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Discussione: Ed McBain

          
  1. #16
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    Con l'aiuto del saggio di George N. Dove - "I ragazzi di Grover Avenue" - approfondiamo la conoscenza della squadra di poliziotti dell'87° Distretto.





    STEVE CARELLA


    La serie dell'87° Distretto si è avvicinata più di qualsiasi altra alla realizzazione dell'ideale del poliziesco procedurale: il gruppo quale protagonista, il lavoro di squadra che ottiene quei risultati che, nel vecchio giallo tradizionale, venivano raggiunti grazie agli sforzi di un singolo brillante individuo come Sherlock Holmes o Miss Marple. Quasi tutti gli scrittori hanno almeno riconosciuto che, nella vita reale, la maggior parte dei crimini viene risolta dagli sforzi congiunti di un gruppo di agenti investigativi piuttosto che da quelli di un singolo eroe, ma pochi sono riusciti a sviluppare pienamente questo aspetto: le convenzioni della narrativa popolare tendono a sovrastare quelle del realismo e di conseguenza gli eroi emergono quasi automaticamente; così si parla delle storie di George Gideon di J.J. Marric e dei romanzi di Norah Mulcahaney scritti da Lillian O'Donnell, nonostante che in entrambi i casi si tratti di serie procedurali, celebrate per la plausibile rappresentazione della vita di polizia. Maj Sjowall e Per Wahloo hanno quasi realizzato il gruppo-eroe con i loro romanzi sulla polizia di Stoccolma, ma anche questi libri vengono di solito definiti come la serie di Martin Beck. Nessuno però parla mai dei "romanzi di Steve Carella".


    In effetti, Ed McBain ha inteso aderire in maniera ancora più rigorosa alla premessa di un "protagonista conglomerato", come lui stesso lo definisce, con la squadra in veste d'eroe e senza alcun individuo in primo piano. Nei primi romanzi McBain stava sviluppando uno schema in base al quale avrebbe fatto ruotare il cast dei personaggi: dopo tutto, nella vita reale i poliziotti vanno in pensione, cadono in servizio o si trovano altri lavori. Di conseguenza, McBain aveva ammazzato tre dei suoi agenti investigativi nel primo libro della serie e aveva poi ucciso Steve Carella alla fine di Uno spacciatore per l'87° Distretto. Carella è rimasto morto, come spiega McBain, solo per il tempo necessario all'editore per leggere il manoscritto, telefonare all'autore e dirgli: "Non puoi uccidere Carella. E' lui l'eroe, la star della serie". Così, grazie all'intervento dell'opinione pubblica (nella persona di Herb Alexander), Carella si è ripreso dalla ferita d'arma da fuoco e il tasso di mortalità tra i poliziotti dell'87° Distretto è drasticamente crollato.

    (Continua)
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  2. #17
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    (Carella - 2)
    Per comprendere Carella come personaggio, occorre tener conto del cambiamento intervenuto nel suo ruolo. Una volta salvato dalla morte, Carella ha apparentemente assunto, nella mente di McBain, una idoneità speciale, al punto da essere diventato un principio e, occasionalmente, un portavoce. Questo ci porta a un'altra particolare caratteristica del ruolo di Carella nella serie: a volte, non solo parla per conto del suo autore, ma tende a condividerne atteggiamenti e opinioni.



    Il ruolo d'interprete di Carella è particolarmente evidente nel rapporto di odio-amore nei confronti della città, specie in brani come qauello che compare in Pietà per chi crede, dove se ne delizia, o qauello di Dal passato incubi, dove se ne dispera. Altre volte Carella sembra agire solo come voce, come quando si chiede a voce alta perché ci aspettiamo che tutto debba andare bene solo perché siamo riusciti a mandare degli uomini sulla luna.



