanni,
Mentre a guardar la cara vita intende,
E i suoi compagni a ricondur: ma indarno
Ricondur desiava i suoi compagni,
Che delle colpe lor tutti periro.
Stolti! che osaro vïolare i sacri
Al Sole Iperïon candidi buoi
Con empio dente, ed irritaro il Nume,
Che del ritorno il dì lor non addusse.
Deh parte almen di sì ammirande cose
Narra anco a noi, di Giove figlia, e Diva.

Explicit:

Ulisse
Con un urlo, che andò sino alle stelle,
Inseguia ratto i fuggitivi, a guisa
D’aquila tra le nubi altovolante.
Se non che Giove il fulmine contorse;
E alla Sguardoazzurrina innanzi ai piedi
Cascò l’eterea fiamma. O generoso,
Così la Diva, di Laerte figlio,
Contienti, e frena il desiderio ardente
Della guerra, che a tutti è sempre grave,
Non contro a te di troppa ira s’accenda
L’ampioveggente di Saturno prole.
Obbedì Ulisse, e s’allegrò nell’alma.
Ma eterno poi tra le due parti accordo
La figlia strinse dell’Egïoco Giove,
Che a Mentore nel corpo, e nella voce
Rassomigliava, la gran Dea d’Atene.