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Discussione: Letteratura greco-antica

          

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  1. #1
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    Lightbulb Letteratura greco-antica

    Il forum brulica di apporti classici, è bello tutto ciò.
    Gli apporti sono spontanei, senza alcun riferimento ad una trama storica: e ciò, se da un lato è apprezzabile perchè mette il lettore a diretto contatto con stralci delle migliori opere, dall'altro lato pecca di sistematicità.
    Vorrei, allora, iniziare a scrivere qualcosa di sistematico sulla Letteratura greco-antica: l'intelaiatura storica necessaria, i riferimenti sociali, politici e umani, completati da una breve antologia .
    Spero di riuscire nel mio duplice intento: far apprezzare la letteratura greco-antica e fornire (a chi non li ha) gli strumenti necessari per sistemare storicamente autori ed opere.

    Sir

  2. #2
    Senior Member L'avatar di silvia77
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    Evvai Sir. E vedi di scrivere cose giuste perché non ho voglia di rimandarti a settembre, eh...
    "...she lives for the written word, and people come second or possibly third..." Morrissey

  3. #3
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    Quote Originariamente inviato da silvia77 Visualizza il messaggio
    Evvai Sir. E vedi di scrivere cose giuste perché non ho voglia di rimandarti a settembre, eh...
    Ahhhhhh, finalmente ti ho fatto uscire allo scoperto, Silvietta .
    Va bene, profe, scriverò qualche bischerata, ma lei sia buona con me, però .
    Bacioni, Carlo (il peggiore della classe )

  4. #4
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    La periodizzazione della Letteratura greco-antica, peraltro tradizionale, vede lo svolgersi di quattro epoche letterarie o età:

    L'età arcaica, dalle origini al VI secolo a.C
    L'età classica, che è compresa tra il IV e il V secolo a.C.
    L'età ellenistica, dal III al I secolo a.C.
    L'età imperiale o greco-romana, dal tramonto dell'età ellenistica al VI secolo d.C.

    Questa "divisione" ha dell'artificioso, è vero, ma si presta bene ad un primo approccio alla materia.

  5. #5
    Senior Member L'avatar di silvia77
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    ...allora Sir?! Sono qui che aspetto con penna rossa in mano!
    "...she lives for the written word, and people come second or possibly third..." Morrissey

  6. #6
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    Che ne dici, Silvietta, di darmi il "la" ? Tu incomincia e poi andiamo avanti insieme ( però, ubi major minor cessat... Tu hai diritto di censura)

  7. #7
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    Un'altra traduzione dell'Iliade (incipit) è questa, più aderente al testo originale di Omero:

    Narrami, o Musa, dell’eroe multiforme, che tanto
    vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia


    Ed un'altra traduzione (sempre dell'incipit):

    Canta, o dea, l'ira di Achille figlio di Pelèo,rovinosa, che mali infiniti procurò agli Achei
    e molte anime forti di eroi sprofondò nell'Ade
    e i loro corpi fece preda dei cani
    e di tutti gli uccelli, si compiva il volere di Zeus
    dal primo istante in cui una lite divise
    l'Atride, signore dei popoli, ed Achille divino

    (trad. it, Cerri)

  8. #8
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    L'Iliade, una dissertazione accademica sul testo e sulle scoperte archeologiche di Ilio ( Troia):


  9. #9
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    Una rappresentazione teatrale del primo poema omerico:


  10. #10
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    L'Iliade è poema corale (i poemi corali erano accompagnati da musiche e danze) e gli avvenimenti descritti avvengono tutti alla fine della guerra di Ilio (Troia), per un periodo di circa cinquanta giorni. I temi omerici sono: gli eroi, la guierra, l'amicizia, gli dei, la società, la natura, l'amore, la giustizia, il valore del soldato.
    La società nel tempo di Omero (caratteristica riferibile, quindi, anche all'Odissea) è strettamente di tipo guerriero, deistico, patriarcale, fortemente etico. L'etos si manifesta con l'onore innanzitutto, ma anche con il rispetto per i morti, con l'orgoglio di appartenenza , con l'amicizia, la pubblica stima, ma soprattuttcon il senso di approvazione degli altri e non con una riflessione personale sui propri comportamenti: tale ultima caratteristica è stata chiamata "civiltà della vergogna" (cfr E.R.Dodds, I Greci e l'Irrazionale). Per questo, il soldato (uomo-eroe) è alla ricerca continua della pubblica stima, della fama (kléos) da partye degli altri soldati, della donna che ama, della società in cui vive ed opera. La fama, però, è sottesa ad una caratteristica che il soldato-eroe deve dimostrare di possedere, e cioè il valore (areté)

    Gli dei , a loro volta, sempre pregati e consultati, sono immortali, sì, ma antropomorfi; non sono onnipotenti e tutti devono sottostare al volere del Fato.