    Sappiamo più sull'estrazione familiare di Carella e sulla sua vita precedente che su qualsiasi altro membro della squadra, anche se dobbiamo ricostruire la storia in base a brani sparsi in tutta la serie.
    Steve è un americano di terza generazione: il nonno era emigrato da Napoli alla Città, dove guidava il camioncino del latte. I genitori di Carella sembrano aver avuto la loro parte di insicurezze; credevano per esempio che i sogni fossero presagi delle cose future e imbottivano i bambini di storie d'orrore familiare, come quella dello zio Charlie, che si era accidentalmente accecato un occhio mentre si spuntava le sopracciglia, o dello zio Salvatore che, scivolato sul ghiaccio, era rimasto per sempre inchiodato su una sedia a rotelle. Steve è nato a Isola, figlio di Antonio (fioraio) e di Louisa Carella, ma la famiglia si è trasferita a Riverhead quando lui era ancora bambino.
    Due sensazioni dell'infanzia continuano a visitare Carella da adulto: il ricordo di quando se ne stava seduto sulla sommità di una collina erbosa, nella fattoria della zia nello stato confinante, e quello di sua madre che, in una tranquilla sera d'aprile, grida: "Steve! A cena!" dalla finestra del piano superiore della loro villetta unifamiliare. Il rapporto di Steve con la sorella Angela sembra essere stato molto profondo, tanto che, perfino il giorno del suo matrimonio, Angela insiste nel confidare alcuni dettagli intimi a lui anziché alla madre. Sotto certi punti di vista, l'adolescenza di Steve pare essere stata molto isolata, tuttavia i rapporti con quelli della sua stessa religione erano stretti, al punto da avere la sua prima conoscenza carnale con una certa Suzie Ryan, una brava ragazza irlandese, sul tetto di un palazzo d'appartamenti all'età di quindici anni.

    (Continua)
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  3. #18
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    (Carella - 3)
    Durante la Seconda Guerra Mondiale, Steve è stato in fanteria e ha combattuto in Italia, dove è rimasto ferito da una granata. E' riuscito a fare due anni e mezzo di college, che poi ha abbandonato, secondo quanto lui stesso racconta, quando "alla fine mi hanno cacciato fuori". Non esistono altri dettagli sulla sua crisi scolastica, e il lettore può aver motivo di sospettare che l'espulsione sia stata più una scusa che una catastrofe. Le uniche altre informazioni sulla vita di Carella prima de L'assassino ha lasciato la firma, sono l'entrata nella polizia all'età di ventun anni e l'aver spedito Frank Dodge al penitenziario di Castleview nel settembre del 1953.



    Quando viene descritto l'aspetto fisico di Carella - il che avviene più spesso che per chiunque altro - due sono le caratteristiche che engono inevitabilmente citate. Veniamo sempre informati della sua agile muscolatura e della sua forza, più aggraziata che nerboruta. L'altra caratteristica è costituita, naturalmente, dagli occhi, sempre descritti a mandorla, un tratto che gli dà un aspetto vagamente orientale (attribuito in un'occasione alle incursioni degli arabi nella sua terra ancestrale) e un'espressione blandamente triste, che nasconde un'indole invece sostanzialmente ottimistica. L'aspetto esteriore è la chiave dell'uomo: Steve Carella, forte e competente, sostanzialmente ben adattato e privo di complicazioni, è capace di vero dolore.



    La forza di Carella, come agente investigativo e come personaggio, sta nella sua abilità di capire la gente. Sotto questo profilo è considerevolmente al di sopra della media, non sfigura a paragone di buoni poliziotti come il Fred Fellows di Hillary Waugh (che è esemplare nei rapporti personali), e si pone allo stesso livello di un termine di paragone come Virgil Tibbs di John Ball. L'umanità di fondo di Carella è evidente fin da L'assassino ha lasciato la firma, in cui si comporta cortesemente con un sospettato, in contrasto alla rudezza di Bush; questa considerazione per gli altri rimane virtualmente immutata a mano a mano che la serie prosegue. Una chiave alla sua capacità di lavorare con la gente è il trucco di dimenticarsi dello stress del lavoro quando torna a casa. In Qui 87° Distretto!, quando Cotton Hawes (la cui arroganza lo ha già alienato alla squadra) per poco non provoca la morte di Steve per uno stupido errore di valutazione, Carella è l'unico che non discute la situazione a casa: è così sopraffatto (letteralmente) dalla bella Teddy, che le ansietà del lavoro vengono rimosse dalla sua mente.

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  4. #19
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    Parte del successo di Carella nel trattare con i civili, è la sua capacità di giudizio su quando occorra essere cortese e quando deciso. E' di solito gentile con gli anziani, al punto da passare qualche minuto in più con un vecchio, chiaramente solo, nel corso di una frenetica indagine. Con le persone che non capiscono l'inglese, Carella parla in spagnolo o in italiano. Evita coscientemente gli stereotipi, rifiutandosi per esempio di catalogare tutti i giovani come freaks. Allo stesso tempo, Carella dà prova di fermezza con gli snob e i personaggi fasulli, come il produttore Alan Carter in Ghiaccio, del quale sgonfia tutta la prosopopea con un'unica, rapida battuta. Sa anche come trattare con fermezza persone più oneste, come fa con Sophie Harris in Dal passato incubi, quando lei cerca di evitare la verità ricorrendo a una posizione razziale.



