Odissea, poema policentrico

La vocazione narrativa dell’Odissea è evidente fin dal celerrimo incipit:

Narrami, o Musa, dell’eroe multiforme, che tanto
vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia


Odissea, poema di Ulisse. Ma anche di Penelope. E della guerra, di bottìni, di mare aperto, di tempeste, di terre sconosciute, di mostri, di filtri ammalianti, di regge, di sirene.
Tutto immerso nell'ombra, nel fluttuante, nell'incerto che alletta e tradisce.
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E poi, l'acquisto della conoscenza. La mente che si apre a nuove scoperte, a nuovi lidi.
Ma quale il fine ultimo di Odisseo? Una piccola isola, Itaca, sperduta nell'Egeo. E qui, una casa, una moglie, un figlio.
Qui, è la stanchezza che si placa, i dolori si ammansiscono.
È questo, in verità, l'approdo di Odisseo.