  11. #11
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    ODISSEA di Omero

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    (Ulisse e Polifemo; cratera ellenica)

    Narra le vicende del ritorno in patria di Ulisse (Odisseo), in un lasso di tempo che dura dieci anni.
    Proemio:

    Musa, quell’uom di moltiforme ingegno
    Dimmi, che molto errò, poich’ebbe a terra
    Gittate d’Iliòn le sacre torri;
    Che città vide molte, e delle genti
    L’indol conobbe; che sovr’esso il mare
    Molti dentro del cor sofferse affanni,
    Mentre a guardar la cara vita intende,
    E i suoi compagni a ricondur: ma indarno
    Ricondur desiava i suoi compagni,
    Che delle colpe lor tutti periro.
    Stolti! che osaro vïolare i sacri
    Al Sole Iperïon candidi buoi
    Con empio dente, ed irritaro il Nume,
    Che del ritorno il dì lor non addusse.
    Deh parte almen di sì ammirande cose
    Narra anco a noi, di Giove figlia, e Diva.

    Explicit:

    Ulisse
    Con un urlo, che andò sino alle stelle,
    Inseguia ratto i fuggitivi, a guisa
    D’aquila tra le nubi altovolante.
    Se non che Giove il fulmine contorse;
    E alla Sguardoazzurrina innanzi ai piedi
    Cascò l’eterea fiamma. O generoso,
    Così la Diva, di Laerte figlio,
    Contienti, e frena il desiderio ardente
    Della guerra, che a tutti è sempre grave,
    Non contro a te di troppa ira s’accenda
    L’ampioveggente di Saturno prole.
    Obbedì Ulisse, e s’allegrò nell’alma.
    Ma eterno poi tra le due parti accordo
    La figlia strinse dell’Egïoco Giove,
    Che a Mentore nel corpo, e nella voce
    Rassomigliava, la gran Dea d’Atene.








  12. #12
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    Odissea, poema policentrico

    La vocazione narrativa dell’Odissea è evidente fin dal celerrimo incipit:

    Narrami, o Musa, dell’eroe multiforme, che tanto
    vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia


    Odissea, poema di Ulisse. Ma anche di Penelope. E della guerra, di bottìni, di mare aperto, di tempeste, di terre sconosciute, di mostri, di filtri ammalianti, di regge, di sirene.
    Tutto immerso nell'ombra, nel fluttuante, nell'incerto che alletta e tradisce.
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    E poi, l'acquisto della conoscenza. La mente che si apre a nuove scoperte, a nuovi lidi.
    Ma quale il fine ultimo di Odisseo? Una piccola isola, Itaca, sperduta nell'Egeo. E qui, una casa, una moglie, un figlio.
    Qui, è la stanchezza che si placa, i dolori si ammansiscono.
    È questo, in verità, l'approdo di Odisseo.

  13. #13
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    Ma chi era, poi, Odisseo?

    Col passar dei secoli, con lo scorrere delle letture, Ulisse è diventato simbolo dell'ardimento, della sete di conoscenza, dell'insaziabilità dell'ignoto. Per ciò, spregia il quieto vivere, gli stretti vincoli, per sondare l'ignoto.
    Ma Ulisse è, e rimane, un uomo. Grande, ma un uomo.Eroe, ma uomo. E di questo è ben consapevole: si fa legare all'albero della nave per ascoltare il canto delle sirene: vuole ascoltarle ma, conscio del suo essere uomo con tutte le finitudini, si fa legare. <essendo un uomo, non potrebbe resistere al canto.

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    Faenza:Palazzo Milzetti, Sala di Numa Pompilio: Ulisse e Penelope si avviano al talamo (tempera al centro del soffitto).