    Sono poche le persone che Steve disprezza e con cui trova impossibile trattare con la solita equanimità. La prima è indubbiamente Cliff Savage, il giornalista la cui bramosia per una buona storia per poco non causa la morte di Teddy in L'assassino ha lasciato la firma; Carella non perdonerà mai Savage, anche se in seguito attenuerà i sentimenti vendicativi. Un altro di questi personaggi è Douglas King in Due colpi in uno, che rifiuta di pagare il riscatto per il figlio del suo fedele autista. Poi c'è Harry Caine, il produttore discografico che truffa gli artisti in Calypso; la repulsione di Carella è così forte che, dopo averlo interrogato, esce nella pioggia per scovare un agente di pattuglia che multi l'auto di Caine.



    Carella trova problematico stabilire un rapporto con certe persone perché lo spaventano. Accade frequentemente con le donne, in particolare con quelle anziane e, ancora più in particolare, con donne in lutto e con quelle che cominciano a piangere in sua presenza. La gente priva di scrupoli morali lo mette a disagio, come accade con la signora Thomlinson in Nessuna via d'uscita, che giustifica l'adulterio della figlia.







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  5. #20
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    Il rapporto di Carella con i colleghi è considerevolmente al di sopra della media per un poliziotto di gialli. Con l'inevitabile coppia della squadra omicidi riesce sempre ad adeguarsi, scambiando insulti e oscenità, scherzosi e corrosivi, e comportandosi con cortesia e considerazione per i loro sentimenti delicati. Con il vice medico legale, d'altro lato, è sempre pieno di tatto e sembra di conseguenza essere l'unico della squadra capace di trattare con il petulante Blaney con risultati positivi.
    La sua professionalità si evidenzia in modo particolare nell'atteggiamento verso Ollie Weeks. Ollie è evitato dal resto della squadra perché è razzista, rozzo nei modi e nelle parole, e anche perché puzza (fisicamente). Steve è l'unico della squadra che possa mettere in guardia Ollie a proposito del suo comportamento, perché riconosce che, nonostante l'aspetto sgradevole, Ollie è un buon poliziotto.



    Steve è maggiormente a suo agio con Meyer; la relazione viene di solito espressa dalla loro capacità di scherzare insieme. Con Hawes, Carella è di norma più serio, incine a discutere di libri e film. Nei confronti di Kling sembra provare una particolare responsabilità, tanto da incaricarsi di riabilitarlo in L'ultima voce (quando nessun altro sopporta di averlo tra i piedi); lo aiuta con consigli personali durante il rapimento di Augusta e infine, quando Kling è distrutto dal tradimento di Gussie, è Steve che gli si siede accanto e gli dice semplicemente: "Raccontami".
    Il rapporto di Carella con il tenente Peter Byrnes è del tipo padre-figlio; tale relazione si fonda in parte sulla gratitudine di Byrnes per l'aiuto che Steve gli ha dato nel salvare suo figlio Larry dalla montatura in Uno spacciatore per l'87° Distretto, e in parte sul fatto che il tenente si rende conto che Steve è la spina dorsale della squadra. Byrnes non esita ad ammonire Carella per la sua tendenza a portare rancore nei confronti di persone come Cliff Savage, ma non esita neppure a chiedere a Carella di tornare in servizio per un'emergenza, anche se Steve ha bisogno di riposo dopo un lungo turno di lavoro.



    L'unico che Carella non riesce a sopportare è Andy Parker, atteggiamento che condivide unanimemente con il resto della squadra. Parker è l'unico poliziotto con cui Carella abbia fatto a pugni (in Date una mano all'87° Distretto), significativamente perché Parker insisteva nel tormentare Frankie Hernandez e la storia era arrivata al di là del limite di sopportazione di Steve.
    Allo stesso tempo, l'abituale gentilezza di Carella si estende a tutti gli altri membri della squadra, perfino al povero, sciocco Genero, che Steve tratta con cortesia anche quando si trovano entrambi in ospedale e Genero lo sta palesemente pungolando per avere una promozione.
    Verso i poliziotti di grado inferiore, Steve dà prova della stessa combinazione di considerazione e fermezza che dimostra con i civili. Si sente un delinquente quando, in auto, passa con il rosso e un poliziotto fradicio di pioggia gli grida dietro, ma non esita a cacciare fuori dalla sala agenti i poliziotti di pattuglia che si erano radunati per occhieggiare la sexy Helen Vale.

