Dante Alighieri, nato in un secolo che vide il sorgere - in Firenze - delle chiese di Santa Maria Novella, di Santa Maria del Fiore,Santa Maria Maggiore [la quale verrà sistemata in stile gotico dai frati cistercensi nel XIII^ secolo], il Palazzo della Signoria, l'Ospedale di Santa Maria Nuova, Santa Croce; nato in tempi in cui, nella teologia tomistica, gran posto si lasciava a Maria, non poteva che avere una devozione grandissima per la madre di Dio.
È questa una chiave, forse una delle maggiori, per leggere e intendere la Divina Commedia.
Scrisse il Tommaseo: Leggere Dante è un dovere, rileggerlo è un bisogno; sentirlo è un presagio di grandezza.
Attestato che il significato della Commedia è morale e religioso, sotteso allegoricamente, Dante ci muove a spiegarci come la vita di ognuno sia la ricerca di una vita nuova, piena di bellezza e felicità. Ma il raggiungimento dell'exitus di ognuno avviene dentro di noi tramite la Grazia: e tale Grazia, ispiratrice di vita nuova, è opera di Maria, advocata nostra, refugium peccatorum: Dante - e con lui l'Umanità - si incammina, sì, verso la Vita Nuova; ma è bene dire, e ribadire, che è grazie alla grazia preveniente di Maria che può raggiungere il Paradiso.
La grazia preveniente, quando Dante esce dalla selva oscura, spinge il Poeta verso l'alto e a compiere la propria catarsi nella visione dei sette vizi capitali.
La grazia preveniente diventa poi, nel Purgatorio, modello di santità.
La grazia preveniente di Maria diventa visione di Gloria che prepara Dante, e lo predispone, all'ultima visione.
Grazia, santità e gloria sono i tre aspetti che corrispondono alle tre Cantiche, e che corrispondono ai misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi del Rosario mariano (poi, ad essi sarà aggiunto un quarto mistero, con il pontificato di Giovanni Paolo II).
È tramite questa associazione ai misteri della Fede che le anime (tra cui Dante Alighieri) si preparano alla Gloria del Regno Celeste.
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(Lapide in Firenze)

Vergine madre figlia del tuo figlio
umile ed alta più che creatura
termine fisso d'eterno consiglio.

Tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì che il suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.


Nel ventre tuo si raccese l'amore
per lo cui caldo nell'eterna pace
così è germinato questo fiore.


Commedia - Par. XXXIII