    Ma è anche uomo con le migliori qualità degli umani: è devoto ai compagni, è devoto alla patria, è generoso con gli amici, non sa resistere al fascino dell'abbraccio di bianche braccia.
    Arrivato - dopo venti anni - dalla fedele Penelope, il dialogo tra i due sposi riprende.
    Finchè il mare porta una soave morte.
    Immagini allegate Immagini allegate  

  14. #14
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    ESIODO (VIII-VII sec.a.C.)

    Il mondo greco antico subì (e visse) fortemente l'opera di Omero: le sue opere avevano carattere andragogico, pedagogico, riferimento ideale e pratico per le popolazioni elladiche, per i soldati, per i rapporti interpersonali. Erano, come si diceva, parte della paideia, ossìa un insieme di comportamenti, di leggi non scritte ai quali ogni cittadino si atteneva.
    Con Omero, però, va ricordato anche Esiodo: infatti le opere di questo letterato fanno parte del patrimonio ideale tradizionale, la paideia.
    Nacque, Esiodo, in Beozia: i suoi genitori erano latifondisti, proprietari terrieri.

    Il giovane Esiodo venne ben presto a conoscenza delle gesta eroiche narrate dagli aedi ed anche della poesia epica, forse dagli Omerici giunti in Boezia; egli decise di usare il loro stesso metro poetico , l’esametro, per cantare, però, ergomenti diversi da quelli che era ormai abituato ad ascoltare: ossìa, la dura e tenace attività quotidiana con la quale gli uomini alla terra i mezzi per sopravvivere e l’insieme delle credenze religiose che rispettava e aveva imparato a conoscere da varie fonti. Nacquero così le Opere e i Giorni e la Teogonia

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  15. #15
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    Dalla Teogonia: Le Moire

    Le cupe Moire
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    L'Olimpo contempla, tra gli altri dei minori, le tre Moire bianco-vestite. Esse sono Cloto, Lachesi ed Atropo.
    Cloto è la più piccola, ma è anche la più terribile.
    Il filo della vita di ogni uomo è filato dal fuso di Cloto, misurato da Lachesi e reciso - con le forbici - da Atropo. Atropo, quindi, uccide gli uomini; anche se Zeus può cambiare tutto ciò.
    Dicevano gli antichi che l'uomo può influire il proprio destino con una corretta prudenza nel condurre la propria vita. Si racconta che alcuni dei ridano delle Moire, dicendo che Apollo riuscisse, un giorno, ad ubriacare le tremende della vita personale, per salvare la vita del proprio amico Admeto.
    Così si espresse Esiodo nella sua Teogonia:

    « Notte poi partorì l'odioso Moros e Ker nera
    e Thanatos generò il Sonno, generò la stirpe dei Sogni;
    non giacendo con alcuno li generò la dea Notte oscura;
    e le Esperidi che, al di là dell'inclito Oceano, dei pomi
    aurei e belli hanno cura e degli alberi che il frutto ne portano;
    e le Moire e le Kere generò spietate nel dar le pene:
    Cloto e Lachesi e Atropo, che ai mortali
    quando son nati danno da avere il bene e il male,
    che di uomini e dei i delitti perseguono;
    nè mai le dee cessano dalla terribile ira
    prima d'aver inflitto terribile pena, a chiunque abbia peccato. »
    (Teogonia di Esiodo, vv. 211-222)

    [Dirà Dante, moltissimo tempo dopo Esiodo:

    «Ma perchè lei che di notte fila,
    non gli aveva tratta ancora la canocchia,
    che Cloto impone a ciascuno e compila..'»

    (Divina Commedia, Purgatorio, Canto XXI, 25-27)]

    A Delfi, tuttavia, si onorano solo due Moire, non considerando Lachesi,ma pensando a Cloto ed Atropo come uniche reggitrici della vita umana. Ad esse si aggiungeva Afrosite Urania (la maggiore delle Moire) ; Urania significa "regina delle montagne".

    Lachesi , quindi non menzionata, a Delfi. Che, forse, fin da allora l'uomo pretendesse di esser padrone della lunghezza della propria esistenza ? Ipotesi maliziosa, come malizioso è sempre stato l'umano agire.

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