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  6. #21
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    Carella si avvicina alla realizzazione dell'ideale di professionalità come qualsiasi altro agente investigativo di polizieschi procedurali; non è dogmatico come il Jack Tallon di John Ball, o aggressivamente professionale come la Norah Mulcahaney di Lillian O'Donnell, ma, nell'insieme, non sfigura affatto rispetto alla maggior parte degli altri. Prende il suo lavoro seriamente: "Faccio solo il mio mestiere", dice a Meyer quando questi prova a scherzare con lui a proposito dell'immaginaria triade Movente, Mezzo e Opportunità. A differenza di tutti gli altri, se è in servizio Carella non beve mai alcolici a pranzo. Chi altri direbbe mai a un civile "Pensate a me come un prete", come fa quando Roger Grimm esita nel consentirgli l'accesso ai libri contabili della società, o quando Heidi Beck è restia a confidargli alcuni dettagli intimi sull'assassinata Muriel Stark? Il meccanismo funziona nei due sensi: la gente sembra disposta a confidarsi perché Steve sa trattare questioni del genere con una serietà quasi da prete. Sembra inevitabile che sia Steve quello cui viene ordinato di recarsi, travestito da prete, nel nascondiglio di Pepe Miranda in Lo spettacolo è finito.



    Sostanzialmente, Carella è un agente investigativo più intuitivo che razionale. Il suo approccio all'analisi è dii solito fisico, nel senso che si immerge nelle situazioni e tenta di "sentirne" le possibilità. E' così che risolve il problema della porta chiusa a chiave in Attentato Carella e riesce a vedere la verità attraverso il doppio schema di copertura del Sordo in 87° Distretto? Parlate più forte. E' anche capace di improvvise intuizioni, come quella che ha quando, ascoltando la pronuncia della signora Wechsler, si rende conto di cosa veramente suo marito volesse dire con la parola "carpentiere", ma la maggior parte dei suoi successi è determinata da un metodo preciso.



    Steve Carella detiene un record insuperato: quello di essere stato ferito o colpito in servizio più spesso di qualsiasi altro membro dell'87° Distretto. E' stato dato per spacciato tre volte (in Uno spacciatore, in Chiamate Frederick 7-8024 e in L'ultima voce) ed è stato ricoverato in ospedale per percosse, ustioni e involontarie iniezioni di eroina. A oggi, ci sono state cinque occasioni in cui ha ricevuto cure a livello di pronto soccorso per ferite inflittegli da sospettati o amici di vittime, e da alcuni tirapiedi del Sordo che, imbarazzante per lui, l'avevano aggredito e derubato.

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  7. #22
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    Il livello culturale di Steve è più elevato di quello della maggior parte degli agenti investigativi. Con Cotton Hawes può portare avanti una discussione ragionevolmente ben informata su un film e, nonostante le sue note difficoltà scolastiche, in un'occasione cita (quasi esattamente) un passaggio abbastanza oscuro del Macbeth, indicando atto e scena; un'altra volta gli passa per la mente una frase dell'Ulisse di Joyce. Il suo atteggiamento nei confronti della narrativa mistery è paradossale: in un'occasione è un inveterato lettore di gialli, ma in un'altra li odia e spegne la TV quando c'è un telefilm poliziesco. In ogni caso, alcune allusioni nella conversazione rivelano una certa familiarità con Dragnet e anche con i lavori di Agatha Christie, di Ross Macdonald e di John Dickson Carr.



    Anche il suo senso dell'umorismo mostra alcune contraddizioni. Sussulta al nome a doppio senso "Grimports" della società di importazioni di Roger Grimm e quando Ollie Week lo chiama "Stevino", ma è capace di terribili giochi di parole. Il senso dell'umorismo di Steve è generalmente convenzionale, del tipo che si può assorbire guardando alla TV Stan Gifford (di Ottanta milioni di occhi) e altri comici televisivi del genere.


    I cambiamenti a lungo termine nell'emotività di Carella sono di solito indicatori di come vanno le cose a casa. Ci rendiamo conto di questi sbalzi d'umore fin dall'inizio della serie: Steve scherza allegramente con Meyer in Ucciderò alle otto, fa quella orribile battuta in Attentato Carella, è serissimo per l'intero Tutti per uno e diventa cupo e irritabile in Due colpi in uno.



    Naturalmente questi cambiamenti sono perfettamente logici in un uomo che vive la prima gravidanza della moglie (compresa qualche preoccupazione che il bimbo possa ereditare la sordità della madre), l'inaspettata nascita di due gemelli e la conseguente, grave crisi economica. Tuttavia le cose migliorano e Steve torna ragionevolmente allegro fino al periodo di Dal passato incubi, quando comincia a sentire la mancanza di avanzamenti professionali; continua poi a essere molto triste in Calypso, rifiutandosi di unirsi alla risata per la barzelletta di Meyer e senza offrire da parte sua neppure una battuta spiritosa.

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  8. #23
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    (Carella - 8)
    Il matrimonio di Steve Carella è fino a questo momento il più riuscito dell'intero mondo del poliziesco procedurale: il rapporto con Teddy si avvicina il più possibile all'idilliaco per quanto lo possa permettere la narrativa contemporanea. Il matrimonio è stato messo alla prova dal disastro economico conseguente la nascita dei gemelli (ma è stato quasi miracolosamente salvato dall'altruistica Fanny, rimasta in famiglia come bambinaia e governante in cambio del solo vitto e alloggio) e subisce occasionali tensioni a causa della preoccupazione di Teddy al pensiero di perdere bellezza e giovinezza. Comunque Steve, in risposta alla domanda di Bert Kling se il suo matrimonio funzioni ancora bene "a letto", risponde: "Sì... E anche in tutto il resto". Carella è soggetto alle tipiche mancanze maschili, come scordarsi di comperare un regalo a Teddy per San Valentino, ma quando le dice "Ti amo più della vita" è assolutamente sincero. Il rapporto di Steve con i gemelli ha subìto meno tensioni di quello con Teddy. Come qualsiasi padre normale, li prende col gioco o col ragionamento e compra perfino un dizionario delle rime per mantenere la promessa fatta a sua figlia April di comporre una poesia su di lei.




    La caratteristica predominante della personalità di Steve Carella è una rigorosa coscienza, unita a un forte senso di colpa. La coscienza condiziona i suoi atteggiamenti professionali, come prova il suo rifiuto a bere in servizio e ad accettare favori. Si mostra comunque con particolare forza nelle sue risposte verso donne estremamente sexy attratte da lui, a cominciare da Alice Bush in L'assassino ha lasciato la firma, donne che si presentano con crescente frequenza a mano a mano che Steve invecchia. La prima reazione di Steve a una di queste avances è di sentirsi in colpa, anche se non è mai veramente colpevole; poi si confronta con il problema vero: deve parlarne con Teddy? Quasi sempre lo fa, e quasi sempre Teddy si infiamma brevemente in un muto scoppio di rabbia, ma la tempesta svanisce in fretta come era cominciata.
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  9. #24
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    MEYER MEYER


    Qualsiasi altra cosa si possa dire di Meyer Meyer, lui è comunque senza dubbio il membro dell'87° Distretto più esattamente etichettato, con almeno quattro precisi elementi di identificazione: 1. E' quello con il nome doppio. 2. E' ebreo. 3. E' calvo. 4. Ha, e ha sempre avuto, trentasette anni. I primi tre elementi sono funzionalmente correlati, ed è possibile che anche il quarto lo sia.
    Meyer dice a Bert Kling di discendere da una dinastia di eruditi, dato che il nonno era l'unica persona nella sua città in Polonia a saper leggere e scrivere. E' stato il nonno a emigrare nella Città, dove è diventato padre di Max Meyer, la cui reputazione come comico è ancora viva nei contemporanei. Non c'è bisogno di ripetere la storia relativa alla scelta del nome del piccolo Meyer, perché è il racconto che nella serie viene ripetuto con maggior frequenza e appare per intero quasi ogni volta che Meyer stesso entra in scena. Della madre sappiamo molto poco, tranne il fatto che Meyer, da adulto, tende a identificare in lei la sua antipatia per ospedali e dottori (la madre è morta di cancro in ospedale) e l'abitudine di imprecare in latino maccheronico (la madre non permetteva parolacce in casa). Nei confronti del padre, Meyer tende a provare un senso di vergogna (specie in relazione alla perversa abitudine allo scherzo del vecchio Max), anche se a volte ne condivide i valori e si sente un po' in colpa nel possedere una Mercedes e nel mangiare panini al prosciutto.



    Meyer è nato a Riverhead, e, come ebreo ortodosso in un quartiere prevalentemente di gentili, è stato il naturale bersaglio dei suoi vivaci compagni di scuola che si divertivano a corrergli dietro per strada gridando "Meyer Meyer, ebreo al rogo!", minacciavano di bruciarlo e poi lo pestavano per bene.
    Sopraffatto dal numero dei suoi coetanei cristiani, Meyer acquisisce una pazienza che, come dice Strickland, "fa sembrare Giobbe un coniglio selvatico iperattivo". La pazienza accompagnerà Meyer per tutta la vita, ma il martirio finisce quando, all'età di sedici anni, raggiunge gli ottantasei chili di peso e oltre il metro e ottanta di altezza. L'evento si verifica solo poco tempo dopo che Meyer è riuscito a liberarsi dalla tirannia di un certo Patrick Cassidy, uno dei compagni amanti degli scherzi. Cassidy era deciso a costringere Meyer a dimostrargli sottomissione con il tradizionale bacio, ma Meyer invece modificò il rituale in modo tale che Cassidy (adesso poliziotto) ancora oggi non può sedersi senza posare la propria anatomia sulle cicatrici prodotte dai denti di Meyer.



    Meyer ha frequentato la facoltà di legge, ha ottenuto la laurea e ha superato l'esame di ammissione all'ordine nel 1940, ma non ha mai avuto l'opportunità di esercitare la professione perché è stato immediatamente richiamato nell'esercito. Dopo il congedo ha deciso che la professione di avvocato non faceva per lui, così è entrato nella polizia e, poco dopo, ha sposato quella che fin dal tempo del college era la sua fidanzata, Sarah Lipkin. La pazienza ha accompagnato Meyer per tutti gli otto anni passati prima di diventare agente investigativo di terzo grado.

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  10. #25
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    Per chi fosse interessato.
    Io sono un appassionato lettore di Nathan Never. Agente speciale Alfa cioè poliziotto del futuro. Gli autori, abituati a inserire riferimenti ai grandi della narrativa, hanno preso i due cattivi dell'87° - Roger Havilland e Andy Parker - e hanno "inventato Andy Havilland, agente speciale Alfa cinico, spietato e, alla fine, pure corrotto.

  11. #26
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    Quote Originariamente inviato da Stefano Visualizza il messaggio
    Per chi fosse interessato.
    Io sono un appassionato lettore di Nathan Never. Agente speciale Alfa cioè poliziotto del futuro. Gli autori, abituati a inserire riferimenti ai grandi della narrativa, hanno preso i due cattivi dell'87° - Roger Havilland e Andy Parker - e hanno "inventato Andy Havilland, agente speciale Alfa cinico, spietato e, alla fine, pure corrotto.
    Grazie Stefano. Non lo sapevo. Mi sembra un altro bel riconoscimento alla bravura di McBain!
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  12. #27
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    (Meyer - 2)
    Non si può essere completamente certi del resoconto della giovinezza di Meyer, perché i dettagli tendono a cambiare. Quando la vicenda dell'"ebreo al rogo" compare in Ucciderò alle otto e in alcuni dei primi romanzi, i ragazzini gentili non concretizzano mai la minaccia di dar fuoco a Meyer, ma in Confessioni di un presidente (e di nuovo in Dal passato incubi), Meyer ricorda che fu solo un provvidenziale acquazzone a spegnere le fiamme accese ai suoi piedi. Lo stesso tipo di svista si verifica per i suoi studi di legge: in Attentato Carella, Meyer si laurea a supera gli esami d'ammissione all'ordine prima di essere richiamato, ma in Calypso Patrick Cassidy (quello con le cicatrici dei denti di Meyer) lo convince ad abbandonare gli studi di legge e a entrare nella polizia.


    Se stessimo trattando temi di grande sottigliezza, sarebbe forse interessante esaminare i motivi della crescente tendenza di Meyer a responsabilizzare i compagni della sua giovinezza. Seguendo l'esempio di alcuni dei nostri più dotati critici, potremmo identificare abbastanza facilmente alcune crisi - come l'assassinio del rabbino in "J" o il confronto di Meyer con Ludwig Etterman in Lungo viaggio senza ritorno - come sintomi di una crescente paranoia, ma la semplice verità è che Meyer, che ha trentasette anni da più di un quarto di secolo, sta comunque invecchiando e, apparentemente, sta cedendo alla tendenza tipica dei vecchi di abbellire un buon racconto. In ogni caso, vale la pena notare che il senso del martirio di Meyer aumenta ogni volta che la storia viene ripetuta, il che suggerisce che la sua consapevolezza di incipiente paranoia possa avere qualche base nella realtà.


    Una ragione per non sospettare Meyer di qualsiasi problema emotivo è il fatto che ha sposato una delle persone più stabili dell'intera serie. Sarah crede in una famiglia ordinata in cui: 1. i bambini mangiano quello che viene messo loro davanti, compresi i piselli; 2. Meyer non deve disturbare i pasti parlando degli squallidi casi su cui sta lavorando, e 3. gli obblighi di famiglia devono essere rispettati, compresa la partecipazione al bar mitzvah e, in seguito, al matrimonio di suo nipote Irwin il Verme. Sarah è al meglio quando agisce da contrappeso ai turbamenti di Meyer, come fa quando lui si tormenta sul proprio status ambivalente di ebreo nell'America moderna; Sarah gli chiede: "Vuoi che ti prenda lo scialle per la preghiera?", Meyer borbotta: "Furbastra", ma la crisi è passata.

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  13. #28
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    (Meyer - 3)
    In generale, i rapporti di Meyer con i colleghi sono buoni. Un elemento che gioca a suo favore è il senso dell'umorismo, che gli permette di stare allo scherzo, come quando Miscolo fa finta che l'ubriacone in sala agenti sia il padre di Meyer, ma è anche abbastanza sensibile da smettere quando qualcuno sta per offendersi. Il suo atteggiamento nei confronti delle sfuriate dei colleghi è di cinico stoicismo (come quando la stupida svista di Cotton Hawes per poco non provoca la morte di Carella), ma è capace di sentimenti fortissimi per gli amici più cari: quando la notizia della supposta morte di Carella arriva in sala agenti, in L'ultima voce, Meyer va a Grover Park, si siede da solo su una panchina e piange in silenzio l'amico. Nei confronti degli agenti in uniforme si comporta in modo gentile, ma deciso: quando un poliziotto di servizio lo sgrida per aver bloccato la strada, Meyer si scusa, ma quando un agente di pattuglia eccessivamente zelante gli fa fallire la possibilità di cogliere in flagrante il cecchino in Lungo viaggio senza ritorno, Meyer lo striglia con la minaccia di spedirlo di ronda a Bethtown.



    Come la maggior parte degli investigatori della narrativa mistery, Meyer ama pensare a se stesso come a un freddo razionalista, ma, come la maggior parte di loro, raggiunge i risultati più brillanti grazie all'istinto e all'intuizione.
    All'inizio delle indagini sul massacro della libreria Browser, Meyer è sulla pista giusta e rifiuta la teoria del pazzo sulla sola base dell'intuizione. A un certo punto del caso del cecchino dà prova di logica elementare ("Tutti gli uomini sono bipedi, di conseguenza tutti i bipedi sono uomini"), ma poi si muove su un terreno molto più solido durante il caso Stan Gifford, quando rifiuta di accettare il suicidio come soluzione: "Non mi piace l'atmosfera". Meyer è però al meglio quando unisce questa sua sensibilità al senso pratico e alla capacità di indagini pazienti, come fa quando viene a sapere che Steve Carella ha lasciato l'appartamento dei Sachs portando con sé una bambola e scopre così una relazione fino a quel momento insospettata.



    Meyer si serve della stessa combinazione di diverse capacità nel suo più grosso successo individuale: la soluzione dell'infestazione di fantasmi in casa Gorman, a Smoke Rise. In quel caso, per inciso, Meyer dà prova di un'altra qualità che lo rende un poliziotto ammirevole: scopre un doloroso segreto di famiglia e lascia cadere la cosa. L'altro più importante trionfo di Meyer, sebbene di natura non strettamente investigativa, ha luogo quando lui e Miscolo, in Ghiaccio, aiutano a far nascere il bambino della prostituta in sala agenti. Grazie alla sua conoscenza della tradizione ebraica, Meyer fornisce un valido aiuto nel caso dell'assassinio del rabbino Soloman e, meno coscientemente, in quello di Stan Gifford, nella questione delle capsule a tempo. Meyer ha un solo vero fallimento in bilancio: l'infruttuoso tentativo di trovare aiuto quando la squadra è in balìa di Virginia Dodge, ma si tratta più di bieca sfortuna che di un serio errore di giudizio da parte di Meyer.

    (Continua)
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  14. #29
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    (Meyer - 4)
    Nei rapporti professionali con i civili Meyer è di solito guidato dalla sua leggendaria pazienza, tanto da rimanere freddissimo, almeno esternamente, durante i lunghi interrogatori di una vittima o di un testimone recalcitrante. E' capace di calda comprensione umana, come quella che prova per Reynolds dopo il rapimento del figlio in Due colpi in uno, o per Tinka Sachs, quando osserva che il suo assassino ha spezzato due vite: quella che la ragazza stava finendo come tossicodipendente e quella che stava iniziando come convalescente (L'ultima voce). Nei confronti di personaggi pomposi o fasulli Meyer non esita a servirsi di battute devastanti, arte in cui è maestro. Con i piccoli delinquenti, la sua pazienza lo porta al punto in cui il soggetto comincia a mentirgli o a scherzare, dopo di che Meyer è capace di somministrare un ceffone o un calcio nel sedere. Il suo senso della virtù vecchio stile si manifesta quando tira giù la conna a Oona Blake, dopo averle fatto perdere i sensi in Tutti per uno, e di nuovo quando decide che il maggiore Tataglia, in Dal passato incubi, non gli piace perché si profuma di colonia.

    Più difficile da riassumere è l'adattamento generale di Meyer nei confronti della vita, non tanto a causa di qualche profonda corrente sotterranea all'interno della sua psiche, quanto per le contraddizioni della sua natura. Per quanto riguarda il suo nome, non è sensibile come Carella, che subito corregge chi lo chiama magari Casella, ma quando compare il romanzo di Helen Hudson Meyer Meyer, è fuori di sé per la violazione della propria identità e minaccia di farle causa.
    Per molti anni ha adottato un atteggiamento stoico in relazione alla sua calvizie, ma comincia a dar segni di essere molto consapevole della testa calva in Calypso, dove porta un cappello alla professor Higgins, poi in Fantasmi, dove il copricapo è un berretto da cacciatore di cervi; in Troppo caldo parla di comprarsi un posticcio e in Ghiaccio esibisce una papalina che Sarah ha fatto ai ferri e che gli ha regalato per San Valentino. Un'altra tendenza di Meyer, forse sintomatica, è la vulnerabilità ai raffreddori, più acuta di qualsiasi altro membro della squadra.

    (Continua)
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  15. #30
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    (Meyer - 5)
    Una caratteristica di Meyer che di solito richiama l'attenzione è l'umorismo. In un'occasione Bert Kling loda l'abilità di Meyer a raccontare storielle; indubbiamente, molte delle sue barzellette si trasmettono al lettore come gli elementi del libro che ricorderà meglio, come quella sulla signora di Bethtown e i cuccioli con il naso rosa, o quella sulla maleducazione della gente nella Città. Ma il vero talento di Meyer si manifesta nelle battute estemporanee e nelle improvvisazioni situazionali, più divertenti delle sue barzellette tradizionali. Meyer tirerà per le lunghe una storia come quella del ladro di gatti in Estremo insulto, o dell'aquila calva in L'ultima voce, quanto il suo pubblico glielo permetterà; oppure potrà avere una di quelle veloci, ironiche battute come il commento in Nessuna via d'uscita, quando lui e Carella fanno l'inventario del contenuto di un armadietto di medicinali e Meyer afferma che una lista simile in un libro di J.D. Salinger sarebbe considerata come un vertice letterario. In realtà, a volte non è facile capire quando Meyer sta scherzando.



    Può darsi che Meyer sia tendenzialmente portato al ruolo stereotipato del comico ebreo, ma è trattenuto dal ricordo di suo padre, il cui talento era apparentemente irrefrenabile. Alla fine di Chiamate Frederick 7-8024, Meyer telefona a Dave Raskin fingendo di essere Il Sordo che ricomincia la sua campagna di tormenti. Raskin capisce, ridacchia e dice a Meyer che è tale e quale suo padre. Meyer (che ha vissuto una vita di paziente disagio come risultato dell'esuberanza del vecchio Max) si sente all'improvviso un po' triste.
    Sarebbe più esatto affermare che il senso dell'umorismo di Meyer è il riflesso di una visione equilibrata, che gli dà la giusta prospettiva su moltissime cose, compreso il proprio status etnico. In uno dei primi romanzi veniamo informati che non entra in una sinagoga da vent'anni e vuole burro a cena nonostante che Sarah lo accusi di essere un pagano. Esternamente Meyer fa mostra di neutralità, celebrando sia Chanukah che Natale. Nonostante non osservi le proprie tradizioni etniche, in situazioni di crisi tende a farvi ricorso. Continua a sentire la propria identità di ebreo nella tendenza a "sentirsi strano" in presenza di tedeschi e nella sua capacità di tradurre l'ebraico. Esiste inoltre nel retroterra culturale di Meyer una sorta di elitismo etnico che gli fa davvero sbattere la porta in faccia agli estranei.
    “Non ho bisogno di tempo per sapere come sei: conoscersi è luce improvvisa” (P. Salinas)

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